Silvia Paparella: Il Petrolchimico di Ferrara tra storia e futuro.
La registrazione VIDEO e le SLIDE dell’intervento:
Buon giorno a tutti.
Vorrei innanzitutto ringraziare il CDS per l’invito e per questa splendida opportunità di essere qui oggi con voi e complimenti sinceri a tutti i docenti ma anche e soprattutto ai ragazzi che ho iniziato a sentire ma che ho incontrato anche in classe e sono stati davvero straordinari.
Ho l’onore di parlare oggi del Petrolchimico di Ferrara, una realtà a cui io, in qualche modo, sento di appartenere e a cui voglio bene poiché nasco professionalmente all’interno del Petrolchimico di Ferrara.
Non si può, dal mio punto di vista, non partire da qui.
Voi vedete l’immagine di questo signore,di questo grande, grandissimo signore che è Giulio Natta di cui si è parlato recentemente e anche l’assessore Bianchi ne ha parlato. Chi è Giulio Natta e perché partiamo da lui?
Va innanzitutto detto che è un grande della chimica italiana, pensate che è l’unico Premio Nobel per la chimica in Italia. Giulio Natta ha studiato e lavorato tra Milano e il Centro ricerche di Ferrara che oggi porta il suo nome, dove poi ha fatto una scoperta immensa e ha vinto il premio Nobel.
Qualcosa su di lui che esprime la grandiosità di questo personaggio che è così importante per la città di Ferrara ma è così importante per tutti noi e vedremo perché.
Nasce ad Imperia nei primissimi anni del 1900. Natta proveniva da una famiglia di giudici e di avvocati per cui tutti pensavano che quello sarebbe stato il suo destino e invece no, non fu così. Lui stupì tutti, soprattutto i genitori perché, finito il liceo, decise di andare a studiare ingegneria chimica al Politecnico di Milano. Quando arrivò a Milano entrò presto in un laboratorio molto prestigioso dove si studiavano cose piuttosto importanti e alla fine degli anni venti, quindi lui era giovanissimo, realizzò subito un’importante sintesi industriale: quella dell’alcol metilico. Poco tempo dopo, nel 1932, con una borsa di studio si recò a Friburgo dove lavorava Ernest Haudinger, un chimico per l’epoca molto all’avanguardia che stava facendo degli studi sui polimeri. Questa “visita” rappresenterà per Giulio Natta un importante momento che cambierà la storia della sua vita, ma anche della nostra.
Tornato in Italia Natta divenne professore e cominciò ad insegnare chimica presso il Politecnico di Milano dove si era laureato.
Alla fine della seconda guerra mondiale ci fu un altro momento importantissimo per la sua vita: conobbe Pietro Giustiniani che sarà un futuro dirigente della Montecatini, la più grande industria chimica del periodo.
Nel 1947 Natta e Giustiniani fecero un viaggio, volarono negli Stati Uniti dove scoprirono una realtà completamente diversa rispetto a quella italiana. Scoprirono laboratori, centri di ricerca composti da un numero di ricercatori elevatissimo rispetto a quanto succedeva allora (e forse anche oggi) in Italia dove comunque la ricerca era ed è in qualche modo sottovalutata.
Al ritorno, Giustiniani mise a disposizione di Giulio Natta il laboratorio più all’avanguardia quindi lo mise a coordinare il laboratorio per poter fare ricerca avanzata e ricerca applicata.
Natta era molto interessato in quel momento a Carl Zieger e alle ricerche che stava facendo questo chimico tedesco che era riuscito ad ottenere il polietilene che, come ben sapete, è un tipo di plastica.
Ma non si fermò qui. Quello fu per lui un momento di grande ispirazione, volle così replicare i risultati di Ziegler ma usando il propilene invece che l’etilene. In quel momento lui stava cambiando la storia, perché stava inventando il polipropilene.Questa nuova scoperta fu subito brevettata con il nome di Moplen e oggi questa sua invenzione rappresenta quasi ogni cosa del mondo che ci circonda, pc, telefoni, auto, e molto altro.
Giulio Natta e Carl Ziegler ricevettero, per questa importantissima scoperta, il Premio Nobel per la chimica: era iniziata l’era della plastica.
Da quella scoperta naturalmente iniziarono ad essere realizzati in Italia e in Europa dei veri e propri Poli industriali, dei Poli in cui veniva prodotta la plastica e uno di questi poli, assolutamente all’avanguardia, e non poteva che essere così visto che la scoperta era stata fatta proprio qui, è rappresentato proprio dal Polo Petrolchimico di Ferrara che nasce in quegli anni e rapidamente si sviluppa.
Oggi il Petrolchimico di Ferrara racchiude una decina di imprese molto all’avanguardia, penso a LyondellBasell, ad Eni Rewind, a Versalis, a Yara, Sapio, penso a tante realtà che oggi popolano, assieme alle loro persone, ai loro lavoratori, lo stabilimento petrolchimico.
Lo stabilimento si trova a poca distanza, a circa 4 km dal centro di Ferrara e anche questo lo caratterizza in maniera importante, perché è quasi parte integrante della città: non è isolato, è in città.
Come tutti i grossi Poli industriali, complice anche il fatto che tanti anni fa la nostra conoscenza e la nostra sensibilità ambientale relativamente a ciò che si stava facendo non era, evidentemente, quella di oggi, non poteva essere quella di oggi. Oggi le cose sono ben cambiatema che cosa è successo?E’ successo che durante le attività e durante gli anni di produzionedelle realtà industriali come quella di Ferrara, c’è stato un impatto anche ambientale sul territorio che ha lasciato delle contaminazioni, tracce di inquinamento che oggi sono soggette a bonifica.
Ferrara anche in questo caso rappresenta un’altra eccellenza per il territorio e non solo perché la bonifica del petrolchimico di Ferrara che io sento raccontare in tutte le più importanti conferenze nazionali ed internazionali è peculiare perché nasce da un accordo di programma tra le società qui insediate e le amministrazioni. Questo significa che le imprese private e le autorità pubbliche si sono sedute attorno ad un tavolo consapevoli delle proprie competenze ma anche in un clima di grande fiducia relativamente agli obiettivi comuni.
Il principale obiettivo comune è “risanare” per cui hanno siglato un accordo di programma, hanno costruito una strategia condivisa e hanno messo a punto tutte le diverse fasi che ancora oggi si stanno seguendo per e nell’ottica di risanare quelle parti di territorio risultate contaminiate.
Ovviamente l’iter è complesso e questa complessità è dovuta a due fattori in particolare. Innanzitutto le dimensioni: non ci dobbiamo dimenticare che lo stabilimento di Ferrara occupa 250 ettari di territorio. E’ vastissimo, quindi se non siete mai entrati in stabilimento dovete sapere che voi entrate poi, se avete una macchina, una bicicletta riuscite a girarlo in maniera abbastanza comoda ma se siete a piedi serve del tempo perché 250 ha non sono pochi. L’altra complessità è dovuta al fatto che nello stabilimento non c’è una sola realtà industrialequindi non c’è solo un amministratore, ma ce ne sono e ce n’erano tanti. Quindi mettere seduti attorno a un tavolo e mettere d’accordo tutti certamente non è stata un’impresa semplice, ma ci sono riusciti.
Pensate che da quando sono partite le attività di risanamento ad oggi sono state eseguiti quasi 1500 sondaggi stratigrafici, 350 sono i piezometri superficiali, quelli che impattano la falda acquifera superficiale che è sotto i nostri piedi, 100 piezometri sono quelli profondi e raggiungono profondità di 40/60 metri ed impattano la prima falda confinata.Per intenderci, nel nostro territorio ci sono sette falde, una di seguito all’altra nel sottosuolo. Quindi è stata fatta un’attività davvero immane. Le matrici ambientali sono gestite diversamente. Le matrici superficiali, cioè suolo e acque superficiali sono gestite da ogni singola società, mentre per la falda confinata si è deciso di agire in maniera collettiva e quindi è il Consorzio IFM presente nel sito petrolchimico che gestisce questo tipo di attività.
Sono già tante le aree che sono già state svincolate. Ciò significa che, nel periodo dei circa vent’anni, da quando si è iniziata la bonifica, le aree che vedete in blu sono i procedimenti conclusi, quindi è partita una Bonifica, è stato fatto un percorso e queste aree sono già state certificate come bonificate. Poi ce ne sono altre ovviamente in cui la bonifica è in corso e alcune che sono poste in sicurezza.
Questo per dire cosa, quali sono stati gli attori importanti, i più importanti, che hanno fatto sì che lo stabilimento di Ferrara rappresentasse un’eccellenza nazionale ed internazionale.
Le amministrazioni rappresentate dal Comune di Ferrara e le società coinsediate nel petrolchimico sono stati i due attori principali, che hanno garantito quel clima di fiducia quel clima necessario per costruire un percorso insieme per fare insieme questa fatica, costruendo insieme questa opportunità.
Ma non è finita qui, perché ovviamente in questo percorso sono “gemmate”, termine che rende secondo me l’idea, altre opportunità. Una di queste è sicuramente il Master in “Tecnologia, Scienze emanagement, la chimica per l’ambiente, bonifica dei siti contaminati, gestione dei rifiuti” che nasce durante le attività di bonifica del petrolchimico di Ferrara e in stretta connessione con queste nell’ambito della Università degli Studi di Ferrara, con la partecipazione di molte delle aziende qui insediate e naturalmente delle Amministrazioni.
Tanti di noi sono figli di questo Master, io stessa Io sono. Sono un geologo, sono un tecnico e qui mi sono specializzata per diventare in qualche modo un conoscitore delle materie che poi oggi ovviamente rappresentano la mia professionalità.
Ma ce ne sono altre, ce n’è almeno un’altra, perché sempre durante le attività di bonifica ambientale del petrolchimico di Ferrara nascono degli spin-off. Vi rappresento questo, Enecor, perché ne faccio parte: sono stata uno dei soci fondatori. Durante le attività alcune persone si conoscono dentro allo stabilimento e decidono di mettere insieme le proprie competenze per costituire uno spin-off che nasce a supporto delle attività ambientali del petrolchimico, uno spin-off che poi ovviamente evolve nel tempo e oggi è un’azienda a tutti gli effetti che opera sul territorio nazionale.
Qui vedetealcune delle attività più rappresentative: facciamo sondaggi presso una scuola, presso un’attività industriale, stiamo prelevando dei campioni nell’ambito di uno scavo, stiamo rimuovendo cisterne interrate, facendo chepping, alcuni campionamenti; campionamenti da una cassetta catalogatrice dove sono depositate delle carote di terreno.
Ma non è ancora finita, perché sempre nel percorso di bonifica dello stabilimento nasce un’altra eccellenza, un evento. In quegli anni il presidente di LyondellBasell Italia Giuseppe Rossi incontra l’allora presidente del polo fieristico di Ferrara, Nicola Zanrdi, e, vista tutta l’esperienza che stava maturando sul territorio, propose di fare di Ferrara un polo di eccellenza per quanto riguarda il risanamento ambientale, rappresentando qui un evento cercando di mettere insieme tutte le competenze nazionali.
Effettivamente questo fu fatto. Nacque così RemTech Expo, un bacino di 9 driver tematici che vengono sviluppati all’interno di questo contesto fieristico e congressuale che oggi è un evento internazionale riconosciuto e che chiama tutti gli anni a Settembre a Ferrara i massimi esperti mondiali di bonifiche, e quindi di rischio ambientale ma anche di rischio naturale. Come si diceva prima, e non a caso, l’ultimo driver nato in ordine cronologico e ChemTech Innovation che riguarda la chimica innovativa e sostenibile.
Questi sono alcuni dei momenti dell’exibition e dell’inaugurazione, ma soprattutto le conferenze, i momenti di formazione, i tavoli di confronto permanenti internazionali. Quest’anno sono arrivati oltre 100 buyer da tutto il mondo, dai 5 continenti, per incontrare a Ferrara le nostre aziende. Le prove di campo, le premiazioni: ci piace essere in un contesto premiale, in un contesto che premia le eccellenze e i nostri momenti di networking.
RemTech è strettamente collegato adue realtà nazionali che sono il Ministero dell’Ambiente con cui sono partite e sono in atto tantissime progettualità e ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale con il connesso sistema nazionale di protezione ambientale Snpa.
Ho pressoché terminato, ma vi voglio lasciare con questo messaggio che ci ha portato anche il direttore generale dell’ISPRA, Alessandro Bratti, durante l’incontro del 16 novembre scorso, ed è un messaggio che ho desiderato e che non potevo non rappresentarvi qui, dopo il percorso che abbiamo fatto insieme, che abbiamo appena visto.
Noi abbiamo a Ferrara tutta una serie di eccellenze e sono quelle che abbiamo visto: abbiamo un’ Università straordinaria che ha avuto un’esperienza e un ruolo incredibile in questo percorso; abbiamo società chimiche che sono ai massimi livelli e più di così al mondo non c’è; abbiamo un evento internazionale, RemTech Expo, che richiama a Ferrara esperti mondiali su questi argomenti; abbiamo ISPRA e Ministero dell’Ambiente che fanno parte del board tecnico-scientifico; abbiamo oggi agende politiche, nazionali ed internazionali, che parlano di questi argomenti tra quelli prioritari.
Allora, perché non costruiamo a Ferrara una Hub tecnologica, una Hub delle eccellenze per il risanamento ambientale, per lo sviluppo sostenibile per l’Europa.
Chiudo davvero collegandomi al tema della Innovation, riprendendo quello che diceva il collega Marinelli poco fa. Perché l’innovazione deve essere per noi un driver importante? Lo abbiamo sentito prima e semplicemente lo riprendo. Mi piace molto questa definizione di innovazione, la dimensione applicata di un’invenzione o di una scoperta, così citava l’economista austriaco Joseph Schumpeter nel 1911 e a me questa definizione sembra attualissima. L’innovazione è riferita ad un processo capace di assicurare un beneficio collettivo e questo è fondamentale. Si riallaccia perfettamente a quello che si diceva prima: è questo è il motivo per cui quando si parla di innovazione non si parla solo ed esclusivamente di innovazione tecnologica ma anche soprattutto di progresso sociale.
Grazie