L’insegnamento a distanza: perché un modello di insegnamento che utilizza modalità tecniche così avanzate genera tanti sospetti e diffidenze, da una chiacchierata con una giovane studentessa tedesca di una Università del Badenwuerttemberg (Germania)
Nonostante che l’insegnamento a distanza rappresenti tuttora soltanto una frazione della didattica applicata e praticata nelle università, le circostanze create dal Covid 19 richiedono di esaminare con attenzione tale modalità, attualmente osservata con sospetto.
Oltre alla domanda di come fanno gli studenti a fare fronte agli studi, senza essere presenti nelle aule, questo testo intende occuparsi del perché un modello di tale genere, che utilizza le innovazioni tecniche più avanzate, non abbia ancora convinto.
Come prima cosa occorre verificare più da vicino quali sono i presupposti per uno studio virtuale.
Le risorse necessarie per garantire l’efficienza dello studio a distanza sono distribuite fra quello che l’università e i professori sono in grado di offrire agli studenti e quello che gli studenti hanno la capacità di garantire rimanendo a casa. Entrambi, università e studenti, devono essere in grado di offrire i loro strumenti ma devono essere certi che l’altra parte abbia sempre la possibilità di accedere all’offerta.
Si comprende subito che l’argomento è abbastanza complesso.
Per affrontarlo occorre rispondere ad alcune questioni di base: cosa deve presentare un istituto scolastico agli studenti ? Sono sufficienti i testi o servono anche videoconferenze? E se si offrono videoconferenze per tutti non è che ogni studente ha comunque il diritto di comunicare con un professore anche in privato? E’ sufficiente la comunicazione via email o è inevitabile che esami e tesine vengano discusse in colloqui? Cosa può sostituire l’insegnamento in classe ?
Queste sono solo alcune domande che sorgono al momento e mettono in movimento anche la discussione su cosa è un insegnamento di alta qualità. Va bene – diranno alcuni – i professori dovranno certamente essere preparati per rispondere a questo imprevisto ma, d’altra parte, i giovani sono certamente pronti di fronte alla situazione, basta un computer e l’uso di internet.
Dopo avere parlato con alcuni amici studenti ho scoperto che la realtà non è questa perché ci sono più giovani del previsto che non hanno accesso a internet, non hanno un router efficiente o il collegamento internet non è affidabile, per via del luogo di residenza per esempio, non hanno un computer loro o non è abbastanza aggiornato per avere accesso alle piattaforme usate per le video conferenze.
Cosa fa uno studente se non ha la videocamera e il professore non lo nota fra le trenta persone che partecipano alla videoconferenza ? Le condizioni familiari, non solo economiche, pertanto sono importanti e possono creare differenze per quanto riguarda la partecipazione alle lezioni e l’uso del tempo dedicato alle lezioni già in condizioni normali. Con l’insegnamento online e i mezzi richiesti tali differenze aumentano.
Oltre alle risorse tecnologiche, che possono risultare determinanti, non si devono dimenticare le esigenze che sussistono in entrambi i lati, quello degli insegnanti e quello degli studenti, come, ad esempio, il rapporto fisico. Tanti studenti mi hanno raccontato che in questo periodo di lockdown mancasse molto a loro la comunicazione all’interno della classe. Le video conferenze non sono sufficienti a creare un clima di vicinanza e appena uno studente si scollega lo schermo diventa nero e l’università con tutte le persone si allontana.
Il rapporto fra gli studenti, particolarmente necessario all’inizio degli studi per inserirsi e orientarsi, è fortemente limitato con l’insegnamento online e la difficoltà e la insicurezza che sorgono normalmente, al momento di contattare e socializzare con i colleghi appena conosciuti sui social network, è molto più alta rispetto a quello che può avvenire tra una lezione e l’altra di fronte ad un distributore di snack.
Per altri studenti infine l’assenza dalle lezioni dirette e la lontananza dall’università riduce la motivazione per lo studio, mentre la possibilità di evitare compiti e lezioni distraendosi o semplicemente disconnettendosi può essere vista anche come una causa della mancanza di voglia di studiare.
Tanti mi raccontano che con l’insegnamento online nessuno ti chiede conto dell’impegno che fornisci, semplicemente perché manca la relazione personale e la visione d’insieme.
In particolare per quei giovani che di solito hanno grande difficoltà ad impegnarsi la situazione li rende ancora di più propensi a ridurre l’impegno, anche perché aumenta la possibilità di anonimato.
Nelle videoconferenze chi si estranea non viene notato e per il professore cresce la difficoltà ad avere una visione continua di tutti i studenti e richiamare chi si isola.
A volte mancano le competenze tecniche ai professori e quindi aumentano le difficoltà a contattare chi casomai non ha strumenti adeguati, come la videocamera o il microfono.
Questa mancanza di feedback da parte degli studenti rappresenta per i professori una delle cose che maggiormente li rende infelici e non da soddisfazione al proprio lavoro.
“Come insegnanti siamo dipendenti dal feedback degli studenti – mi hanno raccontato alcuni professori – , dall’atmosfera che comprendiamo, dai volti perplessi o dall’assenso espresso con un cenno affermativo. Tanti studenti lasciano le conferenze online da un momento all’altro e non sappiamo il perché, se è in quanto la lezione non li soddisfa oppure perché più semplicemente qualcuno ha suonato alla porta”.
Anche io, che cerco di superare la situazione nel modo migliore, mi rendo conto che devo impegnarmi con maggiore intensità per via del fatto che molte cose le devo imparare da sola senza indicazioni e direttive.
L’autodidattica e l’autoapprendimento sono competenze che si acquisiscono in tempi lunghi, con difficoltà, fatica e impegno, specialmente quando ti trovi all’inizio dello studio universitario, appena lasciata la scuola superiore.
Pertanto il sostegno e il rafforzamento di queste competenze deve essere tenuto in grande considerazione perché è la base essenziale per uno studio indipendente, come viene richiesto al momento, in assenza di un rapporto con il gruppo degli studenti e di un uditorio.
Ciò significa che lo studio online non può apparire alla fine come offerta delle lezioni su una piattaforma digitale come skype, ma richiede molto di più.
Sarà necessario percorrere una strada molto lunga per raggiungere un modello che soddisfi tutte le esigenze richieste da uno studio a distanza.
Dovremo però fare in fretta perché tale modello di studio potrebbe essere inevitabile già nel prossimo futuro.
Con l’aumento dei prezzi degli alloggi nelle città universitarie e la mancanza di abitazioni adatte per gli studenti questa modalità di proseguire e completare gli studi potrebbe essere l’unica in grado di rendere compatibile la necessità di rimanere nell’abitazione della propria famiglia e la volontà e il diritto di studiare nell’Università dei propri sogni.