Segnaliamo che nel mese di aprile sono stati pubblicati alcuni importanti rapporti economici internazionali, il Rapporto annuale BCE relativo al 2018, il rapporto dell’Ocse sull’Italia e il “World Economic Outlook” del Fondo Monetario Internazionale sulle prospettive di crescita dell’economia mondiale.
Ci soffermiamo sul Rapporto annuale 2018 della BCE, pubblicato ad inizio mese ed i cui dati principali riguardano l’Area euro e sono relativi al Pil, che nei 19 Paesi dell’Eurozona è aumentato nel 2018 dell’1,8% rispetto al 2017, che a sua volta aveva segnato un +2,5% rispetto all’anno precedente: un minore aumento, dunque, che è stato ulteriormente frenato dall’Italia che, fra tutti i Paesi dell’Eurozona, è quello che è cresciuto di meno con un +0,9% (ed era +1,6% nel 2017): vedasi a tale proposito la tabella 2.1 a pag.14 del documento statistico allegato al Rapporto annuale. Un dato ancor più negativo se consideriamo che l’export dell’Italia, che si era incrementato del 5,9% nel 2017, è comunque aumentato nel 2018 dell’1,9% confermando che i problemi dell’Italia restano principalmente legati al mercato interno che non è in grado di recuperare la crescita perduta (vedasi in proposito la tabella 2.5 a pag.18 del documento statistico di cui sopra).
Per contro l’inflazione, che nell’Eurozona era dell’1,5% nel 2017, è aumentata all’1,7% nel 2018, principalmente a causa dell’incremento dei prezzi dell’energia e, in minor misura, dei prodotti alimentari.
Un dato significativo del Rapporto BCE è però anche quello dell’attivo di bilancio della Banca Centrale Europea per effetto della politica monetaria, ed in particolare del programma di acquisto attività (da 80 a 15 miliardi di euro al mese), che è ora pari a ben 3.400 miliardi di euro. Questo dato è ancora più significativo se rapportato al debito pubblico italiano, che ammonta a poco più di 2.300 miliardi: vuol dire che la BCE è stata in grado, in questi ultimi anni e in particolare dopo la grave crisi dei debiti sovrani del 2011, con la guida di Mario Draghi, di creare liquidità aggiuntiva pari a quasi una volta e mezza il debito pubblico italiano, e questo senza generare inflazione. Altri Paesi, dotati di sovranità monetaria ma che non hanno l’economia dell’Eurozona (che, ricordiamolo, è di poco inferiore a quella statunitense), adottando provvedimenti di espansione monetaria non solo non sono riusciti a risolvere i loro problemi economici interni, ma anzi ne hanno creati di nuovi con l’iperinflazione; l’ultimo caso, che è di cronaca attuale più che di storia, è quello del Venezuela dove l’inflazione ha raggiunto il tasso record di 10 milioni per cento.
Il rapporto economico dell’Ocse, anch’esso di inizio aprile, prevedeva per l’Italia una crescita del Pil contenuta allo 0,2% per il 2019 e allo 0,5% per il 2020, con la raccomandazione di elaborare programmi di riforma delle istituzioni e di investimenti pubblici finalizzati allo sviluppo territoriale del Paese. Il World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale ha ulteriormente ridotto le stime di crescita per l’Italia, portando la previsione per il 2019 ad un modesto +0,1%, mentre l’economia mondiale nel suo complesso è prevista in crescita per +3,3%, in leggera contrazione rispetto al 2018 (+3,6%) ma con previsione di ritorno al +3,6% per il 2020.
Questi i “link” ai Rapporti citati:
Banca Centrale Europea – Rapporto annuale 2018 – aprile 2019
OECD – Rapporto economico Italia – aprile 2019
Fondo Monetario Internazionale – World Economic Outlook – aprile 2019