Da almeno 20 anni è in atto nei Paesi ricchi (Usa, Europa,…) e anche in Italia una crescente urbanizzazione che si concentra nelle città più dinamiche (ma anche più caotiche, inquinate e costose). Attorno a questi “poli” crescono così i lavoratori e gli abitanti. I Comuni della “cintura esterna” si avvantaggiano di questa polarizzazione, in quanto più prossimi alle città. Nell’era di internet le aziende e i fornitori preferiscono insediarsi (paradossalmente) in prossimità fisica delle aziende clienti, anche a costo di pagare maggiori costi (salari, affitti,…). Questo fenomeno fa si però che i comuni (specie se piccoli) che si trovano lontani dalle città perdono abitanti e addetti.
In Italia sono ormai 10 milioni gli abitanti di queste aree “interne” in via di spopolamento che vivono sul 60% del territorio nazionale (Appennini, Alpi,…). Un fenomeno che riguarda anche il ferrarese. Per esempio Bologna città cresce più di Ferrara che pure cresce anche come abitanti (nonostante il suo forte declino demografico) attirando abitanti dai Comuni limitrofi. Così accade anche per Comacchio, un centro di medie dimensioni lontano dalla città ma che usufruisce della vicinanza al mare e del turismo e che cresce a scapito degli altri Comuni interni del basso ferrarese.
Tra il 2002 e il 2017 il Comune di Comacchio ha visto un aumento di residenti del 9,2%, mentre quasi tutti i Comuni del Basso ferrarese hanno perso dal 10 al 15% di abitanti. Solo Lagosanto cresce con Comacchio (per via dell’ospedale). Comacchio Comune cresce anche come addetti (anche se solo dell’un per cento) dal 2008 al 2017 e conferma un ruolo di “pilone” nel basso ferrarese che era stato sminuito in anni passati dall’idea di un’area vasta al suo intorno in cui Comacchio era “uno dei tanti”. Mostra quindi una certa resilienza e di avere radici profonde in quanto la crisi post 2008 non ha incisopiù di tanto sull’occupazione locale che è rimasta stabile anche dal 2008 al 2017.
Comacchio si va configurando così come un “piccolo polo in espansione” e potrebbe in futuro avvantaggiarsi anche dall’espansione in atto del quadrilatero Milano-Bologna-Padova-Trento che è il nuovo “triangolo industriale” italiano che ha sostituito Milano-Torino-Genova. Se dovesse connettersi con i poli di Ferrara (e Ravenna) entrerebbe nel “triangolo” italiano a più forte crescita. Ferrara èinfatti potenzialmente dentro quest’area e l’arrivo (nel 2023?) della Cispadana potrebbe rafforzarla (così come Comacchio), così come i futuri attesi flussi di navigazione dalla Cina verso i porti di Ravenna e Trieste. Mancano ancora molte infrastrutture per raggiungere Comacchio e farlo decollare. Così il turismo è decollato pienamente solo per il segmento dei campeggi.
Comacchio dovrà anche guardarsi da processi in atto che possono invece indebolirla. La prima viene dal declino demografico che è più acuto di quanto avviene a Ferrara, Cento, Bologna, Milano. Nei prossimi 20 anni per esempio non mancheranno solo tanti bambini (e asili e scuole) ma vanno in pensione circa 200 persone all’anno, mentre i giovani nativi che si offrono sul mercato locale del lavoro sono solo poco più di 100. Occorre quindi saper attrarre non solo i propri (pochi) giovani ma anche quelli dei Comuni limitrofi e programmare flussi esterni legali. Poiché i flussi di prossimità non devono indebolire i Comuni vicini occorre che Comacchio cresca non a scapito delle aree interne in declino sviluppando politiche di coesione e di valorizzazione di Area vasta con una profonda rivisitazione dello sviluppo locale che dovrà essere pensato insieme. Senza questa visione il rischio è una emigrazione di giovani (di tutti i Comuni) verso poli più forti: Ferrara-Bologna-estero. Da questo punto di vista è importante programmare come Area vasta e fare investimenti aggiuntivi locali sulle scuole tecnico-professionali per portarle (con laboratori e alternanza scuola-lavoro) ad un livello di qualità elevata facendole diventare una vera e propria infrastruttura di servizio alle imprese locali che cercano queste figure. Poiché il turismo rimane una leva fondamentale occorrerà riqualificare questo segmento (con interventi di sistema e coraggiosi), rinegoziare i fondi del Consorzio Romagna (che la penalizzano) e nello stesso tempo creare quelle sinergie con la Romagna che possano inserirla in un circuito internazionale. Con Ferrara le connessioni di Area vasta sono per la cultura, le infrastrutture e l’università, per la riqualificazione del patrimonio immobiliare e per la creazione di servizi sanitari e per i bambini che diano una identità accogliente a tutta l’Area vasta. Anche il tema dell’acqua e dei servizi idraulici (che sono un elemento di qualità nazionale) possono essere forieri di sviluppo locale considerando le sfide climatiche e la siccità che colpirà mezzo mondo. Sfide imponenti che reclamano competenze e visione ampia. Lo sviluppo sarà, tuttavia possibile, se chi governa darà qualità alle Istituzioni (che vuol dire agire rigorosamente nell’interesse di medio e lungo periodo dei cittadini e non sulla base di slogan; e non rubare), se ci sarà una crescente partecipazione (anche dei corpi intermedi e dell’associazionismo) e si darà importanza alle nuove infrastrutture e all’istruzione.