Ringrazio il CDS per avermi dato l’opportunità di condividere una riflessione sulla scuola, partendo dall’obiettivo 4 dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile che recita: “Assicurare un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti”. L’istruzione contribuisce in maniera determinante alla realizzazione della persona fin dalla tenera età e rappresenta un investimento strategico nella costruzione di una società più felice e giusta per tutti gli uomini.
L’Agenda 2030, è un programma di azione suddiviso in 17 Goals, per le persone, il pianeta e la prosperità. I primo tre Goals si propongono di affrontare i problemi relativi ai bisogni fondamentali dell’essere umano, legati alla sua stessa sopravvivenza: la povertà, la fame, la salute. Questi temi sono stati affrontati nelle precedenti comunicazioni. Il Goal 4 è dedicato all’educazione: in mancanza di questa non è possibile mettere in campo azioni volte ad assicurare la felicità di una comunità coesa ed eticamente responsabile. Si divide in 7 Targets, livelli attesi di performance, misurato attraverso uno o più indicatori, che si desidera ottenere per poter considerare un obiettivo conseguito o raggiunto.
Per essere “sostenibile” un sistema di un’istruzione deve considerare 4 punti:
1- Individuazione dell’obiettivo generale del sistema scolastico.
Qual è l’obiettivo generale del sistema educativo e formativo italiano? Indagando sul sito del MIUR si trova con difficoltà questa definizione dalle Indicazioni nazionali per il curricolo del 2012 “Il conseguimento delle competenze delineate nel profilo dello studente costituisce l’obiettivo generale del sistema educativo e formativo italiano”. Il concetto di competenza è declinato come combinazione di “conoscenze, abilità e atteggiamenti”, in cui l’atteggiamento è definito quale “disposizione/mentalità per agire o reagire a idee, persone, situazioni”.
Il concetto di competenza arriva in Italia da una Raccomandazione europea, modificata dal Consiglio dell’Unione Europea il 22 maggio 2018, con una nuova Raccomandazione sulle competenze chiave per l’apprendimento permanente:
La scuola italiana, ancorata alla lezione frontale e ai contenuti, si è trovata impreparata sulla didattica per competenze. Se per un verso essa cerca di realizzare un profilo in uscita largamente imperniato sulle competenze, non vi è chiarezza sulla loro definizione, selezione e valutazione. La scuola non solo non ha strumenti operativi disponibili alla didattica per competenze, ma non è dotata di una previsione normativa nelle Indicazioni Nazionali.
Tuttavia sono diversi i campi in cui si parla di competenze:
- L’ASL prima, trasformata in PCTO, che richiedono una valutazione delle competenze, rappresentano realmente una porta sul mondo del lavoro?
- L’esame di stato è veramente un momento di valutazione delle competenze in uscita?
- L’equivoco mezzi-fini : LIM e tablet sono strumenti, utilissimi per “variare il menù didattico”, si possono sostituire al dialogo educativo? Rappresentano strumenti per lo sviluppo delle competenze?
La nostra scuola presenta diverse criticità.
1- Cominciamo dalla scuola dell’obbligo, essa è frammentaria. La scuola elementare è priva di coordinamento con le medie inferiori e superiori, i programmi ministeriali prevedono una ripetizione degli stessi contenuti e viene rivolta una limitata attenzione all’attualità e al territorio.
2-La scuola italiana è stata attraversata dalle riforme piu’ fantasiose, che arrivano dall’alto e sono il frutto della mancanza di una visione lungimirante, interventi che impongono continui adattamenti dell’attività didattica, disorientanti e caotici. Alcuni esempi: le tre buste a sorteggio all’esame di stato o i banchi con le rotelline. Sono questi i cambiamenti di cui ha bisogno il nostro sistema di istruzione per rispondere al compito che la comunità gli assegna?
3- Il sistema educativo di istruzione e di formazione italiano è organizzato in base ai principi della sussidiarietà e dell’autonomia delle istituzioni scolastiche (sito MIUR). Ma l’autonomia esiste veramente?
4- La scuola è un’azienda, i migliori istituti sono quelli che attraggono il maggior numero di “clienti”, bisogna stare attenti a non scontentare le famiglie, non più alleate, ma troppe volte avversarie, obiettivo la promozione o la sufficienza.
5- E il DS? Chi è ? Un prius inter pares o un manager?
6- Per non parlare della valutazione dell’offerta formativa: si tratta di mero esercizio burocratico o viene interpretato come un mezzo utile per individuare i punti di debolezza e le possibili azioni correttive?
7- E ancora gli istituti privati che consentono il recupero degli anni scolastici, sono veramente un canale per superare le difficoltà di apprendimento?
2- I soggetti
Docenti, studenti, personale della scuola, famiglie, istituzioni, enti culturali, associazioni e tra questi ci deve essere una relazione su obiettivi condivisi.
2a) I docenti
Nei 7 target del goal 4 l’attenzione per i docenti è citata in fondo al punto 4.c, in cui si parla di “aumentare notevolmente l’offerta di insegnanti qualificati”, pur essendo il perno intorno a cui ruota il sistema scolastico. La migliore ricerca empirica è ormai concorde nello stabilire un collegamento stretto tra la qualità dell’insegnamento e l’apprendimento dello studente. Come un paese seleziona i propri insegnanti, quanto li retribuisce e come ne incentiva l’attività, sono fattori cruciali nel determinare i risultati della scuola.
Bisogna ripensare la struttura della carriera degli insegnanti, per offrire quelle prospettive di avanzamento che costituiscono l’incentivo principale a far bene per chiunque lavora. Bisogna ripensare ai meccanismi di selezione, sveltendo le procedure concorsuali. Ma anche ripensare ad un Progetto nazionale di educazione permanente (lifelong learning) promosso dall’Università, spesso assente e ad un sistema di premialità.
2b- Gli studenti
La povertà educativa
Il Goal 4 stabilisce che entro il 2030 occorre garantire accesso per tutti all’istruzione di ogni ordine e grado (dalla scuola dell’infanzia, fino all’istruzione degli adulti), e in particolare la parità di accesso per i più vulnerabili, per i disabili e per le donne. Il Goal 4 presenta luci ed ombre. Dall’ultimo rapporto Istat sui SDGS 2019 l’Italia è ancora agli ultimi posti in Europa per :
– Numero di laureati – Laurea o titolo terziario – In Italia, il 27,9% dei giovani 30-34enni possiede un titolo terziario. L’obiettivo nazionale previsto da Europa 2020 (26-27%) è stato così ampiamente raggiunto. Tuttavia, il livello rimane molto inferiore alla media europea e superiore soltanto a quello della Romania. Per le donne, la quota di 30-34enni laureate è del 34%, per gli uomini del 21,7%, contro una media OCSE del 43%. L’intera popolazione italiana con un titolo di studio terziario è del 19,6% contro il 32,2% di media UE.(Fonte Istat).
– Tasso di abbandono – Completamento del percorso educativo. Nel nostro paese l’obbligo scolastico ha la durata di dieci anni e riguarda la fascia di età compresa tra 6 e 16 anni (Legge 96 del 2006), ma si adempie con il conseguimento di un titolo di studio, entro i 18 anni. A questo si sovrappone l’obbligo formativo, diritto/dovere a frequentare attività formative fino al 18 anno di età.
Il tasso di abbandono scolastico in Italia nel 2018 è ancora pari al 14,5%. L’Italia si piazza al quart’ultimo posto della classifica europea, superando solo Romania (16,4%), Malta (17,5%) e Spagna (17,9%). L’obiettivo fissato da Europa 2020, prevede che il tasso di abbandono scolastico sia inferiore al 10%. (Fonte Istat). La nostra città, come l’Emilia -Romagna rientra negli obiettivi dell’UE. (Fonte MIUR).
– Competenze
Nel Goal 4 si raccomanda la qualità dell’istruzione impartita, che possa garantire il possesso delle conoscenze e delle competenze non solo per entrare nel mondo del lavoro, ma anche per promuovere lo sviluppo sostenibile.
Campania, Calabria e Sicilia sono le regioni che presentano le percentuali più alte di studenti con scarse competenze alfabetiche e numeriche. Nei Licei troviamo la percentuale più bassa di low performer in tutte e tre le competenze.
(Rielaborazione ISTAT L.C.)
Differenziale di reddito di un diplomato alle scuole professionali rispetto a un non-diplomato è in Italia del 13,6%, contro il 17,4% europeo e il 29,7% tedesco (Fonte Cedefop).
(Fonte ISTAT 2019)
Digital Devide
L’ultimo decennio è stato caratterizzato da un rafforzamento del processo di digitalizzazione, che ha subito una brusca accelerazione durante gli ultimi mesi e che ha cambiato il modo di comunicare, leggere, scambiare informazioni. Popolazione 16-74 anni ha usato Internet negli ultimi 3 mesi: UE 87%, Italia il 76%. In Italia, soltanto il 22% dimostra competenze digitali avanzate , con quote fortemente differenziate per età. I Giovani di 20-24 anni hanno livelli avanzati di competenze nel 41,5% dei casi, per le persone di 65-74 anni la quota è del 4,4%. Il livello rimane tra i più bassi d’Europa.
Nel corso degli anni il ritardo accumulato nelle infrastrutture, nella formazione e nell’ apprendimento delle competenze digitali è andato a discapito della popolazione anziana, dei meno istruiti, delle persone in condizione di povertà e in minore misura delle donne.
La Didattica a distanza
Le famiglie italiane completamente sprovviste di internauti sono il 24,2% del totale, si tratta di quelle costituite da soli anziani e da componenti con basso titolo di studio, al Sud e nei comuni fino a 2mila abitanti.
Il 41,9% dei minori vive in condizioni di sovraffollamento abitativo per smartworking. (un’abitazione viene considerata sovraffollata quando non ha a disposizione un numero minimo di stanze pari a: – una stanza per la famiglia; – una stanza per ogni coppia;- una stanza per ogni componente di 18 anni e oltre; – una stanza ogni due componenti dello stesso genere di età compresa tra i 12 e i 17 anni di età; – una stanza ogni componente di età compresa tra 12 e 17 anni non incluso nella categoria precedente;- una stanza ogni due componenti fino a 11 anni di età, indipendentemente dal genere.) (Fonte Istat 2020)
2c- Istituzioni e società
Le istituzioni sono lontane dalla scuola . Regole sempre piu’ minuziose lasciano pochissimo margine di manovra. Mancano finanziamenti, necessari per un’offerta formativa efficace. Anche la società si dimentica della scuola e se ne ricorda quando viene a mancare. La scuola è afflitta dalla burocrazia che le impedisce di agire con efficacia.
3 – Gli strumenti
Il target 4.a si occupa delle strutture scolastiche: dovrebbero essere luoghi sicuri, inclusivi, efficaci per tutti, adatti alle esigenze di tutti (Agenda 2030).
Lo stato degli edifici scolastici
Alla luce dei cambiamenti climatici in atto e delle sempre più frequenti “allerte meteo” uno dei nodi centrali del dibattito resta anche e sempre quello della sicurezza degli edifici scolastici. Anche qui si investe poco: l’ultimo rapporto nazionale sulla sicurezza delle scuole di Cittadinanzattiva mostra che un edificio scolastico su due ha ricevuto il collaudo statico, meno di uno su dieci ha subito delle migliorie dal punto di vista sismico e in media ogni quattro giorni si verificherebbe un crollo. Mancano palestre.
La spesa per istruzione
Nel 2017 (dati Eurostat più aggiornati), l’Italia ha speso in istruzione – dalla scuola dell’infanzia all’università – circa 66 miliardi di euro, una cifra in calo rispetto ai 72 miliardi di euro registrati nel 2009. In rapporto alla spesa pubblica totale, il nostro Paese è ultimo in Europa (con una percentuale del 7,9 per cento su una media UE del 10,2%) ed è quintultimo, invece, se si rapporta la spesa in istruzione con il Pil (3,8 per cento nel 2017, in diminuzione rispetto al 4,6 per cento del 2009, media UE). In termini quantitativi, meglio di noi fanno anche gli altri grandi Paesi del mondo – oltre a quelli europei – come Stati Uniti, Canada, Giappone e Brasile. Ma il singolo settore di spesa in istruzione che si trova piu’ distante dalla media Ue è quello relativo all’università. Nell’istruzione terziaria, infatti, l’Italia investe – dati relativi al 2017 – lo 0,3 per cento del Pil, contro lo 0,7 per cento della media comunitaria.
Il costo dell’istruzione
Il nostro Paese garantisce il diritto allo studio: le scuole sono pubbliche e gratuite ma le rette universitarie sono ancora troppo alte. Secondo l’ultimo rapporto dell’Anvur l’Italia è il terzo Paese in Europa per rette universitaria più alte (sopra ci sono Inghilterra e Paesi Bassi) e solo uno studente su cinque riesce ad accedere ad una borsa di studio. La spesa universitaria annua è in media di 11,257 euro, ai quali vanno aggiunti i costi per gli universitari fuori sede.
4 – Le relazioni
La Strategia per l’educazione alla cittadinanza globale alla quale sta lavorando il C20, gruppo della società civile del G20, individua l’educazione alla cittadinanza globale tra le priorità per l’istruzione globale, allarga ulteriormente gli orizzonti dell’educazione
La scuola è il luogo dove avviene l’incontro tra generazioni, culture , condizioni di vita e sociali diverse, dove il dialogo e il confronto rappresentano la spinta per la crescita umana di tutte le componenti. E’ la massima espressione della solidarietà e dell’accoglienza e per questo necessita di un piano educativo condiviso, un sistema permanente in cui “scuola, famiglia e comunità assumano ciascuna una specifica responsabilità” (L’educazione creativa – T. Makiguchi, Prefazione di D.M.Bethel, p.XVI).
Vorrei lasciarvi con tre suggestioni da esplorare:
1- Riconoscere il ruolo della natura educatrice – Ritornare al territorio e agli elementi naturali, incoraggiando forme di connessione, ascolto, osservazione riflessione nei loro confronti.
2-Prendere consapevolezza delle nostre difficoltà a comprendere e arginare l’impatto della nostra impronta sul pianeta.
3-Sperimentare nuovi strumenti di didattica: il dibattito, cooperative learning, peer to peer, learning by doing, come suggerito dalle istituzioni europee.
4- Ma soprattutto “Educare alla vita sociale”, alla cittadinanza attiva con un piano didattico integrato della scuola come presidio della democrazia, in cui nessuno deve restare indietro e ognuno possa avere un’occasione per realizzarsi come persona.
Bibliografia – Sitografia
https://www.cedefop.europa.eu/it
https://www.agi.it/fact-checking/spesa_istruzione_italia_ultima_europa-6801447/news/2019-12-28/
http://www.learning4.it/2015/04/01/per-progettare-il-futuro-della-scuola-guardiamo-bene-il-presente/
https://www.openpolis.it/cosa/scuola/
http://istruzioneer.gov.it/dati/fact-sheet/
http://www.nuovi-lavori.it/index.php/sezioni/587-riforma-della-scuola-criticita-e-potenzialita
https://thevision.com/attualita/didattica-distanza-problemi-scuola/
https://www.siped.it/wp-content/uploads/2015/01/DOCUMENTO-SIPED-ripensare-la-scuola.pdf?v=2
https://www.scuolainforma.it/2020/06/25/didattica-a-distanza.html
http://www.learning4.it/2015/04/01/per-progettare-il-futuro-della-scuola-guardiamo-bene-il-presente/
http://annali.unife.it/adfd/article/view/2135
https://www.oecd.org/education/education-at-a-glance/
https://www.siped.it/wp-content/uploads/2015/01/DOCUMENTO-SIPED-ripensare-la-scuola.pdf?v=2
https://www.istat.it/it/files//2019/04/Nota-stampa-SDGs-edizione-2019.pdf
https://www.miur.gov.it/web/guest/come-funziona-il-sistema-scolastico
L’educazione creativa – La Nuova Italia, 1989 – Prefazione di D.M.Bethel, p.XVI.