Se per sovranismo si intende nazionalismo, cioè il ritorno ad una ideologia per cui i cittadini chiedono di essere difesi dal proprio Paese e che sia difesa l’identità della comunità a cui appartengono e quindi della propria nazione in termini che possono essere sia soft ma anche molto hard prossimi ad una cultura estremista di “sangue e suolo”, allora il sovranismo-nazionalismo ha a che fare anche con l’ ”individualismo”.
Dobbiamo però specificare cosa intendiamo per “individualismo” per non confonderlo con “individualizzazione”, quel processo per cui durante la vita (e anche durante le epoche storiche) si accresce (o si dovrebbe accrescere) la coscienza individuale. Chi invecchia bene dovrebbe accrescere la sua individualizzazione, cioè diventare sempre più se stesso (che è anche la ragione per cui alcune coppie si separano, poiché ciascuno segue una propria via che non sempre può essere così prossima a quella della persona con cui ha convissuto e con cui, dopo molti anni, non condivide più la sorte). L’amore, se vero, diventa sempre connesso con la libertà e, come tale, fa correre dei rischi ai coniugi: chi vive a lungo assieme condivide la sorte giorno per giorno (consorte).
Se per individualismo consideriamo quella parte di noi che ambisce al riconoscimento della dignità (e l’esigenza di essere rispettati su base paritaria con gli altri), allora il nazionalismo ha anche a che fare con ciò, in quanto le politiche identitarie-nazionaliste stimolano il risentimento di quei cittadini che si sentono retrocessi in “serie B” nel proprio Paese (anche se spesso non è vero) per la mancata assistenza di uno Stato amico (sudditi in varie forme anche di una Pubblica Amministrazione inefficiente) e, a maggior ragione per una presenza di immigrati/stranieri che per dimensioni e rapidità avvenuta, giudicano eccessiva.