Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne
Secondo report relativo all’incontro di approfondimento del 20 novembre 2020: “Presentazione del libro “Violate” di Graziella Priulla”
di Annalisa Ferrari*
Peccato che i report scritti a conclusione degli incontri che si stanno svolgendo nel ricco programma di eventi proposti da CDS Cultura e CDG-Centro Donna Giustizia, non possano esprimere esaurientemente l’energia progettuale e la ricchezza di saperi che si colgono nelle conversazioni, nei dibattiti e nelle interlocuzioni, che, nelle varie dirette pubblicate nella pagina facebook di CDS Cultura, le nostre ospiti esprimono dal vivo con l’eccellenza delle specifiche competenze, pur nella difficoltà dei collegamenti on line!
Il resoconto che segue quindi, vuole costituire un modo per appuntare le tante sollecitazioni colte, senza l’ambizione della completezza del tanto emerso e senza, ovviamente, il calore e il colore delle esposizioni.
Parliamo dell’evento di venerdì 20 novembre, con la presentazione del libro “Violate” di Graziella Priulla, in vivace conversazione con Paola Castagnotto, Presidente del Centro Donna Giustizia (disponibile sulla pagina Facebook e su YouTube).
In apertura, a cura di chi scrive, l’inquadramento generale del progetto complessivo, declinato sul tema della violenza economica sulle donne. Un progetto pensato in sinergia e sintonia tra il CDS Cultura e il Centro Donna Giustizia per onorare in maniera non scontata, ma adeguata ai tempi problematici che stiamo vivendo, la ricorrenza della “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, che vede la collaborazione di UDI e CGIL, CISL e UIL e i patrocinii di ASviS, Comune e Provincia di Ferrara e Regione Emilia Romagna (che si ringrazia per il contributo a sostegno dell’impegno progettuale).
L’unità progettuale delle due associazioni, pur nella diversa specificità identitaria, CDS economica e CDG a contrasto della violenza, ha avuto un univoco obiettivo: quello di analizzare e approfondire l’aspetto meno indagato delle violenze sulle donne, quello economico.
Aspetto che anche nell’incontro con la Professoressa Priulla, non viene trascurato, ma sviluppato partendo dalla sua genesi, diciamo così, più culturale.
Ma andiamo per gradi, spiegando innanzi tutto perché è stato così determinante nel nostro compendio progettuale, assicurarci la presenza di Graziella Priulla, saggista, docente all’Università di Catania, sociologa dei processi culturali e comunicativi e formatrice sui temi della differenza di genere: la motivazione è data dal fatto che uno dei motori principali di un cambiamento e di uno “sblocco” sul fronte dell’economia, si ritiene risieda in un cambio di passo culturale.
La violenza economica si presenta come un prisma dalle molteplici sfaccettature: politiche, sociali, giuridiche, finanziarie, amministrative, imprenditoriali e tanto altro, alla cui base permangono pregiudizi, stereotipi e convinzioni limitanti che relegano la donna ad un ruolo marginale e subalterno; questi elementi hanno una matrice “culturale” nel suo senso più strettamente antropologico, cioè quel “sistema di norme e di credenze esplicite, elaborata in modi più o meno formalizzati. Costumi e abitudini acquisite da esseri umani per il semplice fatto di vivere in determinate comunità, comprese quindi le azioni ordinarie della vita quotidiana”. Questo è quello che citano i manuali di antropologia culturale e questo è quanto emerge dalla constatazione di un’analogia nella “ritualità” sociale del nostro quotidiano.
Una ritualità, una consuetudine, che non contempla la presenza della donna nei luoghi dove si decide.
E’ necessario quindi partire da qui, dalla consapevolezza della necessità di un cambiamento in termini di abitudini sociali, nel pensiero nel linguaggio, nella condivisione di un maggior protagonismo delle donne per raggiungere quindi anche in ambito economico, un riconoscimento di un affrancamento dalla marginalità.
Le riflessioni di Graziella Priulla, dopo un’apertura relativa alla constatazione della pervasiva violenza e aggressività intimidatoria che ha contaminato comunicazione e linguaggio, si soffermano sul tema dello stupro e dell’ancestrale azione di possesso che ne è alla base. Alla citazione riportata da Paola Castagnotto della lapidaria sintesi di Susan Brownmiller: “Lo stupro come processo cosciente di intimidazione”, Priulla risponde confermandone la condivisione concettuale.
“Violate” infatti si presenta come un disvelamento di una verità misconosciuta: quella di una “cultura” sociale che non sa affrancarsi, perché ormai connaturata e interiorizzata intimamente e quindi invisibile, da un modello patriarcale che non viene nemmeno più messo in discussione.
Un po’ come avvenuto nella storiella dei pesci raccontata da David Foster Wallace: due giovani pesci che nuotano tranquilli incrociano un pesce più anziano che li apostrofa con un «Salve ragazzi! Com’è l’acqua oggi?». I due giovani pesci proseguono per un po’ finché, arrestandosi di colpo, uno guarda l’altro e stupito si domanda: «Acqua? Che cos’è l’acqua?».
La situazione raccontata ha analogie con quanto viviamo e con quanto così bene viene descritto nella circostanziata analisi da Graziella Priulla.
Diamo spesso per scontata la normalità di ciò che ci circonda: linguaggio aggressivo, comunicazione sessista, modalità e azioni violente.
Gli aspetti del vivere quotidiano, abituali “quinte” della nostra esistenza, proprio perché presenti sempre come “sfondo” del vivere quotidiano, non vengono quasi più percepiti e di fatto rimangono invisibili e soprattutto non ne siamo più consapevoli.
“L’acqua è tanta e ci siamo dentro da un bel po’ di tempo.”
Merito di Priulla è aver messo in discussione “un intero sistema di significati e comunicazioni rintracciando e svelando gli equivoci su cui si fonda».
E la sua conclusione ricorda che noi non siamo “l’altra metà del cielo”, ma siamo una delle due metà del cielo.
Capire la differenza in questa citazione attribuita a Mao Tze Tung, è già un buon passo avanti.
*Direttivo CDS Cultura