“Fare comunità al cuore delle politiche di coesione: le aree interne” è il titolo del convegno che si è svolto il 2 ottobre scorso in Regione Emilia-Romagna a Bologna e che ha riunito i referenti locali delle quattro Aree interne fra le quali vi è anche gran parte del Basso Ferrarese. È stato osservato che si tratta delle aree della nostra regione con maggiore fragilità, caratterizzate da un indice di vecchiaia elevato, dal progressivo spopolamento e spesso lontane dai servizi essenziali; sono, tuttavia, anche aree dalle grandissime potenzialità soprattutto ambientali e turistiche. Oltre al Basso Ferrarese, le aree interne interessate dagli interventi della Regione sono l’Appennino Emiliano, l’Appennino Piacentino-Parmense e l’Alta Valmarecchia.
Su questi territori la Regione ha concentrato rilevanti sforzi finanziari, utilizzando fondi europei, nazionali e locali con l’obiettivo di portare al centro le persone, nella logica del territorio come identità al fine di spezzare la situazione che vedeva finora luoghi importanti e caratteristici come chiusi in se stessi, lontani da tutto e da tutti, isolati e destinati al dissesto e ad un declino che sembrava inarrestabile. Le risorse totali destinate a tale obiettivo ammontano a circa 70 milioni di euro, derivanti da una molteplicità di misure (PO/FESR, PO/FSE, PSR, Legge di Stabilità, ecc.) che sono state fra loro coordinate in 88 interventi complessivi, di cui 22 nel comparto salute, 16 in quello istruzione, 10 per la mobilità, 9 per il turismo, ecc.
In tutte e quattro le aree interessate, è stato osservato, gli interventi coordinati della Regione sono volti al contrasto dello spopolamento, alla promozione dello sviluppo locale (in quanto ben il 40% dell’intero Pil europeo deriva dalle sole città metropolitane), al fare innovazione in periferia, dai servizi (trasporti e loro coordinamento), all’agricoltura di precisione, alla salute (telemedicina) fino alla riqualificazione del patrimonio edilizio e per il risparmio energetico. Altro obiettivo è il miglioramento della governance, ad esempio attraverso l’unione di comuni, nella consapevolezza che una buona governance consente all’intera area territoriale di funzionare meglio. Infine, ma non ultimo, il tema delle cooperative di comunità, per garantire servizi ai cittadini anche nei territori più isolati.
Per il Basso Ferrarese, in particolare, con un percorso partito nel 2015, ci si è posti l’obiettivo di migliorare la qualità della vita, sia per i residenti ma anche come attrattività del territorio, che è caratterizzato da indici di vecchiaia preoccupanti. Sono state avviate trasformazioni istituzionali (due nuovi Comuni al posto di quattro esistenti, “Riva del Po” e “Tresignana”), è stato avviato un processo di co-progettazione in una nuova ottica di area e con visione di lungo periodo, sono state create connessioni fra soggetti diversi che già esistono (da qui la metafora del ponte come idea-guida, il ponte che collega fra loro terre e acque), una particolare attenzione sulla formazione (Cesta), sull’agricoltura di precisione (Fondazione F.lli Navarra), sull’attività turistica, sulla pesca, ecc. Gli investimenti, per il solo Basso Ferrarese, ammontano a ben 12 milioni di euro e non dobbiamo dimenticare che la nuova programmazione – 2021-2027 – è ormai alle porte.
Il convegno è stato concluso dall’intervento del Prof. Patrizio Bianchi, che in Regione ha anche la delega per il coordinamento delle politiche europee allo sviluppo, e che ha ribadito la necessità di partire dalle aree marginali, in quanto stiamo assistendo ad una divaricazione ulteriore del Paese, resa ancor più evidente dal passaggio delle regioni Umbria e Marche dalla prima alla seconda fascia. Concentrando l’attenzione della Regione Emilia-Romagna sulle Aree interne, ha osservato Bianchi, siamo partiti da quelli sembravano punti di debolezza per costruire vantaggi competitivi (le Aree interne come perni di tutta la programmazione regionale). Innovazione e territorio, infatti, per Bianchi si rivelano i veri driver del cambiamento, che vanno coniugati con risorse e diritti: ne derivano politiche che, a livello regionale, riguardano le risorse umane, la qualità della vita (il welfare), le politiche territoriali e le politiche industriali. Diventa centrale, in questo contesto, il tema dell’alta formazione, che ad esempio interesserà già il prossimo 30 novembre il Basso Ferrarese, coinvolgendo ottanta ragazzi in dieci laboratori didattici. Il coinvolgimento delle comunità locali resta tuttavia un passaggio fondamentale, perché i diversi interventi non devono restare fini a se stessi ma è indispensabile che i territori interessati ne abbiano la necessaria consapevolezza.
Link utili per approfondimenti:
Fondi Europei Regione Emilia-Romagna, strategia Aree interne
Attuazione interventi Aree interne Regione Emilia-Romagna
Relazione per paese relativa all’Italia 2019
Strategia nazionale per le Aree interne
Programmazione 2021-2027 dei fondi strutturali
Il nuovo quadro finanziario pluriennale 2021-2027
(l’immagine dei Trepponti di Comacchio è tratta da: www.cittadarte.emilia-romagna.it)