Sulla pandemia che affligge la nostra vita quotidiana ci porta un messaggio la lirica di Quasimodo, scritta nel secondo dopoguerra.
THÀNATOS ATHÀNATOS
E dovremo dunque negarti, Dio
dei tumori, Dio del fiore vivo,
e cominciare con un no all’oscura
pietra «io sono», e consentire alla morte
e su ogni tomba scrivere la sola
nostra certezza: «thànatos athànatos»
Senza un nome che ricordi i sogni
le lacrime i furori di quest’uomo
sconfitto da domande ancora aperte?
Il nostro dialogo muta; diventa
ora possibile l’assurdo. Là
oltre il fumo di nebbia, dentro gli alberi
vigila la potenza delle foglie,
Vero è il fiume che preme sulle rive
La vita non è sogno. Vero l’uomo
e il suo pianto geloso del silenzio.
Dio del silenzio, apri la solitudine.
(Salvatore Quasimodo, La vita non è sogno, Mondadori, 1949).
Commenti
“Sono liriche queste etichettate come «civili» dove il Crocifisso è la pietra di confronto del Tutto e, insieme, la domanda aperta, la provocazione, il motivo del grido che, pur nella sua sfinitezza, si tramuta in speranza di vita; non a caso al «Dio dei tumori» segue subito il «Dio del fiore vivo», Colui che sboccia di continuo e garantisce la resurrezione.”
“Dio del silenzio, apri la solitudine. Questo grido così umano, così imperioso”. Il Dio del silenzio, e dell’abbandono dell’uomo.
(tratto da: Curzia Ferrari, Dio del silenzio, apri la solitudine, Ǎncora, Milano, 2008, pag. 140).