Si sente spesso dire che Venezia è stata costruita sull’acqua, che è una città di palafitte. Questo è errato, in realtà la città è costruita su due solide isole, formatesi in età preistorica probabilmente alla foce del Brenta: l’isola della Giudecca, a sud dello sbocco, e a nord quella più grande, con il resto della città, divisa a sua volta dal Canal Grande. Il quale forse costituiva una diramazione secondaria del Brenta oppure il tratto terminale di un fiume minore. Nell’Età del Rame la laguna non aveva la forma di oggi, in età romana era meno estesa, ed ha assunto la forma attuale solo nel Medioevo, quando Venezia ha cominciato a svilupparsi. Le centinaia di migliaia di pali piantati nella laguna (per lo più ricavati da alberi del bosco del Cansiglio, appositamente coltivato dai veneziani), sono serviti soprattutto a consolidare le rive di queste isole e a sostenere le fondamenta dei palazzi più importanti, come quelli che si affacciano al Canal Grande.
Poiché la laguna è un ambiente effimero, per secoli i veneziani si sono dati un gran daffare perché conservasse quella forma. Tra l’altro hanno deviato fuori dalla laguna i fiumi Sile, Piave e Brenta. Portandoli a sfociare in mare hanno conseguito due vantaggi: evitare che i loro sedimenti interrassero la laguna e mettere le loro sabbie direttamente a disposizione del mare perché consolidasse i lidi. Ma specialmente nel secolo XIX il mare è divenuto più aggressivo, tanto che oggi una buona parte della fauna che si trova in laguna è decisamente marina.
L’attuale crisi climatica aumenta ulteriormente l’aggressività del mare. Perciò anche coloro che avevano riposto fiducia nella validità del progetto Mose, oggi cominciano ad avere dei dubbi.
In effetti quel progetto era stato ideato oltre 30 anni fa ed era basato su parametri che oggi sono cambiati e sono destinati a cambiare ulteriormente. Il Mose dovrebbe entrare in funzione quando il livello della marea supera i 110 cm al mareometro di Punta della Salute. Ma in questi 30 anni il livello medio del mare è salito di vari centimetri, e pare sia destinato ad aumentare sempre di più in futuro. E’ vero che le 78 paratoie del Mose possono lavorare anche con un livello medio del mare 60 cm più alto di quello di progetto, opponendosi a maree alte fino a 3 metri, ma se il livello marino continuerà a salire aumenterà anche la frequenza dei superamenti dei 110 cm. Negli anni della progettazione le maree superiori a 110 cm si verificavano in media 4 volte l’anno, oggi si presentano almeno 6 volte l’anno e si prevede che in futuro si presenteranno sempre più spesso, determinando una troppo frequente chiusura della laguna. Preoccupano inoltre l’aumentata forza del moto ondoso durante le mareggiate e la possibilità che le onde inducano nei filari di paratoie del Mose fenomeni di risonanza.
Perciò attendiamo di vederlo lavorare, nella speranza che funzioni, che le suddette previsioni si rivelino esagerate e che Venezia possa essere salvata almeno fino a quando non si sarà potuto inventare qualcosa di meglio. Ad esempio, sollevare tutta la città … chissà.
(immagine del Museo Delta Antico di Comacchio, la “piccola Venezia” nel Parco del Delta del Po).