Il 12 dicembre si è svolto presso la Sala Convitto Factory Grisù l’ultimo dei tre Convegni del progetto “l’Europa per le pari opportunità generazionali, di genere e territoriali”.
Il convegno sulle Diseguaglianze generazionali ha avuto come denominatore comune la scarsa natalità che caratterizza in modo particolare il territorio ferrarese con una costante riduzione dei giovani, i livelli di abbandono scolastico ancora troppo elevati, la disoccupazione giovanile e la precarizzazione del lavoro; infine, l’Università di Ferrara con i molti iscritti fuori sede ed i conseguenti problemi abitativi e la successiva scarsa permanenza nel territorio una volta laureati. Durante il convegno sono state presentate anche due buone pratiche e precisamente il progetto presentato da C.F.P. CESTA per combattere l’abbandono scolastico nell’Area Interna ed il progetto presentato da CIDAS Ferrara che propone una possibile soluzione alternativa ai problemi abitativi degli studenti universitari fuori sede.
Il convegno è stato aperto dalla Presidente del CDS Cinzia Bracci, che ha messo in evidenza come il progetto “l’Europa per le pari opportunità generazionali, di genere e territoriali” abbia necessitato di tanta ricerca e prodotto tanta documentazione che verrà raccolta nella pubblicazione finale, che comprenderà anche gli atti dei 3 convegni. Tutto ciò è stato possibile anche grazie ai partner del progetto e precisamente UDI-Ferrara, C.F.P. CESTA e Movimento Federalista Europeo, particolarmente coinvolti e competenti in quanto si tratta di genere, generazioni e territorio.
Il progetto ha il patrocinio di ASviS e Provincia di Ferrara; il convegno ha avuto anche il patrocinio del Laboratorio Studi Urbani dell’Università di Ferrara.
Cinzia Bracci, quindi, ha fatto presente che durante il convegno sarebbero state affrontate le priorità trasversali dei fondi del PNRR, del patto per il lavoro e il clima della Regione e del Focus Ferrara e di come, ad oggi, in realtà, non vi sia traccia in termine di monitoraggio su tali priorità (diseguaglianze di genere, generazionali e territoriali).
Rossella Zadro- Segretaria del Movimento Federalista Europeo, sezione di Ferrara ha letto alcuni stralci del capitolo “Non siate élite ma classe dirigente europea” tratti dal libro di David Sassoli intitolato “La saggezza e l’audacia- Discorsi per l’Italia e per l’Europa” , edito da Feltrinelli (pag.180-183). Nel capitolo viene posta in evidenza l’importanza di come i rappresentanti eletti debbano “essere consapevoli che i cittadini vogliono essere ascoltati , essere più coinvolti nella vita politica, partecipare pienamente alla vita democratica…..Questa tendenza è ancora più vera per le giovani generazioni, che stanno ereditando enormi sfide globali come il cambiamento climatico, l’esaurimento delle risorse, la pressione demografica, i fenomeni migratori, la difesa delle democrazie contro l’autoritarismo, il deterioramento accelerato della biodiversità e così via.
Le giovani generazioni stanno mostrando un attivismo politico molto pronunciato, una consapevolezza molto acuta e una maggiore maturità, probabilmente indotta dal peso delle responsabilità che vi saranno trasmesse. Ed è per questo che è importante continuare ad essere dei cittadini consapevoli e impegnati, che siete voi che credono in un’azione europea concertata ma unita per rispondere a queste sfide.”
Paola Poggipollini del Direttivo del CDS ha introdotto il convegno facendo riferimento al quinto rapporto sul divario generazionale in Italia dal titolo “Il divario generazionale, la generazione Z e la permacrisi”: è la prima volta che viene usato il termine permacrisi per sottolineare come il tema dei giovani non venga quasi mai discusso. Dentro il rapporto della fondazione Bruno Visentini, che è uno dei pochi che parla dei giovani, viene preso in considerazione l’”indice generazionale” che dimostra qual è la difficoltà incontrata dai giovani a farsi una famiglia e ad entrare nel mondo del lavoro: comprende 14 aree di indagine e 43 indicatori ed ha evidenziato come, fatto 100 l’indice nel 2006, nel 2021 diventa 141, cioè vi è un 40% in più di difficoltà per un giovane ad entrare a pieno titolo nella società.
Paola Poggipollini ha poi specificato quali sono le grandi difficoltà dei giovani oggi: peso pensionistico, debito pubblico, disparità di genere, mercato del lavoro, povertà, credito e risparmio, istruzione e formazione, demografia, mancata partecipazione politica (l’Italia è al 125° posto), cambiamenti climatici. Infine, ha rilevato come per le diseguaglianze generazionali non esista una legge organica, ma soltanto alcune leggi spot, mentre a livello europeo ci si occupa di più dei giovani.
Ha poi presentato un focus sull’Università di Ferrara ed in particolare sull’accoglienza agli studenti per l’anno 2022 e precisamente: vi sono stati 27.653iscritti ed iscritte, di cui 1.179 studentesse e studenti internazionali; l’82% circa del totale non risiede a Ferrara ed il 60% proviene da fuori Regione. Vi sono stati 4.724 laureati, di cui il 37,1% uomini ed il 62,9% donne con un’età media alla laurea di 24,7 anni.
Vi sono molte donne che si laureano nelle discipline STEM, anche se il numero cala notevolmente nelle discipline ICT, informatica ed ingegneria industriale. A dicembre 2023, i posti letto negli studentati, nei residence pubblici, nel terzo settore sono circa 1.420, ma mancano i dati dei privati; sul sito del Ministero dell’Università risulta che i privati abbiano realizzato circa 420 posti letto. I finanziamenti del PNRR per studentati e residence relativi alla “Missione 4: istruzione e formazione componente C1 -potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione” ammontano a complessivi euro 10.848.707,86; c’è, inoltre, il progetto dell’Università per circa 119 alloggi. In conclusione, con i fondi del PNRR più i privati tra 3 anni a Ferrara si dovrebbero raggiungere circa 2.000 alloggi, cioè il 10,5% del totale degli studenti fuori sede a fronte del 20% della media europea. L’alloggio viene trovato soprattutto attraverso i social; una camera singola costa in media 350,00 euro al mese, rientrando nella media nazionale del costo; il 56% dei contratti è a canone concordato, ma il problema è che molti giovani non conoscono bene la differenza tra contratto a canone concordato e a mercato libero.
Infine, Paola Poggipollini ha presentato anche un focus sui NEET evidenziando che: in Italia nel 2021 i giovani tra i 15 e 29 anni che non studiano e non lavorano erano il 23,1%, mentre in Emilia-Romagna erano il 15,1% ed in Provincia di Ferrara erano il 16-17%; nell’Area Interna del Basso Ferrarese ci si è attestati ad un valore molto vicino al 20%.
Alessandra De Fazio Presidente del Consiglio studentesco UniFe ha evidenziato come in realtà il problema non sia di per sé il costo di euro 350,00 per una stanza singola, peraltro il più delle volte non adeguata, ma il costo rispetto ad una stanza in una grande città che offre molti più servizi.
Nel 2018 ha scelto Ferrara per frequentare la facoltà di biotecnologie per poi iscriversi a medicina, perché Ferrara le era stata descritta come una città a misura di studentesse, anche per le distanze brevi senza mezzi di trasporto, ma nel 2017-2018 i corsi a numero chiuso si sono trasformati in corsi aperti creando notevoli disagi di partecipazione alle lezioni che si tenevano anche in luoghi distanti dal centro, con pochi servizi come la Fiera. L’aumento del numero degli studenti ha comportato un forte aumento dei prezzi, né può essere una soluzione accettabile la costruzione di studentati privati che chiedono sino ad 800,00 euro a stanza. È inoltre implementare il trasporto pubblico e il servizio di mensa nei poli didattici a costi sostenibili e spazi di aggregazione e di studio sicuri ed attenti al benessere fisico anche nelle ore serali.
In conclusione, Alessandra De Fazio ha sottolineato il fatto che agli studenti e alle studentesse deve essere data la possibilità di esprimere la propria soggettività per sentirsi parte attiva di una comunità.
Alfredo Alietti – Professore di Sociologia Urbana e del Territorio – Dipartimento di Studi Umanistici UniFe, si occupa di politiche abitative da più di 20 anni. Ha evidenziato la tragicità della condizione giovanile italiana, ferma da alcuni decenni relativamente ai tre pilastri dell’inclusione e precisamente: l’accesso al mercato del lavoro, l’autonomia abitativa, che in Italia ha un ritardo di 4-5 anni rispetto ad altri paesi europei, ed il diritto allo studio, per il quale, tra l’altro, esistono dei divari regionali molto pesanti. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, risulta essere al di sotto delle aspettative dei giovani; inoltre il lavoro giovanile è sempre più precarizzato, con salari bassissimi; infatti quasi il 60% del lavoro giovanile è concentrato nel commercio e nella ristorazione, dove le retribuzioni sono mediamente basse; conseguentemente, si riduce la possibilità di autonomia abitativa ed si limita il diritto allo studio.
In tutti gli atenei delle Università italiane c’è una forte componente di studenti fuori sede; inoltre, l’Italia è un paese con poca mobilità sociale rispetto agli altri paesi europei e c’è ereditarietà nella laurea. Ci sono circa 3 milioni di giovani che non studiano e non lavorano (NEET). L’11% dei giovani tra i 18 e i 34 anni si trova in povertà assoluta.
Alfredo Alietti riprende poi il ragionamento sul diritto allo studio e sottolinea come il numero di studentati in Italia risulti essere meno di un terzo rispetto a quelli di Francia e Germania e solo il 5% delle residenze universitarie è dentro gli studentati (dati Caritas).
Con il PNRR si prospetta un aumento, ma non compenserà il divario con gli altri paesi europei.
Alla domanda: Come viene finanziato dal PNRR l’ampliamento degli studentati, Alietti risponde che ciò avviene principalmente con i privati, ai quali il finanziamento copre il 75% dei costi. Inoltre, oggi in Europa, grazie agli investimenti dei privati, si inizia a parlare di studentification: si costruiscono studentati di altissimo livello con aumento degli affitti e senza alcun monitoraggio.
Romeo Farinella- Professore di Urbanistica Dipartimento di Architettura UniFe ha messo in evidenza come i giovani laureati abbiano compreso il valore dell’Europa, ci vanno a lavorare, e ciò vuol anche dire che le nostre Università insegnano bene e soprattutto insegnano il pensiero complesso. Il fattore negativo invece è che i nostri giovani laureati vanno all’estero, mentre i giovani laureati stranieri non vengono a lavorare in Italia.
Con l’apertura delle iscrizioni in UniFe, è sorto il problema delle abitazioni. Essendo la città impreparata a gestirlo, sono state avanzate varie ipotesi, anche bizzarre, proponendo di utilizzare gli spazi nei paesi vicini o addirittura ai Lidi Comacchiesi, senza tener conto dei problemi di mobilità già esistenti, né delle aspettative degli studenti di vivere la città.
L’Emilia-Romagna è famosa nel mondo come food valley e motor valley, ma ha anche, nel raggio di circa 100 km., tre Università (Ferrara, Bologna e Modena) e nessuno ha mai parlato di “Distretto della Conoscenza”. Si dovrebbe quindi avere la consapevolezza dell’importanza di un sistema metropolitano Emiliano-Romagnolo, che si fondi su un vero sistema di trasporto pubblico, che permetta una vera connessione tra queste sedi universitarie. Al momento tutto il trasporto è pensato solo sulla mobilità privata.
Romeo Farinella ha poi rimarcato la convinzione che le Università siano degli straordinari attori di rigenerazione urbana: potenziare e migliorare le strutture significa affrontare il tema della città. Ferrara ha 130.000 abitanti circa e 28.000 studenti: qual è la soglia massima che Ferrara può darsi? Si debbono dare delle risposte agli studenti che vengono e che sono persone con le loro esigenze ed i loro diritti. Spazi, piste ciclabili sono importanti per tutti: infatti quando si migliora un sistema di viabilità si migliora per tutte le persone che vivono la città.
L’idea di Ferrara “città campus”, vuol dire che la città è caratterizzata dalla funzione universitaria, e questa non è una presenza banale; basti pensare ai due eventi internazionali tenutisi a fine estate che hanno portato migliaia di persone da tutto il mondo.
In conclusione, bisogna concepire gli spazi come spazi di lavoro, ma anche come spazi della città. C’è bisogno di ragionamenti complessi.
Elisa Bratti- progetto “Contatto-abitare cooperativo” CIDAS per presentare il progetto ha preso spunto dal brano di David Sassoli, sottolineando l’importanza di provare a costruire la versione di un mondo che vogliamo. “Contatto-abitare cooperativo” prevede la possibilità da parte di un cittadino o di una famiglia ferrarese di ospitare uno studente universitario, previa individuazione dei servizi che possono essere offerti in risposta a specifici bisogni.
Con il Covid la fragilità degli anziani è emersa in maniera esponenziale; si è poi constatato che ci sono tantissimi ferraresi con case troppo grandi, quindi ci sono tantissimi potenziali alloggi, che potrebbero far parte di un progetto pensato sia per un anziano solo ed autosufficiente, che per altre tipologie di persone, quali ad esempio famiglie con un figlio unico, che potrebbero a loro volta beneficiare della presenza di un giovane in casa. Inoltre, gli alloggi a disposizione sono sempre meno per l’aumento degli affitti brevi ai turisti e dei relativi costi.
Ciò premesso, il progetto di coabitazione è stato realizzato con il contributo del Comune e dell’Università di Ferrara.
Importante è sottolineare che non c’è mediazione e che esiste un canone calmierato di 250,00 euro mensili, a cui va aggiunta un una tantum per le bollette, attraverso la sottoscrizione di un contratto di affitto transitorio ed un regolamento di buona convivenza.
Sabina Mucchi ha poi specificato che esiste un sito dedicato per la candidatura; vanno verificate le condizioni di abitabilità all’interno dell’immobile e gli studenti che possono aderire devono essere iscritti all’Università di Ferrara, essere fuori sede abitando ad almeno 90 minuti dalla città, avere un determinato reddito ISEE. È importante comprendere sin dall’inizio le esigenze degli uni e degli altri, in modo da creare una buona relazione intergenerazionale. In tutto ciò non va dimenticato il valore aggiunto del rapporto umano ed il contatto che va ben aldilà del contratto. Il progetto è una semina importante sia per le persone che vi aderiscono, sia per gli studenti, che per il mondo dell’associazionismo.
Stefania Squarzoni del Centro Formazione Professionale CESTA ha presentato il progetto “P.E.Co.” (Patto Educativo di Comunità) sulla prevenzione contro la dispersione scolastica, in partenariato con altri soggetti. Inizialmente
si è costituita una rete di soggetti del territorio che potesse intervenire in maniera integrata, per creare un tavolo anti dispersione. È stato utilizzato l’approccio del welfare di comunità, per affrontare un problema che nel basso ferrarese risulta, per l’appunto, un’emergenza con punte anche del 29% di dispersione scolastica. È stato sottoscritto un protocollo che vede coinvolti i Comuni, le Asp, i servizi sociali, il CPIA e le scuole del territorio, Promeco e CFP CESTA e che valorizza la didattica orientativa e la didattica personalizzata, coinvolgendo i tutor ed i coaching. Sono stati realizzati i laboratori digitali e centri di ascolto ed è stata creata la figura del “Referente della prevenzione alla dispersione scolastica”. I 9 Comuni interessati hanno messo a disposizione spazi per incrementare la socialità, ma nel basso ferrarese c’è anche un grave problema di mobilità, per le notevoli distanze e la mancanza di mezzi pubblici.
Il progetto ha costruito un modello di intervento di welfare comunitario, utile ad individuare le co-responsabilità educative, ed ha prodotto una riduzione nella dispersione scolastica di oltre 7 punti, (oggi è al 14,6 %) con messa a punto di un sistema di monitoraggio che permette di intervenire in ottica preventiva. Dal progetto P.E.Co. è nato un altro progetto cofinanziato dall’UE denominato EARS, che prevede un confronto con le buone prassi messe in atto anche da altri paesi europei, con la finalità di sviluppare e standardizzare gli approcci e le procedure di prevenzione della dispersione scolastica; è stata creata, quindi, una sorta di linea guida che mette insieme tutte le buone pratiche, avendo sempre presente l’importanza della formazione dei formatori, il coinvolgimento delle famiglie e dei soggetti del mercato del lavoro.
Alexandra Storari, Euro Project Lab S.r.l.s. ha tratto le conclusioni del convegno evidenziando l’importanza dei fondi del PNRR, che sono uno strumento eccezionale, e del bilancio dell’UE che è settennale e di conseguenza permette a tutti gli attori di avere possibilità di programmazione a tempi lunghi. Per utilizzare bene i fondi, però, bisogna essere consapevoli dell’importanza delle competenze interne ai sistemi territoriali quali la Scuola, le Università e la Pubblica Amministrazione avendo un approccio sistemico e non episodico, cioè, in grado di pianificare nel medio e lungo periodo.
Erasmus ha messo a disposizione 4 mld. di euro e non è più soltanto mobilità, ma è anche partenariato di collaborazione con le scuole, con le associazioni di categorie, le imprese, le realtà culturali e le associazioni del terzo settore. Dal 1987 sono 14mln le persone che hanno usufruito di questi finanziamenti, che sono soldi nostri.
In conclusione, si sottolinea l’importanza di un approccio strategico che permetta, diversi Fondi Europei insieme per massimizzare l’impatto. Servono una cabina di regia e competenze adeguate.
Il convegno si è poi concluso con la lettura di Rossella Zadro- Segretaria del Movimento Federalista Europeo del capitolo “La speranza siamo noi quando chiudiamo gli occhi. Auguri alla nostra speranza!” dal libro di David Sassoli intitolato “La saggezza e l’audacia- Discorsi per l’Italia e per l’Europa, edito da Feltrinelli (pag.180-183) nel quale David Sassoli ha augurato a tutti buone feste evidenziando che “il periodo del Natale è il periodo della nascita e della speranza. E la speranza siamo noi quando non chiudiamo gli occhi davanti a chi ha bisogno, quando non alziamo muri ai nostri confini, quando combattiamo contro tutte le ingiustizie. Auguri a noi, auguri alla nostra speranza!”.