La vicenda Regeni ha avuto verso la fine dello scorso anno un sussulto di interesse mediatico a seguito della detenzione prolungata e ingiusta nelle carceri egiziane del giovane studente dell’Università di Bologna, Patrick Zaki, della restituzione alla Francia della Legion d’Onore, assegnata al Leader egiziano Al-Sisi, da parte dello scrittore e intellettuale Corrado Augias, dell’esposto nei confronti del Governo italiano, sulla base della legge 185/90, da parte dei genitori di Giulio Regeni per la vendita di armi all’Egitto, “i cui governanti sono responsabili di gravi violazioni dei Diritti umani” e nei giorni scorsi della pubblicazione dell’editoriale della rivista Nigrizia dei Missionari Comboniani, dedicata al Continente africano e agli africani nel mondo.
Si è passati in pochi giorni, dopo 5 anni dalla morte del ricercatore italiano, da posizioni di solidarietà alla famiglia sempre più flebili al trascorrere del tempo, a prese di posizione più legate alla natura della vicenda, agli attori in campo e agli intrecci supposti o reali che sono alla base dei comportamenti dei governi coinvolti.
In particolare la presa di posizione della famiglia Regeni e l’editoriale di Nigrizia hanno assunto sulla vicenda toni decisamente schierati che non ammettono fraintendimenti o spazi di mediazione, il Governo italiano viene accusato di svolgere un ruolo negativo in tutta la vicenda in quanto sosterrebbe la ragione di Stato a fronte della ragione della Giustizia, della dignità e dei Diritti.
Tale deciso cambiamento del contesto e le prese di posizione di importanti attori, ovviamente la famiglia Regeni e l’accreditata Rivista dell’importante Istituto missionario, non potrà rimanere inascoltato, nonostante l’accusa e il rinvio a giudizio (compensatori ?) da parte della Procura di Roma di 4 poliziotti egiziani, ed è evidente che l’argomento “Ragioni di Stato e Ragioni della Giustizia, della dignità e dei Diritti” verrà a galla con inevitabili schieramenti.
Riportiamo, di seguito, l’Editoriale di Nigrizia – Gennaio 2021, in modo integrale allo scopo di mettere in evidenza il tono che ha assunto la vicenda e i temi in discussione.
Nigrizia
L’Editoriale di gennaio 2021
L’Italia che vende Regeni, di Filippo Ivardi Ganapini (https://www.nigrizia.it/notizia/litalia-che-vende-regeni)
Manifesto della campagna di mobilitazione “Stop armi Egitto”
La Repubblica italiana fondata sugli affari svende i suoi giovani sul libero mercato delle armi, del petrolio e del gas. È vergognosa la vicenda Regeni: il giovane ricercatore friulano è stato pedinato, arrestato, torturato al Cairo e ucciso nel febbraio del 2016 dai servizi segreti egiziani.
Da allora tante vane promesse di ricerca della verità da parte dei politici italiani che, alla prova dei fatti, si sono inginocchiati davanti all’odore degli affari lasciando sola la famiglia Regeni, il lavoro della magistratura italiana e l’impegno della società civile.
In nome dei soldi i politici di “casa nostra” hanno stretto l’occhio al dittatore egiziano al-Sisi che viola ripetutamente i diritti umani, silenzia ogni dissenso interno e tiene in prigione oltre 60.000 prigionieri politici.
Nonostante questi crimini – nonostante i boicottaggi dei magistrati egiziani nelle indagini su Regeni e la detenzione prolungata del giovane studente all’Università di Bologna, Patrick Zaki – non si è arrestata la “commessa del secolo” (al momento 1,2 miliardi di euro, in futuro probabilmente tra i 9 e gli 11 miliardi di euro) per la vendita di sistemi militari italiani all’Egitto, come denuncia la Campagna di pressione alle Banche armate.
Il paese dei faraoni è il primo di destinazione delle nostre armi con 872 milioni di euro nel 2019 !
Pur di vendere non guardiamo in faccia a nessuno! Avanguardia occidentale nel Nordafrica, il colosso egiziano si arma fino ai denti per reprimere i contestatori, per difendere i giacimenti di gas dell’Eni, al largo delle sue coste, dalla minaccia turca e per fare la voce grossa con l’Etiopia sulla diga della rinascita al fine di controllare le acque del Nilo.
L’alleanza italo-egiziana sul versante economico sembra sia stata determinante anche nella liberazione in Libia dei 18 pescatori di Mazara del Vallo, nel dicembre scorso.
Il generale libico Haftar, che li aveva sequestrati e che controlla la Cirenaica con il convinto sostegno di al-Sisi, ha costretto il premier Conte e il ministro degli esteri Di Maio a scendere in Libia il 17 dicembre scorso per liberare i pescatori.
Così Haftar ha di fatto rilanciato, sul piano internazionale, il suo ruolo politico in affanno da mesi. In contropartita, sottobanco, al-Sisi porta a casa un allentamento della pressione italiana su Regeni e l’Italia la garanzia per le aziende petrolifere italiane di continuare ad avere un pezzo della torta nel giacimento di Abu Attifel, nel cuore della Cirenaica.
Ne salviamo alcuni per affondarne quanti ? A quale prezzo?
L’odore degli affari e i traffici che li alimentano non sentono il grido della giustizia, della dignità delle persone e dei diritti. Vergognati Italia! La richiesta della famiglia Regeni di ritirare l’ambasciatore dal Cairo è finita nel vuoto della politica schiava della finanza. La rottura delle relazioni con l’Egitto non sembra certo all’ordine del giorno né in Italia né in Europa dopo che Macron – paladino, sulla carta, dei diritti umani – ha conferito ad al-Sisi il mese scorso il riconoscimento della legione d’onore.
Venduto Regeni, sono affondate l’Italia e l’Europa del diritto.