C’è molto da dire sull’argomento più dibattuto e controverso del momento – che lo sarà per molto tempo ancora, o almeno finché non ci imbatteremo in una malattia peggiore – ovvero come è stata affrontata la pandemia da Covid-19.
Date le molte incognite su questo virus, viene spontanea la curiosità di una simulazione o della articolazione di una alternativa al suo trattamento. Al punto in cui siamo, emerge la eventualità di un “cambio di paradigma”, ovvero, in molti si stanno chiedendo cosa sarebbe successo e cosa succederebbe se questo virus fosse stato “ignorato” e continuasse ad essere trattato come una qualunque influenza.
Per essere chiari: niente mascherine, niente distanziamento sociale, niente chiusure a tutti i livelli, niente limitazione sui trasporti, niente cancellazione di spettacoli, eventi sportivi, etc. etc., solo un forte potenziamento delle strutture sanitarie nel più breve tempo possibile, per rimediare ad anni di tagli alla sanità, a tutti i livelli, fatti dai governi di vario segno che si sono succeduti.
Ebbene, considerando il fatto ovvio – ma che sembra ormai non appartenere più alla cultura progressista “occidentale” e consumistica – che prima o poi si deve morire e che la speranza di vita si è alzata sproporzionatamente rispetto alla qualità della esistenza, risulta appurato che all’allungamento della vita corrisponde un aggravamento delle condizioni fisiologiche a cui non siamo ancora in grado di porre rimedio. Questa è l’ultima frontiera della ricerca sanitaria a cui fare fronte. Queste patologie sono incurabili, come lo sono molte forme di tumore, mentre non lo è il virus incriminato che ha una bassissima mortalità, e provati casi di risoluzione rapida ed efficace.
Nella medicina militare il triage era utilizzato come meccanismo per assegnare le priorità ai pazienti sui quali intervenire d’urgenza, quando non tutti potevano ricevere cure, come appunto in una guerra.
Seguendo uno schema più scientifico, e meno da mercato all’aperto, si potrebbe constatare che, dopo un prevedibile tempo, la curva di contagi e morti si stabilizzerebbe, rendendo il virus un fattore endemico di tipo influenzale, forse simile al morbillo.
Seguendo tale principio, i morti sarebbero stati molti di più degli attuali, ma con una mediana dell’età abbastanza elevata, fattore che avrebbe però difeso altre categorie più numerose e per lungo tempo.
Non si può fare sempre una “scelta della vita prima di tutto” ad ogni costo, perché esistono molte forme di vita come molte forme di morte, non solo quella fisica, ma anche la morte economica, artistica e sociale o psicologica, che colpiscono indistintamente dall’età, dalle abitudini, dalle condizioni di salute.
Il prezzo da pagare per questa scelta è molto alto e in futuro sarà forse irrimediabile.
L’ONU reputa che la perdita di un anno di scuola graverà su vent’anni a venire.
Chi non si chiede se sia giusto sacrificare i giovani in un periodo in cui sono già tanto penalizzati?
P.S. il Tweet di Toti (oggetto di bufera mediatica) non mi ha per niente indignato e chi scrive ha più di 65 anni !