L’ascesa al potere di Hua Guofeng coincise con l’arresto della Banda dei Quattro. Essa fu anche comunemente associata al Piano Decennale 1976-1985 e al conseguente sviluppo delle Quattro Modernizzazioni di Zhou Enlai. Il pensiero politico di Hua Guofeng si fondava sulla “politica dei due qualsiasi” (两个凡是), una serie di principi secondo cui qualsiasi decisione precedentemente presa da Mao Zedong doveva essere appoggiata e supportata (Bordone, 2006).
Gli anni 1976-1978 segnarono una continuazione delle politiche socio – economiche intraprese da Mao prima della sua morte, e l’estensione della meccanizzazione a fondi agricoli di maggiori dimensioni, ottenuti dall’aggregazione di piccoli campi, allo scopo di garantire un maggiore raccolto. Questo nuovo modello di gestione della terra aveva tratto ispirazione da una sperimentazione presso il villaggio Dazhai, in cui i contadini furono invitati a caricarsi degli interessi della società (Hinton, 1999) a spese del proprio interesse personale. Grazie alle sinergie messe in atto dagli abitanti di Dazhai, terreni aridi fu così trasformati in luoghi fertili da destinare anche alla coltivazione del riso, come si può notare dall’immagine scattata nel 1971 (Zhao e Woudstra, 2007). Una serie di canali di irrigazione, pozzi, dighe avevano permesso all’uomo di domare la natura, con l’obiettivo raggiungere l’autosufficenza attraverso il soddisfacimento dei bisogni primari e la protezione della comunità dal rischio di ulteriori carestie.
Il programma politico di Hua Guofeng mirava a controllare le diseguaglianze socio economiche del paese, ad accelerare la statalizzazione delle imprese e ad aumentare gli investimenti pubblici (Bramall, 2009). Lo sviluppo dell’industria pesante e la meccanizzazione in campo agricolo, rappresentavano le priorità del governo. Tuttavia per realizzarle si rendeva necessaria una politica commerciale concentrata sull’approvvigionamento dall’estero di tecnologie e petrolio, determinando così un peggioramento della bilancia commerciale a causa di un incremento delle importazioni rispetto al PIL dal 2.2% nel 1971 al 5% nel 1978 (SSB, 1999).
La spesa del governo per investimenti aumentò di 15 miliardi in solo un anno (1977-1978), e sebbene avesse determinato il più alto deficit di bilancio mai verificato prima di allora (SSB, 1999), lasciava intravvedere la grande crescita economica del paese attraverso un incremento del PIL nazionale del 5.1%. Questo dato aggregato era accompagnato da altri segnali positivi come un aumento del PIL pro capite del 2.6%, accompagnato da un aumento della propensione al consumo e dell’aspettativa di vita (Maddison, 2006).
Nonostante i dati confortanti, le riforme agricole non riuscirono a colmare le diseguaglianze tra aree urbane e aree rurali e le riforme industriali cominciarono a fallire uno dopo l’altra per errori non solo nella pianificazione e per la carenza di energia elettrica, ma anche per l’incapacità di assolvere i debiti contratti per la fornitura di tecnologie dalle potenze estere (Bergere, 2000)
Colpita dall’ennesimo “balzo all’indietro” (Mac Farquar. 1997), la Cina di fine anni ’70 poteva solo essere salvata dalla figura di Deng Xiaoping, ancora una volta riammesso nelle file del PCC. Nominato vice presidente del partito nel 1977 al terzo plenum del X Comitato centrale, diventava così la terza figura politica più importante solo alle spalle di Hua Guofeng e Ye Jianying. L’ideologia politica di Deng era spesso in contrasto con quella di Hua Guofeng e si basava sul ritorno ad una vita semplice fatta di modestia e saggezza, prendendo le distanze dalla Rivoluzione Culturale (Bordone, 2006).
Deng utilizzava per promuovere il suo programma politico lo slogan “实事求是” ovvero “cercare la verità nei fatti.” Partendo da un approccio più flessibile al pensiero maoista, questo slogan presupponeva l’adattamento della teoria alla realtà quotidiana. I primi segni del consenso guadagnato da Deng Xiaoping cominciarono ad apparire nel giugno 1978, quando la sua linea di pensiero pragmatica fu appoggiata dalla stampa cinese: non solo il quotidiano Guangming Ribao ma anche il Quotidiano del popolo e il Giornale dell’Esercito Popolare di Liberazione pubblicarono un articolo dal titolo “La pratica è l’unico criterio della verità”, criticando apertamente la politica dei “due Qualsiasi” di Hua Guofeng (Bordone, 2006).
Non solo l’opinione pubblica e la stampa si schierarono a favore di Deng Xiaoping, ma anche un numero sempre più cospicuo di membri del PCC, i segretari regionali del partito e i vertici dell’esercito popolare di liberazione decisero di appoggiare apertamente “l’uomo del gatto”.
L’ascesa di Deng fu confermata ufficialmente con il terzo plenum dell’undicesimo Comitato centrale (18-22 dicembre 1978). E fu proprio sotto la guida di questo leader che si verificò la transizione dell’economia cinese da socialista a socialista di mercato, rompendo così l’isolamento del paese (Bramall, 2009).
BIBLIOGRAFIA
Bergere, M.C. (2000) La Cina dal 1949 ai giorni nostri, Bologna, il Mulino.
Bordone, S. (2006). LA LOTTA PER LA SUCCESSIONE A MAO E LA FINE DEL MAOISMO. Il Politico, 71(3 (213)), 5-39.
Bramall, C. (2009) Chinese Economic Development. London and New York: Taylor and Francis, Routledge
Hinton, W. (1999) Mao’s Beloved Model Village. Available at: <http://content.time.com/time/world/article/0,8599,2054307,00.html> (Accessed 8 May 2021).
MacFarquhar, R. (1997) The Politics of China: The Eras of Mao and Deng. 2nd edn. Cambridge: Cambridge University Press.
Maddison, A. (2006). ‘World Population, GDP and Per Capita GDP, 1–2003 AD.’ Available at: http://www.ggdc.net/maddison/oriindex.htm
SSB – Zhongguo guojia tongjiju (Chinese State Statistical Bureau) (1999). Xin Zhongguo wushinian tongji ziliao huibian (Collection of Statistical Material on Fifty Years of New China). Beijing: Zhongguo tongji chubanshe. Zhao, J., Woudstra, J. (2007) ‘In Agriculture, Learn from Dazhai’: Mao Zedong’s revolutionary model village and the battle against nature,’ Landscape Research, 32(2), pp. 171-205.
2 commenti
Commenti disabilitati.