Tutti gli studi internazionali pubblicati di recente su Science sulla diffusione del virus mostrano che la trasmissione avviene dove esistono assembramenti come sui trasporti nelle ore di punta o dove si canta al chiuso o dove ci si parla faccia a faccia senza mascherina per più di 15 minuti (o 2 ore con la mascherina). In Sud Corea il contagio è avvenuto in una palestra dove si insegnava fitness ma non dove si faceva yoga in silenzio. Un rapido pranzo di lavoro di 20 minuti dove si mangia e si parla poco non è come una cena di un’ora in cui si parla ad alta voce. Se il luogo è chiuso, affollato e si parla è ovvio che è peggio di uno all’aperto poco affollato e dove si sta in silenzio (oltre ai virologi anche Catalano ci sarebbe arrivato). Tra gli orchestrali i contagi sono tra i fiati e non tra chi suona il violino o il piano. In Giappone è proibito urlare nei parchi perché si sa che stando in silenzio ci vogliono non meno di 15 minuti anche se si sta vicini e senza mascherina per contagiarsi. E’ quindi del tutto evidente che ci si contagia soprattutto al chiuso e se si sta faccia a faccia per oltre 10-15 minuti. Portare ovunque e comunque la mascherina anche se si passeggia da soli (o in auto!) è un non sense ed è impossibile contagiarsi se si incrocia passeggiando una persona; ha solo un significato simbolico, ma bisognerebbe anche informare che portare a lungo la mascherina fa male. Così vediamo in tv talk show di persone al chiuso lontane 2 metri (e va bene) e poi ministri che parlano all’aperto distanti 3 metri da tutti con la mascherina (e non va bene). Per bloccare il virus bisogna intervenire dove si originano i focali (trasporti, assembramenti, cori, cene prolungate al chiuso) perché così dicono tutti gli studi, più che misure grossolane e generalizzate. Si dice che crescendo i contagi mancano i tracciatori. Ma come ha fatto la Germania per esempio? Fin da aprile ha puntato sui tracciatori umani più che sulle App e ha schierato 20mila tracciatori; hanno chiesto ai lavoratori in “cassa integrazione” (kurzarbeit) che hanno certe mansioni (guide turistiche, etc.) di fare temporaneamente questo lavoro dopo un periodo di ovvio addestramento: molto semplice e poco costoso per lo Stato. Se i contagi salgono la strategia migliore è bloccare subito i focolai e per questo occorre avere più tracciatori umani. Noi invece sono mesi che insistiamo con l’App Immuni che ha vari bug e problemi (ieri 143 positivi su 25mila hanno usato Immuni, 0,5% dei positivi…è noto infatti che in Italia usiamo con più destrezza le tecnologie dei tedeschi). Il problema è avere una visione d’insieme e non i singoli pezzi e bocconi (sicura la scuola, le imprese, i bar,…) e non vedere le cose come un insieme, una filiera in cui tutto il processo deve funzionare…ma questo è proprio il problema dell’Italia dove i servizi funzionano a compartimenti stagni e un po’ anche della scienza che sviluppa una notevole capacità di analizzare i singoli pezzettini ma non vede l’insieme. Abbiamo tanti scienziati “a pezzi”, così nonostante tutti i big data, l’intelligenza artificiale e le App non ci siamo accorti che stavamo deforestando, urbanizzando e distruggendo il pianeta (il Re è nudo). Ritorniamo a vedere l’insieme (“universale”) e poi ad analizzare il “particolare” e non viceversa per favore (anche nell’education).