Non mi sono mai chiesto quanto i ferraresi amino il loro fiume. So che una volta lo chiamavano il canalone e i giovani un po’ audaci ci facevano il bagno. Probabilmente quando le rive non erano ancora cementate. Sta di fatto che oggi quel canale soffre di una solitudine ancestrale: lungo il suo corso cittadino rari pescatori si azzardano a mettere le canne in acqua, altrettanto rari canottieri si cimentano a superare la corrente. Una darsena fa bella vista con banchine e barche, sull’omonimo viale, ma non è frequentato da anima viva. Non una festa, né una manifestazione sportiva, né una regata allietano il fiume e l’animo dei ferraresi: veramente un fiume inutile, per una città che ha la ricchezza di un fiume che l’attraversa.
Il Po di Volano nasce dal Canale Biocelli, che proviene dal Po attraverso la chiusa della Montedison e dal Canale di Burana che proviene dai territori dell’Alto ferrarese. Entrambi i canali sono portatori di carichi inquinanti, il primo dalla zona industriale, il secondo dalle zone agricole e della piccola industria e in risalita al territorio del basso modenese. Prima del ponte di San Giorgio si biforca e il braccio che va a Ostellato si chiama Po di Primaro.
Il retaggio del nostro fiume nei secoli passati non può che essere simile a tutte le altre città consimili.
“Come puzza il nostro passato” è il titolo di una recensione libraria (Repubblica 9.03.00, pag. 37) in cui si commenta il contenuto di una ricerca sulla vita in Europa nei secoli passati. ‘Le case e le strade delle città puzzavano di escrementi umani e animali, di carogne abbandonate, di mefitici fuochi, di rifiuti di macellerie, concerie, tintorie. A Londra il vento soffiava da ovest, quindi la città cresceva a occidente per sfuggire alle puzze. (…) Nel 1776 a Venezia si tentò di proibire l’allevamento dei maiali nei cortili. Ovunque i pitali venivano vuotati in strada senza badare se ci fosse qualcuno’.
Negli ultimi anni l’abbondanza e il benessere hanno completamente cambiato il modo di vivere nelle città e anche nelle campagne; abbiamo dimenticato quanto eravamo diversi ancora pochi anni fa.
Cosicché non è difficile opinare che i ferraresi nel fondo dei loro comportamenti non abbiano completamente rimosso quello che doveva essere il fiume che passava sotto le loro case nei tempi passati.
A cui si aggiunge la memoria più recente delle vicende legate alla presenza degli impianti industriali sul canale Boicelli e alla moderna agricoltura, (diserbanti e porcilaie, ecc.).
L’avventura del Po di Volano dovrebbe assumere rilevanza europea in quanto soggetta al passaggio dell’Idrovia padano-veneta, che dovrebbe collegare l’Europa, attraverso il “corridoio adriatico”, ai mercati orientali.
L’Idrovia ha una storia centenaria ma ha assunto la rilevanza attuale a partire dal 1994 quando l’Unione Europea ha approvato l’elenco dei progetti TEN, cioè le priorità delle grandi reti di trasporto, in cui le priorità italiane sono la Verona-Brennero, la Torino-Lione, la Malpensa 2000, il Corridoio Adriatico.
Con la firma del protocollo d’intesa tra il Ministero dei trasporti e della navigazione e le regioni Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Piemonte, sono stati messi a disposizione 510 miliardi di lire, di cui 200 per l’Emilia Romagna. Per il territorio di Ferrara gli interventi riguardano il bacino di Porto Garibaldi, il tronco Porto Garibaldi- Migliarino, la costruzione del bypass, la variante Migliarino – Final di Rero, la sistemazione dei ponti lungo il percorso.
Purtroppo decaduto il ministro Burlando, all’inizio degli anni 2000, non si parla più dell’Idrovia con la stessa rilevanza. C’è da sperare che il silenzio nasconda l’operosità degli amministratori nel realizzare le opere citate e che un bel giorno ci vediamo passare sotto gli occhi attoniti le navi fluvio – marittime in risalita per i porti del Nord Europa.
Non posso nascondere la mia speranza che lungo il percorso dell’Idrovia, sorgano dei percorsi “ecologici” attraverso i quali i ferraresi si recano al mare in bicicletta o in barca, si fermano nelle “oasi ecologiche” a gustare i prodotti locali e perché no a gustare il pesce di fiume: le trotelle vivaci del Boicelli, il pesce gatto sornione di Fossalta, il siluro nobile di Valpagliaro, il branzino corsaro di Massa Fiscaglia, l’anguilla fresca di Codigoro.
Spero anche che il progetto Idrovia non sia stata una burla di Burlando !