La presenza dell’Università ha un effetto sulle politiche pubbliche dei territori; le Università sono potenziali partner, scientifici e operativi, per la definizione di strategie di sviluppo. Per comprendere come si possa sviluppare, a favore dei territori di riferimento, il potenziale della relazione positiva tra Comune e Università, vanno considerati alcuni esempi che evidenziano quelle caratteristiche del sistema universitario che possono incidere sulle politiche locali.
In tale contesto, assume un ruolo peculiare la cosiddetta Terza Missione dell’Università. Per Terza Missione si intende l’insieme delle attività con le quali le Università entrano in interazione diretta con la società, affiancando le missioni tradizionali, cioè l’insegnamento, la Prima missione, e la ricerca, la Seconda missione.
1.Dinamiche di governance locale
La creazione di partenariati forti può determinare percorsi condivisi nella definizione dello sviluppo territoriale ma serve un forte investimento di volontà politica.
É il caso, per esempio, da un lato, dell’esperienza realizzata dall’Università degli Studi di Camerino e da un gruppo di Comuni che hanno costituito una Consulta permanente per lo sviluppo; dall’altro, di Reggio Emilia, dove Comune e Università condividono le strategie di sviluppo del territorio ed un insieme di interventi concreti, definiti all’interno di un accordo-quadro volto proprio a rafforzare il sistema locale integrato Università-Comune.
Analizzando, nel dettaglio, queste importanti esperienze locali di produzione e cattura di valore pubblico, si nota, in primo luogo, che l’Università di Camerino insiste prevalentemente sullo stesso Comune di Camerino, pur avendo altre quattro sedi collegate, nelle quali si svolge l’attività didattica: Matelica con la Scuola di medicina veterinaria, San Benedetto del Tronto con il corso di biologia della nutrizione – corso triennale di primo livello – Ascoli Piceno con la Scuola di architettura e design e con il corso di laurea su diagnostica dei beni culturali, Civitanova Marche con la sede di importanti master universitari e centro di trasferimento tecnologico.
I rapporti di collaborazione sono attivi sia con gli enti locali che con le associazioni di categoria, le scuole e gli altri attori del territorio. L’attenzione è reciproca, dato che il Comune di Camerino ha un suo referente deputato ai rapporti con l’Università. In questa direzione, l’Università, svolge una intensa attività di Terza Missione a favore degli attori del territorio, in tema di trasferimento tecnologico, innovazione e supporto alla progettazione per gli enti locali. Ne è prova il fatto che gli accordi sottoscritti con i Comuni, nell’anno 2015, sono stati quindici, e, tra questi, ci sono Ascoli Piceno e Camerino, ma ci sono anche altri piccoli Comuni come, ad esempio, Martinsicuro e Venarotta.
Per valorizzare la collaborazione tra gli attori del territorio è stata definita una struttura finalizzata alla co-progettazione di iniziative rivolte ad un’Area vasta, che coinvolge Comuni e Comunità montane. Si tratta della Consulta permanente per lo Sviluppo, un organismo promosso dall’Università di Camerino, con l’obiettivo di individuare le strategie più rilevanti per favorire lo sviluppo culturale, sociale ed economico del territorio. La Consulta è coordinata dal Pro Rettore dell’Università di Camerino ai Rapporti con enti ed istituzioni pubbliche e private, e ne fanno parte varie amministrazioni del maceratese: Comune di Camerino; Comune di Castelraimondo; Comune di Fabriano; Comune di Matelica; Comune di Pievebovigliana; Comune di San Severino Marche; Comune di Tolentino; Comunità montana di Camerino; Comunità montana dei Monti Azzurri; Comunità montana delle Alte Valli del Potenza e dell’Esino, oltre a Fondazione CARIMA.
Tra le iniziative intraprese dalla Consulta c’è la realizzazione di un ampio ed articolato calendario di eventi che riporta i principali appuntamenti e manifestazioni degli enti aderenti, per una migliore promozione, anche all’interno della comunità universitaria.
In secondo luogo, per quanto concerne l’esempio di Reggio Emilia, si rileva una azione di rafforzamento del sistema integrato Comune-Università per la costruzione dell’identità di Reggio Emilia. Il Comune di Reggio Emilia e l’Università di Modena e Reggio Emilia hanno definito un accordo-quadro nel quale viene condiviso l’approccio per la crescita di valore intellettuale tramite l’educazione, all’interno di un Patto per la Città Educante che il Comune condivide e redige con le agenzie educative, di formazione e ricerca del territorio.
Attraverso l’accordo-quadro sono state individuate tre grandi linee di intervento.
- La prima consiste nella formazione didattica e nella ricerca in ambito educativo: Università e Comune concordano di concretizzare l’idea di Reggio Emilia come comunità educante non solo per la formazione ex novo delle professionalità di insegnanti ed educatori, ma anche per la formazione in itinere degli insegnanti di ogni ordine e grado, delle figure professionali dell’area educativa, dirigenziale e di coordinamento. L’accordo prevede percorsi formativi, ricerche interdisciplinari, sperimentazioni di diversi linguaggi e approcci alla conoscenza sui contenuti e sui temi propri della professione.
- La seconda si articola nel cosiddetto “Sapere Diffuso”, prevedendo una collaborazione organizzata, tra i diversi Servizi del Comune e i Dipartimenti dell’Università, al fine di sviluppare al meglio le rispettive competenze, con il coinvolgimento di biblioteche, musei, archivi, altre istituzioni culturali, nell’ottica di una progettazione di formazione congiunta, oltre all’impostazione di azioni di formazione economica, manageriale ed organizzazione del lavoro, progettazione europea, coesione sociale ed interculturale.
- La terza linea di sviluppo affronta la questione della Ricerca applicata, intesa come materializzazione delle idee. In questo caso, la collaborazione fra Comune e Università è di più ampio impatto, superando le tradizionali dimensioni della ricerca e della formazione, per rivolgersi, più in generale, alla Città, e chiamando in causa istituzioni e luoghi specifici, per una loro piena valorizzazione. Si tratta del Tecnopolo e dei Chiostri di San Pietro, quali sedi di laboratori e di progetti di ricerca per la costituzione di start-up, del coinvolgimento della Fondazione Marco Biagi e della Fondazione Reggio Children, come soggetti di orientamento allo studio, al lavoro e alla cultura del digitale, per lo sviluppo della Città come Smart City.
L’ultima parte dell’accordo, poi, è dedicata ai servizi universitari a carico dell’amministrazione comunale. L’elenco di questi servizi è rilevante e fa riferimento, per esempio, al proseguimento del piano di urbanizzazione a servizio di tutto il campus universitario; alla creazione di laboratori didattico scientifici per l’area ingegneristica ed agroalimentare; al completamento dello studentato, attraverso l’incremento di 75 posti letto, che si aggiungono ai 46 già presenti; alla dotazione di un auditorium per seminari, conferenze e convegni; sale studio e punti ristoro. Inoltre, si prevede l’istituzione di uno Sportello unico per lo studente, in grado di coordinare l’offerta esistente. Per quanto riguarda lo sport, Unimore e Comune intendono promuovere il centro universitario sportivo, Cus, attivando collaborazioni con la Fondazione per lo Sport del Comune di Reggio Emilia, che rendano possibile l’utilizzo di palestre e campi sportivi per gli studenti universitari.
Infine, è previsto un investimento continuo su iniziative di agevolazione per la fruizione di sconti presso istituzioni culturali della Città, in particolare con la Fondazione “Teatri”, per sostenere la diffusione della cultura e del sapere, della musica e della danza, dello spettacolo di alta qualità tra i giovani. L’obiettivo complessivo del progetto è quello di aumentare, nei governi cittadini, la consapevolezza delle risorse di ricerca e di sapere disponibili negli Atenei loro vicini, orientando questi ultimi a un compito civico di servizio, che, senza tradursi in mero volontariato, superi le modalità della tipica prestazione professionale, in un’ottica di scambio tra soggetti aventi interessi strategici condivisi.
2.Il Comune come destinatario del trasferimento della conoscenza scientifica prodotta nelle Università
I settori della ricerca universitaria toccano praticamente tutti gli ambiti di policy delle amministrazioni comunali, ragion per cui esistono interessanti esperienze di trasferimento della conoscenza scientifica.
Gli esempi scelti riguardano, in particolare, l’attuazione di processi di innovazione sociale che evidenziano la creazione di nuove soluzioni possibili a problemi “di sistema”.
- Il primo esempio è il Piano Locale del cibo di Pisa;
- il secondo è “LabGov”, un laboratorio sul campo dedicato alla gestione dei beni comuni.
Il Piano Locale del cibo a Pisa prevede la costruzione di una strategia sul cibo in modo da ottenere significativi risultati in tema di salute pubblica, protezione ambientale, salvaguardia del paesaggio e delle risorse naturali, corretta gestione del territorio, coesione sociale e un più adeguato livello di reddito per gli agricoltori, elemento sempre più messo in discussione dalle dinamiche dei mercati globalizzati. In quest’ottica il Laboratorio di studi rurali “Sismondi” dell’Università di Pisa, in accordo con l’amministrazione provinciale e con le amministrazioni comunali, ha avviato una riflessione sulla costruzione di strategie urbane sul cibo. Il percorso di strutturazione e definizione del Piano del cibo della Provincia di Pisa ha preso avvio con l’approvazione di un atto di indirizzo politico approvato dal Consiglio Provinciale in cui sono state individuate le tappe attraverso le quali procedere. Il percorso individuato prevede la creazione di una carta del cibo, nella quale sono precisati la visione e gli obiettivi di massima; la precisazione di una strategia per il cibo, finalizzata ad identificare i punti critici del sistema locale e le soluzioni praticabili con la definizione delle priorità di azione; la costruzione del Piano del cibo, volto a coordinare gli strumenti attualmente disponibili, per arrivare, ad esempio, a disegnare e promuovere l’acquisto di prodotti locali nelle stesse mense scolastiche ed universitarie, e negli ospedali.
Il LabGov, laboratorio per la governance dei beni comuni, invece, è un’esperienza che nasce all’interno dell’Università LUISS di Roma, e propone, contestualmente, agli studenti una attività di apprendimento sul campo e ai Comuni coinvolti la realizzazione di una nuova modalità di gestione dei beni comuni. Si tratta di un progetto di formazione universitaria, realizzato in stile in house clinic: lo stage viene fatto all’interno dell’Università come fosse una grande ONG che lavora per la Città. L’idea di fondo è che, per ottenere la rigenerazione sociale ed istituzionale, sia necessario creare rapporti di collaborazione tra i cittadini, le amministrazioni, le imprese, le associazioni e tutti gli altri attori della Città, per condividere le modalità e le regole per prendersi cura dei beni comuni, materiali o immateriali, nelle aree urbane e le comunità locali. A questo fine, LabGov sta portando la ricerca scientifica e lo studio all’interno di progetti innovativi realizzati in collaborazione con alcuni Comuni: ad esempio Bologna per l’attuazione del Regolamento per la cura dei beni comuni urbani; Mantova per l’istituzione di un patto territoriale (CO-Mantova), che vede protagoniste le istituzioni insieme alle imprese, alle associazioni, e a singoli cittadini che si attivano per la realizzazione di iniziative di cura del bene comune e di sviluppo della Città.
In relazione al tema del sistema culturale integrato, un esempio interessante è quello di Pavia.
“Pavia in rete” è un progetto del Comune di Pavia, finanziato dalla Fondazione Cariplo, che ha l’obiettivo di valorizzare i beni culturali della Città, attraverso la gestione integrata dei medesimi, nell’ambito di un raccordo delle risorse culturali della Città. L’Università di Pavia è tra i soci sostenitori del progetto, con EDISU, Collegi di merito, IUSS, CCIAA. All’interno di “Pavia in rete”, l’Università ha contribuito alla realizzazione di molti eventi; ad esempio, nel 2014, il workshop dedicato a “Nuovi modelli per sistemi culturali urbani”, le Giornate di formazione per operatori culturali, i Tavoli di lavoro per l’organizzazione di iniziative di sensibilizzazione del tema.
Inoltre, l’Università ha stipulato una convenzione con il Comune per la definizione di un sistema di bigliettazione integrato, con emissione cumulativa del biglietto e della My Museum Card, al fine di potenziare la fruibilità dei beni culturali della Città. In forza di tale convenzione, il Comune di Pavia ha concesso il patrocinio gratuito per le iniziative culturali-ricreative programmate dal Museo della Tecnica Elettrica. Da questo accordo nascono ulteriori proposte: il Sistema Museale di Ateneo (SMA) promuoverà la My Museum Card plus insieme ai Musei Civici. Il Comune, da parte sua, contribuirà alla promozione delle iniziative culturali programmate dallo SMA, anche attraverso l’uso di spazi di affissione dedicati, e faciliterà le migliorie strutturali dello SMA, per contribuire ad una gestione integrata e più efficiente dei beni museali di proprietà dell’Università.
3.Sostegno all’imprenditoria giovanile direttamente legata alla ricerca
Ci sono esempi interessanti rispetto al valore che possono produrre spin-off e start-up. Tra questi si propongono, di seguito, due esperienze di spin-off universitari che offrono soluzioni e servizi innovativi alle Città.
Si tratta di Last Minute Market, spin-off dell’Università di Bologna, e di Kiunsys, spin-off dell’Università di Pisa. Inoltre, si presenta un esempio che evidenzia il ruolo che possono giocare gli incubatori universitari all’interno dell’ecosistema locale a supporto dei processi di innovazione sociale attivati dall’amministrazione comunale. Si tratta di Torino Social Innovation, un programma di supporto alle nuove imprese sociali.
Iniziando l’analisi dall’esperienza di Last Minute Market (LMM), va precisato che si tratta di una società spin-off dell’Università degli Studi di Bologna, nata nel 1998 come attività di ricerca. Dal 2003, Last Minute Market diventa una realtà imprenditoriale che opera su tutto il territorio nazionale sviluppando progetti territoriali finalizzati al recupero dei beni invenduti, o non commercializzabili, a favore di enti caritativi. LMM si avvale, poi, di un gruppo operativo affiancato da docenti e ricercatori universitari. Con oltre 40 progetti attivati in Comuni, Province e Regioni italiane, LMM ha consolidato un metodo di lavoro efficace ed efficiente, che permette di attivare, in maniera progressiva, il sistema donazioni/ritiri, tenendo sotto controllo gli aspetti nutrizionali, igienico-sanitari, logistici e fiscali.
Per quanto concerne, invece, la realtà di Kiunsys, si tratta di uno spin-off dell’Università di Pisa, ed è, ora, riconosciuta come start-up innovativa. La sua missione è quella di realizzare tecnologie pensate per innovare la gestione e il controllo della logistica urbana, della sosta e della circolazione. Le soluzioni di questa organizzazione sono funzionali alla smart mobility. L’idea forte è quella di integrare i vari prodotti, i servizi di mobilità e di sosta in un’unica piattaforma centrale in grado di gestire, oltre al software e all’hardware di altri produttori, i sensori di parcheggio, i varchi di mobilità e le varie applicazioni di mobilità e di sosta.
Infine, va ricordata l’esperienza di Torino Social Innovation, un progetto realizzato dal Comune di Torino che ha visto protagonisti, insieme ad altri attori del territorio, l’Università e il Politecnico di Torino. Il progetto finanzia e supporta la creazione e lo sviluppo di nuove imprese sociali attraverso una selezione attenta ed un percorso di accompagnamento. L’obbiettivo di Torino Social Innovation è quello di promuovere la cultura dell’innovazione sociale, di supportare processi di creazione di comunità creative e di sostenere lo sviluppo di nuove forme di economia collaborativa, facilitando lo sviluppo di progetti imprenditoriali per una economia di mercato più dinamica, inclusiva e sostenibile.
All’interno del progetto, le idee imprenditoriali che si candidano devono superare un primo momento di valutazione e, successivamente, passano ad una Commissione formata dal Comune, dall’incubatore del Politecnico, dall’incubatore dell’Università, da una società selezionata che fa assistenza tecnica per il Comune e da un servizio della Provincia che si chiama “Mettersi in proprio”. Se l’idea supera anche questa selezione, allora viene associata ad uno dei due incubatori o alla società di consulenza, per procedere allo studio d’avanzamento dell’idea di impresa e alla creazione di un business plan. Questo percorso può durare da uno a cinque mesi. Di fatto, ammettere queste imprese alla misura di accompagnamento è un modo per finanziarne l’avvio; infatti, è il Comune a sostenere i costi d’incubazione e consulenza di queste nuove imprese.
4.Residenzialità: nuove opportunità.
Interessante è la proposta del Comune di Bologna, con il progetto denominato “Porto 15”, il quale non si rivolge solamente agli studenti ma, in generale, a tutti i giovani dai 18 ai 35 anni. Il progetto “Porto 15” nasce su iniziativa del Comune di Bologna che nel 2009 partecipa e vince un bando pubblico, promosso dal Dipartimento per la Gioventù, per la selezione di progetti volti ad incrementare la disponibilità di alloggi da destinare in locazione ai giovani nelle Città metropolitane. “Porto 15” è, infatti, un co-housing ad iniziativa interamente pubblica, costituito da 18 alloggi, con circa 45 posti letto, all’interno di uno stabile di proprietà dell’ASP–Comune di Bologna, situato in pieno centro storico, a ridosso del distretto culturale denominato Manifattura delle Arti. L’obiettivo è di sperimentare una nuova forma di abitare collaborativo rivolta a giovani al di sotto dei 35 anni.
Nel 2015 si sono avviati i lavori di sistemazione di questo spazio; “Porto 15” sarà abitato da giovani tra i 18 e i 35 anni, single o in coppia, con o senza figli, dando vita ad una comunità eterogenea composta da studenti universitari, giovani professionisti, lavoratori, famiglie con bambini, genitori soli con figli, coppie e piccoli gruppi di coabitanti. Oltre agli appartamenti privati, vi sono spazi ad uso collettivo e spazi semi-comuni. Gli spazi comuni costituiscono la massima espressione della funzione sociale e di collaborazione della residenza. In essi i coabitanti possono coltivare molti dei loro interessi, singolarmente o in gruppo;
Gli esempi presentati, di seguito, sono il Comune di Brescia e l’Università Roma Tre, che mostrano una attività importante e costante di sensibilizzazione e di coordinamento sui temi della mobilità sostenibile. Nel caso di Brescia, il ruolo del Comune è quello di un partner, mentre nel caso di Roma Tre più quello di un regolatore, da una parte, e di interlocutore per la riorganizzazione dei servizi, dall’altra. Inoltre, si cita il Coordinamento Nazionale Mobility Manager Università, ossia un gruppo di confronto che favorisce lo scambio di pratiche ed esperienze tra queste figure create all’interno delle Università.
Partendo, quindi, dalla realtà lombarda, dal 2011 è in atto il progetto “Brescia Città&Università” che promuove iniziative per gli studenti ed i dipendenti, in collaborazione con il Gruppo Brescia Mobilità e il Comune di Brescia. Tra le iniziative promosse figurano convenzioni per tariffe agevolate per il parcheggio delle biciclette; “Bicimia”, il sistema automatico di noleggio bici; il car sharing; abbonamenti autobus e abbonamenti parcheggi.
Nel 2011 è stato, poi, stipulato un accordo-quadro tra Università e Comune di Brescia affinché i due enti collaborino e condividano le tematiche della mobilità sostenibile. Sempre dal 2011, è in vigore l’abbonamento ridotto al 50% al TPL per le matricole e per gli studenti Erasmus.
Per quanto concerne l’Università degli Studi di Roma Tre, si segnala la presenza di un Mobility Manager che ha sviluppato numerosi progetti ed iniziative, tra le quali si ricorda il Piano degli Spostamenti Casa-Lavoro di Ateneo e il Piano degli Spostamenti Casa-Studio per gli studenti; il progetto, in collaborazione con il Municipio VIII, di un percorso ciclabile di circa 50 km di collegamento delle sedi universitarie tra di loro, con le fermate metro e con i poli caratteristici del quartiere; l’attivazione, sul sito ufficiale di Roma Tre, di un sistema di car-pooling rivolto a tutti gli studenti, mentre per i dipendenti, l’ATAC, azienda dei trasporti romana, ha studiato un nuovo car-pooling; l’acquisizione di abbonamenti Metrebus annuali per Roma e per il Lazio a prezzi scontati per i dipendenti, con la possibilità di acquistare la tessera Metrebus con rate deducibili dallo stipendio; la donazione, da parte del Comune di Roma all’Università Roma Tre, di una flotta di 12 ciclomotori elettrici destinati al personale per gli spostamenti di servizio tra le sedi; il programma di raccolta di biciclette inutilizzate che, una volta donate all’Università da studenti, dipendenti, associazioni, istituzioni e cittadini, verranno rinnovate e riparate per essere affidate agli studenti Erasmus ospitati dall’Università; convenzioni con ItaloTreno e Trenitalia a vantaggio sia degli studenti che dei dipendenti.
5.Sport studentesco
Lo sport ha una valenza formativa per ogni persona, con o senza disabilità, ad ogni età e in ogni condizione. È un’occasione di socializzazione, di conoscenza, di crescita e divertimento.
A Parma, ad esempio, è stata adottata una convenzione, tra Università, Comune, Provincia, Comitato Regionale Emilia-Romagna del CIP (Comitato Italiano Paralimpico), Centro Universitario Sportivo (CUS), ACI, INAIL e Azienda USL per la promozione di attività sportive per persone con disabilità. In questo accordo, ogni istituzione ha assunto impegni precisi. L’Università si impegna nella gestione di “Sportello-tutti”, uno Sportello per l’orientamento allo sport con personale professionalmente competente e adeguate risorse informatiche.
Contestualmente, l’Ateneo presenta le opportunità che la Città di Parma offre alle persone disabili che intendono cimentarsi in una attività sportiva, motiva alla pratica sportiva, con particolare attenzione nel valorizzare le risorse e le capacità dell’interessato; fornisce consulenza psicologica di accompagnamento anche per affrontare e risolvere eventuali nodi critici; garantisce la certificazione dell’idoneità alla pratica dello sport scelto. Il Comune di Parma, da parte sua, si impegna a eseguire la mappatura delle società sportive e a monitorare l’adeguamento delle strutture sportive del territorio comunale già esistenti per garantirne l’accessibilità.