Negli ultimi tempi, nell’ambito di attività connesse ai fini statutari del Garden Club di Ferrara, ho retto l’impegno di curatrice dell’allestimento di una mostra sui ‘paesaggi defilati’ ferraresi, nei locali del museo ‘Casa di Ludovico Ariosto’, con esposizione di trenta foto del noto fotografo-paesaggista Enrico Baglioni, tratte dal ricco archivio storico in suo possesso relativo alle terre della ‘Bassa’; anche quelle meno percorse da turisti ed amatori. Il fine è stato quello di dare visibilità non alle note espressioni di eccellenza della nostra provincia, ma a luoghi identitari ‘defilati’: ritengo questa una sottolineatura non poco importante.
Da anni, frequento i corsi sul paesaggio che organizza, presso la Facoltà di Biologia, il Gruppo del Giardino Storico di Padova, corsi annuali che si svolgono da gennaio a giugno su temi di interesse paesaggistico. La scelta di assistere a tali lezioni appaga mie curiosità in materia di tutela ambientale. L’anno 2019 è stato dedicato a riflessioni sui problemi connessi agli ‘affacci fluviali’ e, come ferrarese … non potevo non essere presente a tutte le relazioni previste. Il 14 marzo 2019, esattamente alle ore 16, pochi attimi prima che il Prof Francesco Vallerani, già docente dell’Ateneo veneziano, si accingesse ad introdurre i temi del valore non solo estetico degli affacci fluviali, avverte segnali del suo telefono cellulare e chiede di poter rispondere. Erano presenti alla lezione, a vario titolo, circa 70/80 persone tra giovani universitari, soci del Garden Club padovano, architetti e studiosi. Il prof. Vallerani, cessata una brevissima conversazione, ne comunica alla sala, in diretta, il contenuto: cioè, nome della località risultata vincitrice, per l’anno 2019’, nel concorso Premio Nazionale del Paesaggio indetto dal MIBACT. Stentatamente pronuncia il nome “Massenzatica“. Ma dov’è? – si chiede in silenzio la sala, non nascondendo un certo imbarazzo per la sorpresa di ignorare quel nome e quel luogo. Io che sono ferrarese (e Massenzatica è un territorio della mia provincia) sono stata lietamente sorpresa da quell’annuncio: se il premio è stato attribuito a quella località ferrarese dell’Emilia-Romagna ed è emersa tale candidatura tra 138 agguerriti concorrenti, è necessario che si approfondiscano le motivazioni di tale riconoscimento. L’imbarazzo che si coglieva tra i relatori del convegno ed i presenti in sala faceva intendere che di un luogo come Massenzatica nessuno, se non pochissimi, aveva sentito parlare. Chiaramente il Veneto è ricco di paesaggi che, con il dominio dei dogi veneziani, hanno raggiunto eccellenze paesaggistiche universalmente note, tra corsi d’acqua, splendide ville, colline, parchi di nobile rilievo storico. Mi venne chiesta una spiegazione plausibile per tanto onore concesso a un luogo sconosciuto e subito pensai, sbagliando, che fossero state premiate le famose ‘dune fossili di Massenzatica’ perché anch’io di quei luoghi è l’unica realtà che avevo visitato più volte e conoscevo per la preziosa biodiversità botanica.
Trascorsi alcuni giorni, la Presidente Nazionale del Garden Club, venuta a conoscenza del premio che riguarda Ferrara, sollecita un breve saggio per la rivista nazionale del Club che chiarisse la specificità dell’attribuzione di questo premio ed affida il compito alla sottoscritta.
É traendo notizie da siti specifici che posso realmente conoscere ed apprezzare il valore straordinario di questa assegnazione del premio: ad essere premiate non sono state le dune, come avevo erroneamente creduto, ma un territorio agricolo collettivamente condotto, un ‘Consorzio di Uomini’ che coltiva terre assegnate in forma consortile, fin dal lontano Medioevo, alle popolazioni locali. Terre, un tempo, di scarso pregio ed interesse. Questa peculiarità mi ha aperto molte e interessanti prospettive culturali, totalmente innovative. In effetti, da tempo, ai corsi padovani sul paesaggio, si insiste sulla inadeguata consapevolezza degli abitanti del pianeta, a proposito degli sconvolgimenti climatici e territoriali e delle drammatiche crisi che prospetterà il prossimo futuro, connesse all’acuirsi dei problemi economici per farvi fronte. Va da sé che i ritardi in materia sono ormai di fronte agli occhi di tutti, anche per l’assenza di seri accordi di tutele che siano adottati da un’Europa che, invece, si mostra piuttosto distratta. Un appello sempre più pressante richiede che siano salvati non solo le eccellenze paesaggistiche, ma tutti i territori da un’incuria che rischia di mietere vittime in gran numero. Dobbiamo salvare le ‘cattedrali nel deserto’, ma anche il ‘deserto’.
Così ho cominciato a ritenere l’assegnazione di questo premio un atto davvero rivoluzionario: premiare un territorio agricolo! Inaudito! Ho scritto l’articolo richiestomi per la rivista nazionale del Garden Club, che ha una distribuzione a livello nazionale, e l’ho spedito alla redazione, sottolineando l’eccezionalità che avevo chiaramente percepito; focus sui territori defilati in un periodo di sconvolgimenti climatici, quando occorre ‘tenere stretto tutto’. Com’è il caso di un territorio ben coltivato vicino al Po, il più grande corso d’acqua italiano, che –com’è ben noto- se lo si perde di vista, riprende possesso di vastissime aree territoriali, sottratte a fatica con le bonifiche, in secoli di sforzi. É davvero un’altra eccellenza: è un diverso modo di essere eccellenza, quella terra premiata grazie al Consorzio di Uomini di Massenzatica.
Succede però un fatto davvero curioso.
Spedisco alla redazione il mio breve saggio su questo tema e accludo tre fotografie dei territori agricoli coinvolti. La redazione esamina lo scritto e le tre immagini della campagna che avevo allegato al saggio, belle, ma pur tuttavia immagini non troppo seducenti per una rivista patinata che si occupa di giardini, di parchi aristocratici, di bellezza … scompaiono. La redazione decide di pubblicare il mio saggio, togliendo le foto della terra e -senza informarmi- vi piazza suggestive foto delle famose dune fossili. Mi perviene il numero della rivista e mi chiedo dove siano le foto dei territori agricoli che avevo inviato; ad essere premiato è un paesaggio agricolo, non le dune, obietto in una lettera di protesta, cui non segue risposta.
L’articolo pubblicato, così corredato sembra il parto del pensiero di una dissociata mentale, perché scrivo di terreni agricoli ma risulta corredato di sole foto delle celebri dune …; pazienza la mia protesta è arrivata, segnalando di nuovo, qualora il particolare fosse sfuggito (il sospetto è forte), l’eccezionalità del Premio 2019.
Al di là dell’emblematico episodio, vorrei sottolineare che il Garden Club di Ferrara, fin dall’inizio del 2019, aveva deciso di ‘uscire’ dalle mura della città; si è trattato di un preciso intendimento perché, come scrive Sandro Zanotto, i polesini veneziani della riva sinistra del Po, ovvero della parte veneziana, sono parte integrante non solo del territorio, ma anche della mentalità della gente che vi abita. I polesini ferraresi, sottolinea lo studioso, hanno un’altra storia. É sorta tra valli e acquitrini Ferrara e ha dato vita ad una grande civiltà rinascimentale, ma ha costruito attorno alla città un poderoso sistema difensivo di mura. Le mura avevano lo scopo di proteggere la città dal pericolo veneziano, dal pericolo delle acque del Po, ma anche dal pericolo di una popolazione che conducendo una vita miserrima rischiava di arrivare alla città e introdurre disordine. Nella cultura ferrarese ciò che sta dentro le mura è ‘nobile’, ciò che sta fuori dalle mura non lo è. Poiché il Garden Club è anche un’associazione di protezione ambientale, abbiamo deciso di uscire dalle mura della città e abbiamo cominciato percorrendo Ro Ferrarese, oggi Riva del Po, seguendo le tracce dell’opera Il mulino del Po di Riccardo Bacchelli. Ci siamo fatti aiutare a percorrere anche territori agricoli che, a volte, hanno fatto arricciare il naso a qualche socio, perché noi siamo estimatori di giardini, ma scopriamo che se luoghi apparentemente anonimi vengono raccontati (c’erano attori che ci leggevano passi dal Mulino del Po) lievitano e diventano subito straordinariamente significativi.
A giugno 2019 si è chiuso l’anno sociale a Pomposa, una nostra eccellenza, ma abbiamo chiesto a Carlo Ragazzi, il dinamico presidente del Consorzio Uomini di Massenzatica, di parlarci della loro atipica esperienza e di mostrarci i territori agricoli. Ora, dopo l’attribuzione di quel premio, non basta percorrere solo le dune fossili…
A giugno ho partecipato ad un convegno a Pisa ove, tra altri studiosi, ho incontrato il Prof. Salvatore Settis, prorettore della Normale, che vanta innumerevoli scritti sul paesaggio. A lui ho parlato del premio assegnato a Massenzatica ed ha manifestato grande interesse, giacché pensa che in quella direzione potrebbe svilupparsi l’agricoltura del futuro.
Guarda il VIDEO dell’intervento di Paola Roncarati al convegno di Monticelli (Mesola) del 9 novembre 2019.