In Trentino son ormai due anni che vengono destinati aiuti economici (12mila euro all’anno e fino a 14mila per chi sta oltre 800 metri e con meno di 100 abitanti) a 237 esercizi commerciali (17 bar e 220 negozi) trasformati in punti multiservizi che erogano servizi utili in aree dove spesso non ci sono più questi servizi come: vendita di beni di prima necessità (ma anche almeno 10 prodotti bio e/o per i ciliaci), giornali, prenotazione di una visita medica, ricaricare il telefonino, pagare il bollo auto, prelevare contanti, navigare in internet gratis, ritirare farmaci o documenti anagrafici e, per persone anziane o con necessità, avere la spesa a domicilio gratis. In futuro si cercherà che diventino anche uffici per la raccolta e distribuzione della posta come, peraltro, già avviene in alcune aree dell’Inghilterra e Irlanda che hanno queste prassi da 40 anni.
E’ un modo concreto per contrastare i disservizi che nascono dalla chiusura di negozi e bar nelle aree deboli lasciando i cittadini in gravi difficoltà e accentuando così lo spopolamento. L’aiuto potrebbe poi essere graduato in base alla perifericità e gravità delle singole situazioni. Da queste esperienze potrebbe poi nascere l’idea di estendere questa buona pratica a quegli esercizi nelle città che presidiano aree periferiche o “sensibili” anche nelle città e che si impegnano a svolgere funzioni “sociali”. La provincia autonoma Trentina ha stilato un regolamento di 15 servizi e chiede a questi negozi multiservizi di erogarne almeno 4 per avere il contributo. La spesa annua è d 2,2 milioni di euro.
(l’immagine è tratta da: http://www.cittadarte.emilia-romagna.it/storie/la-linea-gotica-dove-la-memoria-si-trasforma-in-speranza)