Resoconto del convegno del 30 novembre: le diseguaglianze di genere
Il 30 novembre si è tenuto presso la Sala Consiglio Provinciale- Castello Estense il secondo dei tre convegni del progetto “L’Europa per le pari opportunità generazionali, di genere e territoriali”, descritto nell’articolo sul resoconto del convegno del 10 novembre sulle diseguaglianze territoriali.
Il convegno ha avuto come denominatore comune la discriminazione di genere, il lavoro femminile e la violenza maschile sulle donne, ma anche il PNRR, le varie fonti di finanziamento nazionali ed europee e l’Europa, temi che legano tutti e tre i convegni. Dopo una breve presentazione del progetto da parte di Cinzia Bracci, Presidente di CDS, Cecilia Tassinari del direttivo di CDS ha letto alcuni stralci del capitolo “Le donne pagano i costi sociali più alti della pandemia” dal libro di David Sassoli intitolato “La Saggezza e l’Audacia- Discorsi per l’Italia e per l’Europa”. Il capitolo ha posto in evidenza l’importanza di considerare la parità di genere una delle priorità del piano di ripresa e resilienza e di come le donne potranno fare la differenza, in particolare, nel mondo del lavoro.
Annalisa Ferrari del direttivo di CDS nella sua introduzione sottolinea come le diseguaglianze di genere siano l’archetipo di tutte le diseguaglianze e come l’emancipazione della donna stimoli lo sviluppo e la diversificazione in economia con il conseguente aumento del PIL e di come sia importante porre costantemente attenzione al contrasto della diseguaglianza di genere (lavorativa, per una migliore conciliazione, ecc.), anche in relazione ai fondi previsti per il PNRR.
Alla data del 31.8.2023, dai dati della Regione Emilia-Romagna sulla Provincia di Ferrara analizzati dal CDS, è emerso che: il 41% dei circa 105 mln ( dei complessivi 645 mln circa) dei fondi del PNRR dedicati direttamente e indirettamente alla parità di genere è stato destinato alla Missione 4 – Istruzione e ricerca, che al suo interno comprende il piano per asili nido e scuole dell’infanzia, servizi di educazione e cura per la prima infanzia, mentre il 30% è stato destinato alla Missione 2 – rivoluzione verde, che comprende anche interventi per la riqualificazione dell’edilizia residenziale pubblica ed il 15% è destinato alla Missione 6- Sanità, che comprende le Case di Comunità e la presa in carico della persona
Da tutto ciò, emerge quindi che, in Provincia di Ferrara, per la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e per attenuare le diseguaglianze in ambito scolastico, domestico, oltre che lavorativo sono previste quasi esclusivamente misure indirette dei fondi del PNRR. Infatti, fra i progetti presentati a Ferrara non ci sono quelli relativi ad alcune misure dirette, in special modo imprenditoria femminile ed materie STEM.
Rossella Zadro Segretaria del Movimento Federalista Europeo- Sezione di Ferrara è entrata nel merito della Strategia per la parità di genere 2020-2025 in Europa (https://commission.europa.eu/strategy-and-policy/policies/justice-and-fundamental-rights/gender-equality_it), dove la parità di genere viene così definita: “promuovere l’indipendenza economica sia degli uomini che delle donne, colmare il divario retributivo, favorire l’equilibrio di genere nel processo decisionale, porre fine alla violenza sessuale e favorire la parità tra uomo e donna oltre i confini dell’UE”.
Rossella Zadro è entrata anche nello specifico del gender equality index:nel 2023 la media per l’UE è il 70,2 %, mentre l’Italia è al 68,2%. Questo indice è stato costruito dall’Eige (Istituto Europeo per l’uguaglianza di genere) basandosi su numerosi indicatori, che si possono sintetizzare in 6 domini: lavoro, denaro, conoscenza, tempo, potere e salute. In particolare emerge che la differenza tra il tasso di occupazione maschile e femminile nell’UE è dell’11,6% ; da notare che solo il 22% dei programmatori che si occupano di intelligenza artificiale è rappresentato da donne; inoltre, il divario retributivo è del 15,75% e quello pensionistico è del 30,1%. Le donne dedicano 22 ore alla settimana all’assistenza ed al lavoro domestico contro le appena 9 ore degli uomini; solo il 7,5% dei Presidenti dei Consigli di Amministrazione e il 7,7% degli amministratori delegati delle maggiori società dell’UE quotate in borsa sono donne. Infine, la rappresentanza femminile dell’UE è di appena il 32,2%.
Maria Gabriella Marchetti componente dell’Osservatorio nazionale politiche parità di genere del Dipartimento Pari Opportunità Presidenza del Consiglio dei Ministri ha evidenziato l’importanza dell’educazione finanziaria per le donne sia per la riduzione del divario di genere, sia come forma di libertà femminile. Tra gli obiettivi del Goal 4 dell’Agenda 2030 vi è inserita, tra l’altro, la capacità di progettazione per il proprio futuro e la propria pensione ed il saper amministrare il denaro. L’ignoranza finanziaria è considerata oggi una tassa sui poveri.
Ci dice poi Maria Gabriella Marchetti, se ci si concentra sui numeri si rileva che il 37% delle donne non ha un proprio conto corrente e che l’Italia è al 17° posto al disotto della media UE. Infatti, se si analizza uno specifico questionario in materia risulta che ¼ della popolazione europea ha elevata conoscenza finanziaria, la metà è nella media e ben ¼ si trova nella condizione di analfabetismo finanziario. Se poi si parla di genere all’interno del quarto della popolazione europea ad elevata conoscenza finanziaria si rileva un divario di 15 punti (34%uomini e 19% donne).
Entrando poi nello specifico del gender pay gap, lo stesso non si rileva nei primi anni di laurea, bensì con l’aumentare dei carichi familiari: donne e uomini con lo stesso lavoro hanno stipendi diversi. Questa situazione è determinata anche dal fatto che le donne hanno una minore propensione a negoziare il contratto di lavoro.
Inoltre, è opportuno rilevare che le posizioni femminili di leadership nel campo della finanza sono pochissime e ciò è dovuto anche al fatto che servono elevate competenze gestionali e finanziarie.
Infine, va evidenziata anche una maggiore insicurezza pensionistica femminile dovuta in parte anch’essa ad una scarsa conoscenza dei fondi pensione.
In conclusione, il 30% delle donne italiane è in situazione di fragilità finanziaria e più del 60% non gestisce il budget familiare in autonomia e vi è un gap di 15 punti tra generi, mentre in tutti gli altri paesi OCSE e non OCSE non c’è gap. Questo vuol dire che sono anche le famiglie che allontanano le bambine dall’educazione finanziaria e dalle materie STEM. Dal 2016 al 2020 sono stati proposti 6.000 corsi gratuiti di materie finanziarie al corpo docente, ma soltanto il 5% ha completato il corso. E’ quindi necessario sensibilizzare le donne verso il tema “denaro”, in quanto può consentire loro di poter scegliere e di avere maggiore consapevolezza del proprio valore economico, oltre che acquisire sempre più autonomia.
Anna Baldoni, Presidente dell’Associazione di Promozione sociale “Le Passeggiate di Agata” che ha lo scopo di: “promuovere iniziative sociali e culturali di sensibilizzazione relative al contrasto delle barriere architettoniche e culturali che impediscono a chi ha disabilità motoria, psichica o sensoriale di partecipare pienamente alla vita della comunità e/o anche di svolgere le attività della vita quotidiana” è entrata nel merito delle diseguaglianze di genere e delle disabilità.
L’associazione ha portato al centro la disabilità attraverso la voce di una bambina con disabilità che potesse raccontare i diritti negati dei disabili; ad esempio il mancato utilizzo dei mezzi pubblici vuol dire essere isolato o essere accompagnati da altri. Questo mette in evidenza anche il tema del caregiver, della persona invisibile.
Se poi ci si concentra sui dati ci si rende subito conto che non ce ne sono. L’ultima indagine Istat in proposito risale al 2019 e riporta numeri non confrontabili con il resto d’Europa; evidenzia che il 37% delle donne con disabilità è stata vittima di violenza e che il reddito annuo di un disabile è molto più basso di quello di una persona senza disabilità; inoltre solo il 32% dei disabili è occupato. Questi dati si riferiscono tutti a persone dai 16 anni in su; i bambini da 0 a 16 anni non vengono neanche presi in considerazione.
A tal proposito, Anna Baldoni ha preso in considerazione l’unica fonte disponibile che è costituita da un’indagine che la fondazione Paiadeia, direttamente interessata, ha richiesto a BVA Doxa sull’impatto della disabilità sul sistema familiare effettuata su un campione di 988 famiglie di cui 693 senza bambini o ragazzi disabili e 295 con la presenza di bambini o ragazzi disabili. Da questa indagine è emersa l’importanza della rete della percezione d’aiuto (nonni, amici, altre persone, ecc.) dove sono state rilevate risposte simili tra tutti gli intervistati e precisamente: 24% delle madri si sentono supportate contro il 41% dei padri. E qui ritorniamo al tema delle diseguaglianze di genere, in quanto molto spesso le madri si ritrovano a dover chiedere part-time o a lasciare il lavoro; la maggioranza di esse desidera ritornare a lavorare. Solo 10 Regioni in Italia ha una legge sui caregiver.
In conclusione, ricorda Anna Baldoni, è importante lavorare sulla raccolta dati in modo da dare voce a tutte le persone che regalano risorse alla società facendo il lavoro di caregiver in modo adeguato. I caregiver vivono in media da 9 a 17 anni in meno della media nazionale, in quanto sono soggetti ad una vita di rinunce solitudine e stress.
Infine, Stefania Guglielmi Presidente UDI Ferrara ha analizzato la violenza di genere come fattore di diseguaglianze di genere, sottolineando che, da quest’anno, il gender equality index terrà conto di un settimo dominio relativo alla violenza contro le donne. Inoltre, ha evidenziato l’importanza del modo in cui si declinano le parole e la loro straordinaria complessità e come sia rilevante interrogarsi sui macro temi che influenzano la libertà di scelta. A tal proposito, bisognerebbe avere un’analisi di sistema e non tenere separato il tema della violenza maschile sulle donne dal tema della denatalità e della struttura familiare.
Entrando poi nello specifico di ciascun tema si possono citare gli ultimi dati Istat sulla violenza di genere che ci dicono che nel 2022 ci sono state 126 donne uccise di cui 106 sono femminicidi; ci sono poco più di 26.000 donne che hanno iniziato il percorso nei centri antiviolenza e oltre 105.000 che hanno avuto dei contatti. Le donne in Italia, come si è già visto nel corso del convegno, sono in una condizione di svantaggio e sono seriamente esposte al rischio di violenza; inoltre c’è un sistema educativo che favorisce la violenza maschile sulle donne, con un rischio generato da una relazione di intimità.
La relazione d’intimità costituisce l’occasione, il movente e anche la parte offesa, che è una persona della famiglia: cellula della società.
Nella famiglia si rileva una fuga dai matrimoni tradizionali con un progressivo calo della nascita di figli: nel 2023 sono già 3.500 in meno rispetto all’anno precedente.
Stefania Guglielmi conclude quindi con la domanda. Come si fa a cambiare? Si parla di comportamenti che sono modificabili attraverso la consapevolezza e la conoscenza.
Annalisa Ferrari, infine, nelle conclusioni del convegno ha evidenziato l’importanza del monitoraggio costante sugli investimenti e sui risultati ottenuti e che si otterranno in tema di parità di genere, in particolare sarà importante seguire l’evoluzione dei tanti progetti PNRR per il finanziamento degli asili alla luce della rivisitazione del PNRR che ha tagliato molte delle risorse ad essi destinate. E’ importante insistere sull’alfabetizzazione finanziaria come vantaggio della collettività, ma anche sul tema della disabilità e della necessità del coinvolgimento delle Istituzioni; il tutto sotto il cappello dell’Europa e del vantaggio che si potrebbe avere attraverso un confronto continuo tra tutti gli stati membri, in particolare tra e con quelli più virtuosi.
La registrazione dell’evento è visibile sulla pagina Facebook di CDS al link:
https://www.facebook.com/cdscultura/videos/1668282236993859/?mibextid=rS40aB7S9Ucbxw6v