Negli ultimi 30 giorni il virus ha colpito in modo diverso non solo tra le regioni ma anche all’interno delle stesse regioni. Il Trentino (952 contagi per 100mila abitanti) sfrutta il vantaggio di essere una provincia autonoma per cui è zona gialla, nonostante i valori elevati dell’Alto Adige (1938), così non possono fare però le province lombarde che hanno bassi contagi (Bergamo, Brescia) o campane (Avellino, Salerno) o dell’E-R. (Ferrara, Parma) che hanno un tasso di nuovi contagi inferiore a quello delle province limitrofe. Qualora, come pare, ci dovesse essere un calo degli indici di contagio non è azzardato che sia bene per il paese passare a differenziare tra province e non tra regioni, in modo da favorire quelle più virtuose che registrano non solo bassi tassi di contagi ma anche altri buoni indici. I dati dell’ultimo mese mostrano infatti che la situazione è molto diversa all’interno delle singole province delle varie regioni e che ciò non dipende solo da quanto si chiudono bar, ristoranti, movida (o peggio scuole) etc. ma anche dalla capacità di resilienza dei servizi sanitari (reparti delle terapie intensive, area medica, usca) e da altri fattori ( concentrazione della popolazione,…) e non è quindi un caso che la mortalità sia in forte crescita soprattutto nelle città e molto meno nelle zone periferiche. Più i dati sono dettagliati, più è possibile un’azione efficace, isolare i focolai, motivare la popolazione.