Intervento di Aurelio Bruzzo alla presentazione dell’edizione 2023 dell’Annuario Socio-Economico Ferrarese di CDS Cultura OdV.
Indice
- Introduzione: presupposto e obiettivo dello studio
- Primi risultati dello studio: la distribuzione delle risorse del PNRR tra le province dell’Emilia-Romagna
- Introduzione delle disuguaglianze territoriali: la distribuzione del Valore aggiunto pro capite fra le province dell’Emilia-Romagna
- Ulteriori risultati: la relazione tra le quote pro capite delle risorse del PNRR e il livello di reddito pro capite nelle province dell’Emilia-Romagna
- La distribuzione delle risorse del PNRR fra le due principali aree territoriali della provincia di Ferrara
- La distribuzione del reddito pro capite fra le due principali aree territoriali della provincia di Ferrara
- La relazione tra quote pro capite delle risorse del PNRR e livello di reddito pro capite nelle due principali aree territoriali della provincia di Ferrara
- Conclusioni.
- Introduzione: presupposto e obiettivo dello studio
Fin dall’avvio del PNRR CDS Cultura ha lamentato l’assoluta mancanza di informazioni per i cittadini in merito non solo all’impostazione attribuita – a livello centrale – al PNRR, ma anche in merito alla sua successiva gestione amministrativa, tenuto conto che questa è affidata ad una miriade di soggetti – soprattutto pubblici – che sono in massima parte decentrati: dai Comuni alle Università, dalle strutture sanitarie fino a quelle operanti nel settore dell’istruzione.
É inutile sottolinearlo, ma tale lacuna in materia di trasparenza era tanto più grave in relazione alla consistenza del Piano, sia assoluta che relativa, in termini di risorse finanziarie che venivano e che vengono tuttora stanziate ai fini di consentire al complessivo sistema socio-economico di riprendersi dalla crisi prodotta dalla pandemia da Covid-19.
É’ proprio per questo motivo che il Centro ha molto apprezzato l’iniziativa assunta dalla Regione Emilia-Romagna di aprire e gestire un portale dedicato appunto al PNRR (https://pnrr.regione.emilia-romagna.it/), con il quale sono state messe a disposizione numerose informazioni circa le implicazioni derivanti dall’emanazione dei bandi da parte delle varie Amministrazioni centrali preposte a dare il via alla concreta attuazione del Piano mediante la definizione e il finanziamento di numerose ed eterogenei progetti di investimento.
Stante questa rilevante iniziativa, CDS ha ritenuto opportuno lanciare una serie di iniziative tutte incentrate sull’impiego delle numerose ed interessanti informazioni – soprattutto di carattere quantitativo – rese così disponibili, per poi rielaborarle e metterle a sua volta a disposizione dei cittadini, soprattutto in ambito locale, ma non solo.
La principale iniziativa del CDS per l’anno che sta per terminare consiste nel dedicare l’edizione 2023 dell’Annuario all’illustrazione e all’analisi di come si sta conducendo il PNRR in provincia di Ferrara, all’interno della regione di appartenenza.
Con questa breve esposizione si cerca di attirare l’attenzione su un aspetto ritenuto fondamentale del PNRR, in relazione alle condizioni di sostanziale arretratezza sul piano socio-economico in cui versa da molto tempo questa porzione del territorio regionale, che invece è complessivamente, quanto notevolmente sviluppato, vale a dire la sua capacità di perseguire la finalità trasversale di ridurre o eliminare le disuguaglianze territoriali, che – assieme a quelle di genere e generazionali – sono state al centro del progetto sulla Cittadinanza Europea condotto sempre dal CDS proprio per conto della Regione Emilia-Romagna.
2. Primi risultati dello studio: la distribuzione delle risorse del PNRR tra le province dell’Emilia-Romagna
In termini grafici la distribuzione degli stanziamenti pro capite attribuiti fino alla fine dell’agosto scorso tra le province dell’Emilia-Romagna risultava la seguente:
Come si può facilmente constatare, la provincia cui sono state finora attribuite le maggiori risorse – senza neppure considerare quelle gestite a livello regionale – è quella della città metropolitana di Bologna, la quale disponeva di oltre il 44% di risorse rispetto al valore medio relativo all’intera regione. Sul versante opposto si trova la provincia di Forlì-Cesena, a cui sono state attribuite per ogni suo residente poco meno di 2/3 della media regionale.
Lo scostamento dunque, tra il valore massimo e quello minimo è molto elevato, almeno in termini oggettivi, cioè considerando la collocazione geografica e l’orografia del territorio delle due aree regionali.
Un elemento particolarmente interessante è constatare che dopo la Città Metropolitana di Bologna, sempre in relazione alle quantità di risorse finanziarie attribuite, si colloca la provincia di Ferrara, la quale disporrebbe di un valore pro capite superiore del 30% sempre rispetto al valore medio regionale.
Tutte le altre province, invece, così come quella di Forlì-Cesena si collocano al di sotto del valore medio regionale, per cui sembra poter giungere ad una prima conclusione secondo la quale in Emilia-Romagna la distribuzione di quella consistente quantità di risorse europee è concentrata in due sole realtà provinciali, a scapito di tutte le altre sette.
3. Introduzione delle disuguaglianze territoriali: la distribuzione del Valore aggiunto pro capite fra le province dell’Emilia-Romagna
Come noto, però, anche in questa regione sono rinvenibili profonde disuguaglianze so-economiche che hanno una connotazione territoriale abbastanza precisa.
Si tratta di una constatazione al quanto rilevante alla luce di una delle finalità trasversali affidate al PNRR, cioè quella relativa ai divari territoriali.
Per cogliere in modo immediato, per quanto incompleto tale situazione si può ricorrere alla distribuzione territoriale del Valore aggiunto pro capite, quale indicatore della ricchezza derivante dalla produzione regionale. Mediante i valori relativi all’anno 2021 è possibile presentare la seguente ripartizione territoriale di tale variabile:
Per quanto attiene a questo importante aspetto del sistema produttivo regionale, si ottiene un quadro alquanto chiaro: delle nove province – di cui almeno sette si distribuiscono lungo la Via Emilia – ben quattro dispone di un valore pro capite superiore a quello medio regionale, cioè Bologna, Parma, Modena e Reggio Emilia, di cui la Città Metropolitana di Bologna svetta sulle altre con un valore superiore del 15% circa sempre rispetto a quello medio regionale.
Le altre 5 province, invece, presentano un V.A. pro capite decisamente inferiore a quello medio regionale, delle quali quella di Piacenza si collocava al di sotto di 7 punti percentuali, mentre quella di Ferrara – l’unica, assieme a Ravenna, non collocata sulla Via Emilia – presentava un valore inferiore addirittura di oltre il 25%, risultando notevolmente distanziata da tutte le altre per motivi connessi alla sua specifica struttura produttiva, che sono facilmente individuabili, così come ben noti.
4. Ulteriori risultati: la relazione tra le quote pro capite delle risorse del PNRR e il livello di reddito pro capite nelle province dell’Emilia-Romagna
Ora si cerca di cogliere la relazione che in qualche modo lega le due distribuzioni territoriali, quella del PNRR e quella del Valore Aggiunto, di cui il primo potrebbe essere considerato un indicatore della volontà politica di influenzare con finalità di riequilibrio l’eterogenea distribuzione della seconda variabile economica.
A tal fine si è elaborata la seguente rappresentazione grafica, che dovrebbe portare a dei risultati sperabilmente chiari ed univoci.
In questo grafico viene rappresentata la curva azzurra formata dai valori pro capite del Valore aggiunto per ciascuna provincia, ordinati in ordine decrescente, per cui a sinistra si colloca la provincia di Bologna e in fondo a destra quella di Ferrara. Tale curva assume un andamento decrescente del tutto lineare.
La seconda curva, invece, quella di colore arancione, rappresenta la corrispondente distribuzione tra le province dell’Emilia-Romagna dei valori pro capite delle risorse recate dal PNRR in ciascuna di esse.
Come si può constatare, l’andamento non è assolutamente lineare, tanto da intersecare più volte la precedente curva. Ciò può essere interpretato sostenendo che la distribuzione territoriale dei progetti d’investimento finanziati col PNRR non è avvenuta secondo una precisa logica di politica economica, finalizzata alla riduzione delle disuguaglianze rinvenibili anche in Emilia-Romagna.
Evidentemente, la logica sottostante è diversa e va cercata altrove, come si accennerà in sede conclusiva
Gli aspetti più interessanti però sono i seguenti due:
- Innanzitutto, si colgono con immediatezza le due province di Bologna e di Ferrara che risultano quelle privilegiate dai finanziamenti finora concessi per il PNRR;
- In secondo luogo, se nel caso della provincia di Ferrara si tende a perseguire (consapevolmente?) una qualche finalità di riequilibrio socio-economico, altrettanto non si può dire per la provincia di Bologna, collocata sull’estremità di sinistra della curva arancione.
- Infatti, in questo caso si stanno attribuendo importi molto consistenti di risorse finanziarie ad una realtà territoriale già molto sviluppata e, per certi versi, addirittura congestionata, per la elevata numerosità di attività produttive che sono localizzate intorno al capoluogo regionale, nonostante la loro spontanea tendenza forzatamente centrifuga.
5. La distribuzione delle risorse del PNRR fra le due principali aree territoriali della provincia di Ferrara
Con l’adozione della Strategia Nazionale delle Aree Interne (SNAI) anche in provincia di Ferrara e con la conseguente istituzione dell’Area Interna Basso Ferrarese si è ufficialmente, quanto definitivamente riconosciuta l’esistenza di un profondo divario socio-economico anche all’interno di quella che è la provincia meno sviluppata dell’Emilia-Romagna, nella quale una decina di comuni che sono ubicati nella sua parte nord-orientale, affacciandosi sul Po e/o sul mare Adriatico, risultano in forte ritardo nel loro processo di sviluppo rispetto al resto della provincia.
Pertanto, si ritiene che anche il PNRR – oltre alla politica europea di coesione – debba perseguire la finalità trasversale del riequilibrio a favore di questa limitata porzione di territorio.
Per verificare tale assunto si può riproporre il precedente studio scendendo dal livello regionale a quello provinciale, salvo gli aggiustamenti del caso inerenti le modalità di rappresentazione grafica, in conseguenza della maggiore numerosità delle osservazioni.
Da questo grafico, relativo allo scostamento percentuale dei valori pro capite delle risorse stanziate dal PNRR in provincia di Ferrara, emerge chiaramente come l’area del Basso Ferrarese sia stata meno favorita rispetto all’area rimanente, che comprende le città ed aree urbane di maggiore dimensione, tra cui ovviamente il capoluogo provinciale.
Il divario risulta certamente non trascurabile, giacché fra le due aree si rileva un divario di oltre 13 punti percentuali.
6. La distribuzione del reddito pro capite fra le due principali aree territoriali della provincia di Ferrara
Analogamente ora si può determinare il divario socio-economico esistente all’inizio di questo decennio tra le due aree territoriali comprese nella provincia di Ferrara, in termini di reddito pro capite, come rappresentato nel seguente grafico.
Come si può agevolmente constatare, nonostante alcune anomalie statistiche che emergono a questo livello di dettaglio a cui è stata portata l’analisi, nei comuni compresi nell’Area Interna Basso Ferrarese il livello di reddito risulta inferiore di quasi il 16% rispetto al valore medio provinciale, mentre nell’area rimanente il corrispondente valore è superiore del 4%; pertanto, il divario complessivo ammonta al 20%, che non può essere assolutamente considerato risibile o trascurabile da parte delle varie Amministrazioni pubbliche competenti.
7. La relazione tra quote pro capite delle risorse del PNRR e livello di reddito pro capite nelle due principali aree territoriali della provincia di Ferrara
A questo punto è possibile giungere alla constatazione finale circa la presumibile capacità da parte dei progetti d’investimenti finanziati dal PNRR nei comuni della provincia di Ferrara di ridurre o addirittura eliminare le disuguaglianze che anche qui sono state evidenziate.
A tal fine si presentano due grafici, di cui il primo non costituisce altro che l’immagine congiunta contenuta nei due grafici precedenti impiegati per l’analisi a livello di aree territoriali all’interno della provincia, mentre il secondo riprende la forma di quello impiegato in sede di analisi condotta a livello regionale, ma adattata a livello dei singoli comuni ferraresi.
Dal primo dei due grafici si evince con accettabile chiarezza che la distribuzione delle risorse recate dal PNRR in provincia di Ferrara fra le due aree territoriali non è assolutamente soddisfacente, giacché la quantità di risorse stanziate in proporzione alla popolazione non riflette in un senso adeguatamente inverso l’elevato divario registrato in termini di reddito tra le due aree in esame, così da poterlo colmare almeno nel medio-lungo periodo.
Dal secondo grafico invece emerge che la distribuzione di quelle risorse tra i singoli comuni appartenenti alle due aree, nella quasi totalità dei casi sta avvenendo in modo alquanto casuale, senza una precisa ed evidente relazione col loro livello di sviluppo reddituale. L’unico comune in cui la quantità di risorse stanziate dal PNRR risulta del tutto inversamente proporzionale al livello di reddito, è quello di Goro, ma ciò forse è riconducibile più a fattori socio-economici come il limitato numero di abitanti e l’ancor più modesto livello di reddito risultante dal punto di vista fiscale.
- Conclusioni
Al termine dello studio qui condotto sembra di poter giungere alle seguenti affermazioni:
- Per quanto attiene la funzione trasversale che il PNRR dovrebbe perseguire di favorire il riequilibrio dei divari territoriali, per la maggior parte dei risultati ottenuti – tranne due eccezioni – ciò non sembra realizzarsi, né a livello di province in regione, né a livello di aree territoriali nella provincia di Ferrara, giacché a nostro avviso l’acquisizione delle risorse stanziate nell’ambito del Piano avviene in base ad un criterio di assoluta, quanto inaccettabile competizione tra i territori e le Amministrazioni decentrate;
- Le due eccezioni di cui si è fatto cenno, sono costituite proprio dalla provincia di Ferrara, per l’analisi in ambito regionale, e dal comune di Goro per quella in ambito provinciale. Solo che in entrambi i casi l’esito riscontrato non pare attribuibile ad una consapevole volontà di perseguire la menzionata finalità trasversale, bensì sembra rispecchiare scelte del tutto difformi assunte singolarmente dalle Amministrazioni locali;
- Più in particolare, emerge un ruolo dominante esercitato dalla Città Metropolitana di Bologna e, sebbene in minor misura, anche dal comune capoluogo di provincia, i quali assorbono una quota molto rilevante delle risorse finanziarie, a scapito così delle realtà territoriali che – presentando condizioni oggettivamente meno favorevoli dal punto di vista socio-economico – sarebbero invece proprio quelle da privilegiare in via prioritaria;
- In altre parole, cioè in termini più espliciti si potrebbe sostenere che ogni euro speso dalla Città metropolitana di Bologna va certamente a favore di questa realtà che però è già molto avanzata e, magari, nel caso di talune iniziative anche a vantaggio dell’Italia e dell’intera Europa, ma quell’euro va anche a discapito delle Amministrazioni locali e delle collettività ferraresi che confinano con quella bolognese, nel momento in cui tale somma finisce per contribuire ad accentuare i lamentati squilibri socio-economici attualmente esistenti, anche per la maggiore capacità di spesa di cui la Città metropolitana dispone rispetto a quella dei singoli Enti ferraresi.
In effetti, sembra che le singole Amministrazioni procedano in modo autonomo l’una dall’altra anche a causa della mancanza di un soggetto istituzionale che svolga una funzione di coordinamento a livello sia regionale che provinciale, in attesa che trovi applicazione concreta il PTAV della Provincia di Ferrara. Tutto ciò produce una duplice conseguenza:
- da un lato, le Amministrazioni decentrate più attive e dinamiche riescono ad imporsi sulle altre, riuscendo ad ottenere una maggiore quantità di risorse, favorendo una inaccettabile mancanza di coerenza rispetto alle tre finalità trasversali affidate al PNRR (contrasto alle disuguaglianze di genere, generazionali e territoriali);
- dall’altro, sembra possibile fin d’ora presumere che alla fine del sessennio di riferimento i risultati che si riuscirà ad ottenere per il PNRR saranno ben diversi da quelli stabiliti ed auspicati dai documenti programmatici regionali, provinciali e comunali approvati dalle rispettive Assemblee elettive (Patto regionale per il lavoro e il clima e Focus Ferrara 2021).
Si ringrazia il Dott. Paolo Pasetti per la preziosa collaborazione prestata nella elaborazione dei alcuni dei grafici di più complessa rappresentazione.