Che Ferrara e la sua provincia soffrano da tempo di una forte “febbre demografica” non è una novità, ed è un tema che peraltro è già stato ampiamente e in più occasioni sviluppato da Cds Cultura OdV. Alle molte analisi già fatte in passato, e alle quali si rimanda in parte nella breve nota al termine di questo articolo, possiamo ora aggiungere le recenti Proiezioni demografiche al 2042 per l’Emilia-Romagna – La popolazione sul territorio a cura dell’Ufficio di Statistica della Regione Emilia-Romagna. Il quadro tracciato a livello regionale prevede una crescita della popolazione totale del 2,5% nel periodo 2022-2042, ma con profonde differenziazioni nei diversi territori, tant’è che per la provincia Parma è previsto un incremento del 6,6% della popolazione nei prossimi vent’anni, mentre Ferrara evidenzia, all’opposto, una contrazione del 5,4% nello stesso periodo; una diminuzione della popolazione che, peraltro, interessa tutta quanta la provincia, ma in misura assai diversa da una parte all’altra: si passa infatti dal -1,3% del distretto sanitario Ovest ad addirittura -10,4% per il distretto sanitario Sud-est della provincia.
Ferrara, in altre parole, abbassa la percentuale di crescita della popolazione complessiva della regione, che a livello aggregato permane comunque positiva grazie all’apporto di altre province più “virtuose” della nostra. E non è comunque una novità, come si è già accennato, e come peraltro è evidente anche dalla serie storica degli ultimi dieci anni che il Dataset della Regione ci propone:
Questa in sintesi è invece la raffigurazione grafica delle variazioni, sia quelle già intercorse nell’ultimo decennio (confronto anni 2012 e 2022) che quelle che ci attendono nei prossimi vent’anni (anni 2032 e 2042), per quanto riguarda la popolazione residente nelle diverse province del nostro territorio regionale:
I valori puntuali del 2012 e del 2022 sono tratti dalla serie storica, mentre per quelli previsionali al 2032 e 2042 abbiamo considerato lo “scenario di riferimento” che prevede dati costanti e pre covid sia nella speranza di vita che nei movimenti migratori.
La situazione è peraltro tutt’altro che ottimistica per la stessa regione Emilia-Romagna, nel momento in cui viene fatta l’analisi per classi di età: nella fascia 0-14 anni, si legge nell’articolo – pubblicato il 27 dicembre scorso – in ben 35 distretti sanitari su 38 la popolazione in questa fascia di età è in diminuzione (uniche eccezioni le città di Bologna, Parma e Piacenza); situazione sostanzialmente analoga per la fascia in età lavorativa (15-64 anni), mentre aumenta la popolazione nella fascia dai 65 anni di età in su, anche se con differenze territoriali alquanto marcate.
Gli strumenti interattivi che mette a disposizione la Regione sono molteplici e sono suddivisi per tipo di scenario, territorio, sesso, classe di età. Le proiezioni demografiche sono formulate su cinque diverse ipotesi che originano altrettanti diversi scenari: oltre allo “scenario di riferimento” di cui abbiamo già fatto cenno, sono considerate altresì la variante a elevata sopravvivenza, la variante ad elevata immigrazione, quella ad elevata fecondità e quella senza migrazioni. Abbiamo provato allora a fare una rappresentazione grafica delle proiezioni demografiche su Ferrara e la sua provincia, tenendo conto di tre scenari sui cinque ipotizzati, e cioè quelli caratterizzati da elevata fecondità, elevata immigrazione e, all’opposto, senza migrazioni; questo il risultato ottenuto per quanto riguarda il territorio ferrarese:
Appare evidente dalle proiezioni che la soluzione migliore per Ferrara e la sua provincia sia quella caratterizzata da alta immigrazione, la peggiore invece quella che prevede lo scenzario senza migrazioni. Anche l’ipotesi con alta fecondità, che pur sembra mitigare il trend di riduzione della popolazione, non è in grado di garantire un recupero della popolazione in valori assoluti:
Stesso risultato per la variante che prevede la crescita del livello medio di sopravvivenza come prosecuzione della tendenza all’aumento dell’aspettativa di vita che ha caratterizzato l’ultimo secolo:
Ma anche nell’ipotesi con alta immigrazione la popolazione del territorio è destinata a ridursi in numeri assoluti per diversi anni, e comunque ancora nel 2042, dopo vent’anni, non appare in grado di recuperare il gap in valori assoluti rispetto al dato del 2023:
Queste elaborazioni grafiche, pertanto, ci dicono che né l’ipotesi dell’alta fecondità, né la crescita del livello medio di sopravvivenza, ma neppure la variante con alta immigrazione consentiranno alla popolazione ferrarese da qui a vent’anni di tornare ai livelli assoluti del 2023; occorre, in altre parole, uno “schock esterno” per invertire il trend negativo in tempi rapidi. La febbre demografica, in effetti, essendo “febbre” è molto probabilmente solo sintomo di una malattia; e la malattia qui sembra essere piuttosto la mancata crescita economica che continua a caratterizzare il territorio ferrarese. L’unico fattore esogeno che sembra perciò in grado di compiere il “miracolo” è, a nostro avviso, soltanto una potente dose di sviluppo economico veicolata dall’esterno, cioè prodotta da un’azione politica consapevolmente orientata ad ottenere la crescita dell’economia di questo territorio nella sua interezza (Alto Ferrarese, Basso Ferrarese e la Città capoluogo) principalmente attraverso l’insediamento di numerose nuove aziende strutturate. Senza, cioè, aumentare significativamente il numero di PMI e di Grandi Imprese presenti sul territorio, sarà impossibile ottenere una inversione di questi numeri demografici, che saranno quindi destinati comunque a peggiorare per la nostra provincia, almeno nei prossimi decenni. E quando parliamo di insediamento di nuove aziende nel territorio, non ci riferiamo ad una singola azienda o a un numero limitato di imprese, anche se caratterizzate da elevata occupazione, ma a diverse decine di nuove aziende strutturate che scelgano da qui a pochi anni Ferrara come luogo privilegiato per insediare le loro (nuove) unità produttive. Aziende orientate allo sviluppo sostenibile, alla green economy, all’economia circolare, certamente, ma in grado di offrire nuove prospettive occupazionali di livello adeguato a tanti giovani che vengono da fuori e che magari già transitano nella nostra provincia, perché per esempio frequentano l’Università di Ferrara, ma che poi si stabiliscono altrove per lavorare. Queste proiezioni, infatti, non tengono conto dei non residenti, come per esempio sono gli studenti universitari fuori sede, che a Ferrara costituiscono una presenza tanto rilevante quanto temporanea, mancando le condizioni per permettere loro di continuare a vivere in questo territorio anche dopo aver terminato il ciclo di studi.
In passato qualcosa di analogo, sia pure in un contesto allora molto diverso, caratterizzò proprio la città di Ferrara negli anni Cinquanta con l’arrivo di una comunità di marchigiani che si insediarono qui con le proprie famiglie per andare a lavorare nella Montecatini. Serve quindi un enorme sforzo collettivo, una sorta di nuovo Piano Marshall che interessi in modo specifico questo territorio: e per fare questo è necessario un mix di fattori, come risorse finanziarie ingenti, incentivi significativi non solo di natura economica, oltre che la ricerca attenta e continua di tutte le opportunità che il tessuto produttivo – nazionale ed estero – può offrire, per non lasciarsi sfuggire alcuna nuova occasione di investimento; ma serve, soprattutto, una precisa volontà politica orientata in tal senso. È questa la grande sfida che attende il territorio ferrarese, nella sua interezza, senza la quale sarà vano a nostro avviso ogni altro e diverso sforzo per cercare di invertire il trend demografico negativo in corso. E la “febbre” continuerà a salire.
Il dibattito sulla demografia nel Ferrarese nel sito di CDS Cultura OdV in alcuni documenti, articoli e video recenti:
Resoconto Convegno del 10 novembre 2023: le diseguaglianze territoriali;
Resoconto Convegno del 12 dicembre 2023: le diseguaglianze generazionali;
Annuario Socio-Economico Ferrarese 2022, capitolo 3-DEMOGRAFIA, versione Online a pagg.220 e seguenti;
Convegno, Lo squilibrio demografico tra denatalità e senilità: i video del convegno;
Gianluigi Bovini, “Aumento delle temperature e mortalità: così la crisi climatica influisce anche sulla demografia”;
Aurelio Bruzzo, La politica di coesione 2014-2020 nei comuni della provincia di Ferrara;
Adriana Galvani, Il Trilemma Demografico.