Il 20 giugno scorso è stata presentata a Palazzo Montecitorio la ventisettesima edizione del “Rapporto annuale 2019 – La situazione del Paese” dell’Istat. L’analisi parte dal quadro macroeconomico 2018, caratterizzato dalla guerra commerciale Usa-Cina e dalle incertezze legate alla Brexit, che ha evidenziato nel secondo semestre una decelerazione che per l’Italia è andata peggio degli altri paesi: anche a causa del rallentamento dei consumi interni, il Pil italiano è cresciuto infatti soltanto dello 0,9% contro l’1,7% del 2017, con la previsione di un ulteriore rallentamento (+0,3%) per il 2019; gli investimenti lordi sono però cresciuti nel 2018 del 3,4% ed hanno contribuito per lo 0,6% alla crescita: si vedano, a tale proposito, le considerazioni espresse nella Sintesi del Rapporto, che affronta anche i temi legati allo scenario demografico (l’Italia è seconda nel mondo dopo il Giappone per record di invecchiamento), all’andamento del mercato del lavoro (la disoccupazione è scesa sotto l’11% ma permane sopra la media dell’Eurozona) e alle opportunità per uno sviluppo sostenibile.
Il rapporto Istat cita anche l’Emilia-Romagna, in relazione ad alcune rilevazioni che interessano le diverse regioni italiane e che riguardano sia il mercato del lavoro che settori specifici dell’economia, in particolare in relazione all’ambiente. La nostra regione vede il prevalere di buona occupazione in professioni qualificate per i laureati nella fascia di età dai 20 ai 64 anni: il grafico a pag.182 del rapporto ci vede infatti nel ristretto gruppo delle regioni virtuose, che comprendono Lombardia, Liguria e Lazio. In particolare, il saldo migratorio interregionale di giovani (20-34 anni) vede l’Emilia-Romagna non solo in positivo, ma al secondo posto dopo la Lombardia per attrattività nelle fasce a media ed alta istruzione (pag.136). Il lavoro irregolare, invece, ha avuto nella nostra regione una variazione positiva del 3,8% nel periodo 2012-2016, che però è largamente inferiore ad altre regioni del Nord, e peraltro in diminuzione nella componente locale (-3,9%: si veda la tabella riepilogativa a pag.192).
Il rapporto si occupa anche delle performance delle imprese agricole, fornendo un quadro comparato delle diverse regioni per diversificazione produttiva, redditività e produttività (a pag.104). Affronta (a pag.86 e seguenti) il tema della “pressione antropica del turismo”, che se da un lato è una fondamentale risorsa per il Paese, dall’altro può produrre “stress ambientali”, soprattutto considerando che la maggior parte dei flussi turistici è concentrata in sole cinque regioni: Veneto, Trentino Alto-Adige, Toscana, Emilia-Romagna e Lombardia. Un dato interessante è che nel 2018 gli esercizi ricettivi in Italia hanno visto oltre 428 milioni di presenze, ma il 51,6% dei clienti residenti in Italia e ben il 64,7% dei non residenti (quindi i turisti esteri) hanno privilegiato queste cinque regioni: un dato che fa pensare, considerata la vastità e bellezza delle risorse culturali e paesaggistiche che caratterizzano l’intero nostro Paese e non soltanto una parte di esso. La maggiore produttività nel settore culturale vede in testa la Lombardia e la provincia autonoma di Bolzano, sebbene anche l’Emilia-Romagna presenti aree maggiormente attrattive caratterizzate da una imprenditorialità turistica ben strutturata (pag.87).
Infine, nella relazione complessa che vi è fra ambiente ed economia, il rapporto Istat si sofferma sui fattori di vulnerabilità che sono legati al rischio sismico: dal 1968 al 2016, per gli otto più rilevanti eventi sismici lo Stato ha stanziato risorse finanziarie per oltre 125 milioni di euro, di cui 8,2 milioni hanno interessato la nostra regione (pag.97 del rapporto). Fra le fonti indicate, si veda anche il documento di analisi n.7 del 2017 del Senato della Repubblica.
Istat: RAPPORTO ANNUALE 2019. La situazione del Paese
(l’immagine è tratta da: www.cittadarte.emilia-romagna.it)