La disuguaglianza è la madre di tutte le povertà, però prima ancora della disuguaglianza è il modello di sviluppo che incide profondamente sullo stato di degrado della maggioranza della popolazione mondiale.
Attualmente esistono nel mondo oltre un miliardo di automobili private, la maggiore parte presenti nei paesi cosiddetti sviluppati.
Non si migliorerà il benessere dell’umanità e i particolare quello della popolazione più povera se in ogni Paese si raggiungerà il livello di 500 automobili per ogni mille abitanti, attualmente presente nei Paesi occidentali, con il risultato di avere oltre 5.000.000.000 di automobili circolanti.
Il modello di sviluppo che stiamo conducendo, che rappresenta l’obiettivo per i Paesi cosiddetti poveri, avrà effetti disastrosi per l’umanità intera ed in particolare si ritorcerà contro gli stessi Paesi che anelano a tale risultato.
Occorre ridurre la disuguaglianza riducendo contemporaneamente il consumo del pianeta poiché, come ha rilevato Oxfam Stockholm Environment Institute (confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale, attraverso aiuti umanitari e progetti di sviluppo) se non si passa ad uno sviluppo compatibile l’aumento della ricchezza provocherà il contemporaneo incremento del “consumo” del mondo che vede attualmente l’1% più ricco del pianeta inquinare il doppio della metà più povera.
Fra l’altro mentre i “ricchi” inquinano, i più poveri restano travolti dai cambiamenti climatici: durante il 2020, con una temperatura media globale di 1°C al di sopra dei livelli preindustriali stimati, i cambiamenti climatici hanno provocato cicloni violentissimi in India e Bangladesh, invasioni di locuste che hanno distrutto i raccolti in molte regioni dell’Africa, ondate di calore senza precedenti con desertificazione e incendi in Australia e Stati Uniti, mentre il contemporaneo aumento di livello delle acque sta producendo la scomparsa di intere regioni costiere.
In un articolo riferito agli effetti della pandemia del coronavirus alcune settimane Emiliano Sandri affermava fa nel Blog, che “il Covid-19, contrariamente a quanto ritenuto, non è un virus democratico, poiché ha aggravato situazioni di fragilità nella popolazione e nelle categorie più predisposte”, come accade peraltro in tutte le condizioni di crisi che colpiscono l’umanità.
“Lo stile di vita, di produzione e di consumo di una piccola e privilegiata fascia di abitanti del pianeta sta alimentando la crisi climatica e a pagarne il prezzo sono i più poveri del mondo e saranno, oggi e in futuro, le giovani generazioni. – ha detto Elisa Bacciotti, responsabile campagne di Oxfam Italia – I dati raccolti dal 1990 alla metà degli anni ’10 ci raccontano di un modello economico non sostenibile, né dal punto di vista ambientale, né dal punto di vista economico e sociale, che alimenta la disuguaglianza soffocando il pianeta da tutti i punti di vista”.
Non è pertanto che incrementando la platea di chi consuma indiscriminatamente che si risolve il problema della povertà bensì modificando il modello di sviluppo, rendendolo compatibile con la vita del pianeta e riducendo le disuguaglianze.