Oggi è di moda parlare di bilancio fra costi e benefici. Si tratta di concetti elementari, eppure anche in questo campo ci sarebbe tanto da discutere.
Già, perché al fine di effettuare un bilancio, bisogna avere almeno due numeri da confrontare, da un lato quello dei costi, dall’altro quello dei benefici, e ciascuno di questi due numeri deve derivare da una somma. Proprio qui nasce il problema. Per effettuare una qualsiasi somma, ad un certo punto bisogna decidersi a tirare una linea di addizione. Parlando di costi, ad esempio, bisogna considerare chiuso l’insieme dei costi.
Un economista farebbe spallucce, ma io – che non lo sono – è proprio qui che voglio scavare.
Prendiamo un qualsiasi articolo di uso comune, ad esempio un elettrodomestico.
Come ben sappiamo nella lista dei costi si dovranno mettere quelli delle materie prime di cui è formato, quelli relativi alla sua realizzazione, quelli di promozione, di trasporto, distribuzione e commercializzazione e infine le imposte. A questo punto si può tirare la “linea di addizione”.
O no?
Io potrei contestare, ad esempio, il costo del trasporto. La cifra più grossa è rappresentata dal costo dell’energia consumata per lo spostamento (carburante), aumentata del compenso per chi effettua il trasporto e dagli altri costi relativi al mezzo, compreso il suo “logoramento”.
Ovviamente i Paesi che hanno disponibilità di materie prime e/o dove costa meno la manodopera, potranno offrire quel prodotto ad un prezzo minore. E’ una cosa ovvia ed incontestabile. E’ meno sacrosanto il fatto che a questo punto convenga, all’umano consorzio, far produrre questi prodotti solo (o prevalentemente) laddove questi prezzi risultano minori e poi farli viaggiare per l’intero pianeta.
Da quasi un secolo a questa parte, nel mondo, la maggior parte di ciò che viaggia, su strada, su rotaia, sull’acqua e per i nostri cieli, sono le merci. Non persone, non idee, non cultura, soprattutto merci, ogni anno di più. Considerato il numero di navi, possiamo ritenere che in questo preciso istante nel mondo stiano viaggiando almeno 2 milioni di container. Per quanto riguarda gli aerei, è stato stimato che oggi, nell’arco di un mese, viaggiano nei nostri cieli oltre 1 milione di “cargo”. Non stiamo a parlare di quanti treni e autotreni.
Se vi fermate a guardare un’autostrada per qualche minuto, vedrete sicuramente passare un tir carico di acqua minerale (quasi una tonnellata per ogni metro cubo); e potete star sicuri che la sta trasportando in un luogo dove l’acqua non manca, magari un paese che produce a sua volta acqua minerale.
Ma quanto inquina una nave, un camion, un aereo? Quanti gas serra vengono emessi ogni giorno con questo sistema? E quali sono i costi delle ricadute di questi inquinamenti oggi. Quali potranno essere in futuro?
La maggior parte degli scienziati che studiano la fisica dell’atmosfera non hanno dubbi che sia l’uomo la causa dell’attuale crisi climatica della Terra, una crisi che provoca eventi sempre più catastrofici, producendo danni a beni messi assieme con anni e anni di lavoro; e non stiamo a parlare degli altri “costi sociali”.
Tutte queste conseguenze non vengono mai comprese nei costi delle merci che viaggiano. Detto in altri termini, nelle economie di mercato di oggi, le somme per determinare il costo di un prodotto sicuramente vengono tirate troppo presto.
In pratica, ciò che è accaduto negli ultimi decenni, è che l’interdipendenza dei rapporti umani, che ci stava portando alla mondializzazione della nostra specie, ci ha portato invece quasi esclusivamente alla globalizzazione delle merci. Siamo sicuri che saremmo in queste condizioni, nel mondo, se nel prezzo di ciascun prodotto fossero compresi anche questi costi “occulti”, se le righe per fare le somme venissero tirate nel punto giusto?
(l’immagine è tratta da: www.cittadarte.emilia-romagna.it)