La relazione di apertura di Annalisa Ferrari.
Buon pomeriggio a tutte e a tutti, sono Annalisa Ferrari, componente del Direttivo Cds e, dopo questa breve presentazione, coordinerò il tavolo di questo incontro.
Grazie per la partecipazione, grazie ai nostri ospiti e alle nostre ospiti che tra qualche momento introdurrò e grazie a chi è collegato sulla pagina di Facebook del CDS da cui stiamo trasmettendo questo incontro.
Come anticipato da Cinzia Bracci, Presidente Cds, oggi presentiamo gli atti del progetto sulla violenza economica, e lo facciamo in collaborazione con la Sezione Ferrarese del Movimento Federalista Europeo e nell’ambito della Conferenza sul Futuro dell’Europa.
Nell’evento di oggi si presenteranno gli atti di un progetto che ci ha impegnate da novembre 2020 a febbraio 2021 e che è stato organizzato in occasione delle iniziative per il 25 novembre, “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, un progetto organizzato in partnership con il Centro Antiviolenza Donna Giustizia, e declinato sulla violenza economica in una sinergia di specificità identitaria che vedono il Cds Cultura quale associazione a vocazione prevalentemente socio-economica, e il Centro Donna Giustizia, di Centro Antiviolenza a vocazione di contrasto alle violenze sulle donne.
Quindi economia e violenza: due parole evocative e simboliche che hanno dato motivo e chiave di lettura per l’approccio progettuale.
Ma l’illustrazione, in verità molto “compressa”, di tutto l’impianto che qui è compendiata negli atti, costituirà, per la verità la base di partenza, lo spunto, il volano per il vero focus di analisi e riflessioni che seguirà e che sarà attinente a: economia, parità di genere, bandi, incentivi, Europa, PNRR, donne. Un focus nel quale abbiamo coinvolto per saperi, competenze ed esperienze:
Antonia Carparelli, Docente di politiche europee alla LUMSA Roma – già economista alla Commissione Europea; Alessandro Daraio Regione Emilia-Romagna, Servizio Coordinamento delle Politiche Europee, programmazione, riordino istituzionale e sviluppo territoriale, partecipazione,
cooperazione e valutazione, collegata in video Rosanna Oliva de Conciliis, Presidente Rete per la Parità – referente di ASviS per il Goal 5, Daniele Lugli, Federalista Europeo e amico della nonviolenza e Guglielmo Michele Bernabei, Docente di Istituzioni di Diritto pubblico presso UNIFE.
Con i nostri ospiti e le nostre ospiti, parleremo dei temi che vi ho anticipato, forti però del sapere acquisito in tutto il precedente percorso progettuale e quindi, con una consapevolezza che con quel progetto abbiamo maturato e che ora sappiamo non essere più negoziabile: tutti i fattori culturali che le scienze sociali hanno ipotizzato essere precondizioni dello sviluppo economico, sono risultati effettivamente correlati con gli indicatori dello sviluppo economico.
La conferma cioè, se mai ce ne fosse stato bisogno, che la cultura è una concausa sia, dello sviluppo economico sia, quando è assente, del suo declino.
E se per cultura intendiamo: educare alla parità e al rispetto delle differenze e considerare le diversità un valore e una risorsa importante da promuovere per costruire una società libera da discriminazioni e pregiudizi, siamo ben consapevoli che nonostante alcuni traguardi raggiunti sulla carta, le leggi, i diritti riconosciuti e l’impegno di tante, noi donne dobbiamo andare oltre quel gap che ci fa restare gregarie, subalterne, ininfluenti.
“Andare oltre” vuol dire anche interrogarsi sul perché di questa situazione e fare di tutto per prenderne consapevolezza, individuare cause, individuare strumenti e agire.
Ma prima di tutto: cos’è e come si individua la violenza economica, quel tipo di violenza così poco riconoscibile ma così pervasiva, diffusa e meno eclatante di quella fisica?
E’ violenza economica:
- Compressione dei guadagni,
- sottoutilizzo delle capacità,
- mancanza di autonomia economica e finanziaria,
- allontanamenti e demansionamenti per la contemporaneità di esigenze famigliari,
- marginalizzazione del ruolo quando è gravato da stereotipi culturali,
- esclusione dai lavori in cui si guadagna di più,
- percorsi di carriera congelati,
- impossibili accessi a professioni dalla maggiore autonomia e responsabilità,
- rifiuto o una maggior richiesta di garanzie, se un’impresa gestita da donne chiede un finanziamento,
- poi scarsità, o peggio, mancanza di rappresentanza della voce delle donne nei “luoghi in cui si decide”,
- penalizzazione in termini di differenziali salariali (le donne guadagnano in Europa il 16,2% in meno degli uomini); oggi però c’è una buona notizia: è stata approvata proprio in questi giorni la legge sulla parità salariale. Un segnale importante per la parità retributiva e la piena parità nel mondo del lavoro. E’ un traguardo importante, questo, perché viene riconosciuto che solo con l’incrocio tra i due assi fondamentali, lavoro e parità di genere, è possibile uscire dalla crisi pandemica e far crescere il Paese
- ma ancora violenza economica che si unisce a quella fisica perpetrata ai danni di professioniste nell’ambito dell’esercizio del loro ruolo (mediche e tutte le operatrici sanitarie, ad esempio) e conseguente intimidazione e scarsa serenità nell’erogare prestazioni
- poi è violenza quando le riflessioni delle donne non rientrano nei parametri esistenti. Quando questo si verifica, è indice di un deficit femminile? oppure l’incapacità della donna a rientrare nei modelli esistenti è indice di una carenza della rappresentazione teorica, di una visione monca della condizione umana?
Ecco, questi sono alcuni dei motivi che hanno reso (e che rendono ancora) le donne dipendenti dagli uomini, e marginali nel mercato del lavoro (in cui occupano la stragrande maggioranza della parte medio bassa) …….
La base di partenza che ci siamo imposte è stata con un’analisi prima di tutto di carattere culturale, storica, giuridica, poi filosofica e antropologica. Prima di diventare economica.
E con noi hanno affrontato questo cammino 34 esperte ed esperti, relatrici e relatori le cui riflessioni è possibile leggerle ma anche ascoltarle dal vivo nelle registrazioni che accompagnano ogni capitolo del nostro lavoro, che abbiamo suddiviso in:
- Violenza economica: una “storia” che parte da lontano con la storica e saggista Alessandra Pescarolo che qui ha presentato il suo ultimo lavoro “Il lavoro delle donne nell’Italia contemporanea” e con l’economista Luisa Rosti Docente di Economia del Personale e di Genere Università PV.
Il tema affrontato è sulla genesi della violenza economica: nell’approfondimento storico di Alessandra Pescarolo si illustra come è nata e come si è cementata la dominanza economica maschile, e si conferma che nell’attuale presente, il “genere” dei protagonisti del mondo economico non è cambiato, né ha fatto posto a nuove presenze. Una storica e una economista che riflettono su un terreno comune: genesi e attualità di un’emarginazione che a stento viene riconosciuta come tale, ma che del risultato della quale è ormai tempo di prendere atto e agire.
- La violenza anche come risultato di un gap culturale: il peso degli stereotipi con Graziella Priulla, – Saggista, docente Università di Catania, sociologa dei processi culturali e comunicativi e formatrice sui temi della differenza di genere – che qui ha presentato il suo ultimo libro “Violate”.
Qui parliamo di violenza perpetrata dagli stereotipi e dai pregiudizi: il dominio e la violenza esercitata sulle donne si alimentano della nostra cultura androcentrica, assolutamente introiettata anche dalle donne stesse e il difficile riconoscimento della violenza ha una matrice culturale proprio nella unicità di un solo punto di vista sul mondo: l’unico punto di vista possibile, un baricentro attorno al quale tutto si è costruito e tutto ruota. L’analisi di Priulla sulle convinzioni limitanti, su stereotipi e pregiudizi, così penalizzanti nei confronti delle donne, è rivelatrice di un modo di pensare che l’educazione con cui veniamo cresciute, ne ha la massima responsabilità.
- “Imprenditorialità vs imprenditività: regole vs creatività” Qui ci avviciniamo al cuore del progetto, cominciamo a vedere i tratti più tangibili della violenza.
Ne abbiamo parlato con Jessica Morelli – Presidente di Impresa Donna di CNA Ferrara – Formatrice, imprenditrice della fotografia e della comunicazione social e web, Daniela Oliva – Presidente di IRS Istituto per la Ricerca Sociale e Direttrice dell’Area Politiche della formazione e del Lavoro e “animatrice” del network Gender Community e Angela Travagli – Assessora del Comune di Ferrara con delega al Lavoro, alle Attività produttive, al Patrimonio alle Fiere e Mercati. Abbiamo approfondito il significato delle parole del titolo: ”imprenditorialità” è quell’insieme di qualità e competenze indispensabili a creare e a far funzionare un’impresa; “imprenditività”, è intesa in senso più “largo” come capacità di sapere agire con iniziativa, oltre che con competenza imprenditoriali, le sfide che i propri progetti presentano.
Se ci si chiede se la guida femminile può fare la differenza in termini d’innovazione e di maggiore produttività, la risposta è certamente positiva: numerose indagini condotte in Italia e all’estero dimostrano che le donne imprenditrici in generale sono più innovative perché più flessibili, più multifunzionali, più attente ai welfare aziendali ma anche più legate a tradizioni ed ai saperi locali e soprattutto capaci di fare squadra e “fare reti”.
E i dati rispondono a queste riflessioni, perché le imprese italiane a conduzione femminile generano un’occupazione di 3 milioni di posti di lavoro.
Peccato non ci sia sufficiente attenzione da parte degli istituti di credito nell’erogazione di finanziamenti, e da parte di una generale fiducia delle istituzioni nella valorizzazione delle competenze e professionalità delle donne.
Credevamo di aver fatto molti progressi ma l’emergenza dovuta alla pandemia ha messo in evidenza la precarietà e fragilità del lavoro femminile.
Ma qualcosa sta cambiando, perché giusto venerdì 22, una settimana fa, su media locali, si è appreso che Ferrara sia prima in regione: 7.177 imprese femminili al 30 giugno 2021 pari al 23,2% del totale).
- Lavoro e smart working: evoluzione o involuzione?
Qui continuiamo il focus su lavoro, conciliazione e impresa: una complessa triangolazione di macigni il cui peso, e non la cui organizzazione apicale è sulle spalle delle donne.
A parlarne: Alida Castelli, dellaSegreteria Nazionale UDI, Roberta Russo Consigliera di Parità di Unife e Coordinatrice della gestione “lavoro agile” di Unife, Cristina Biancardi –Psicologa del Lavoro e delle Organizzazioni e Orietta Ruccolo –Segreteria USR CISL Emilia-Romagna con delega alle Pari Opportunità per CGIL, CISL, UIL.
La pandemia ha accelerato l’avvio dello sw che era una modalità di lavoro fino ad ora poco praticata e raramente prevista e che invece, a piena forza, è entrata nell’ambito della violenza economica, per la modalità della sua attuazione e per l’urgenza contestuale con cui è stata “erogata”: elementi critici che hanno penalizzato soprattutto le donne.
Tra le maggiori criticità, il vedere lo sw come elemento di conciliazione e la conciliazione come mero tema di interesse delle donne.
Di conseguenza diviene impellente ragionare sullo sw in termini anche di cultura.
Cultura di riequilibrio dei compiti familiari e di cura, senza dubbio, ma anche cultura organizzativa che, sempre con riferimento allo sw, deve vedere un cambio di approccio: maggior fiducia aziendale nei confronti dei lavoratori e lavoratrici interessati da tale modalità lavorativa, e accettazione da parte datoriale che si lavori in una logica di perseguimento di obiettivi, piuttosto che in termini di presenza fisica nella sede lavorativa.
- A conclusione di questi quattro focus, abbiamo organizzato un convegno, “La violenza economica sulle donne: lavoro – welfare – diritti. Analisi, riflessioni e azioni ai tempi del coronavirus” per raccogliere in maniera il più possibile plenaria, riflessioni da quante più voci possibili:
è stato presente il sindacato con Bruna Barberis e Susanna Camusso, l’istituzione locale con l’assessora Dorota Kusiak e la Regione Emilia Romagna con Marcella Zappaterra, il mondo dell’associazionismo con Debora Romano di AIDM e Vittoria Tola di UDI, il mondo accademico con Alessandro Nascosi di UNIFE, Graziella Priulla di UniCT e Luisa Rosti di UNIPV, Il mondo “europeo” con l’economista Antonia Carparelli, il mondo della Ricerca con Daniela Oliva di IRS, il mondo dell’impresa con Jessica Morelli e il mondo della formazione con la docente Eleonora Pinzuti.
Dire cos’è emerso in questa che voleva essere una presentazione “compressa”, non è facile, però un elemento credo sia importante riportarlo: da parte di tutte e di tutti è emersa la necessità che tutti gli argomenti affrontati abbiano segnato un punto di non ritorno: quello della consapevolezza della determinazione delle donne e che la loro competenza, ruolo, presenza, non debbano essere un “di cui” negoziabile, ma si impongano come base di partenza per ogni piattaforma di ripresa culturale ed economica.
Con un impianto progettuale così ricco, avremmo anche potuto fermarci qui, di “legna in cascina” ne avevamo portata a sufficienza, ma decidemmo invece di attualizzare le nostre riflessioni con un affondo nell’attualità e nel territorio e, ai focus illustrati, abbiamo decido di affiancare alcune riflessioni di esponenti dell’area vasta, utili a non perdere la visione d’insieme dello scenario globale e attuale, capirne i sentori, le esigenze e gli obiettivi.
E abbiamo coinvolto Caterina Brancaleoni – Responsabile Servizio Coordinamento Politiche Europee-Regione Emilia Romagna – che ha saputo dare importanti indicazioni su come muoversi in tema di bandi che in ottica di PNRR saranno complessi ma importanti e ricchi;
Nicoletta Tranquillo– Co-Fondatrice di Kilowatt – che ha aperto una finestra su un nuovo welfare: nuove modalità di intercettare bisogni delle famiglie contemporanee e risposte innovative e flessibili; i tre segretari confederali: Bruna Barberis per CISL, Cristiano Zagatti per CGIL e Massimo Zanirato per UIL che, qui esposto in estrema sintesi, hanno accennato sia al recentemente sottoscritto “Patto per il lavoro e per il clima”, sia all’imminente presentazione di una ricerca che IRES ha realizzato sul manifatturiero a Ferrara e infine Laura Calafà – Docente di Diritto del Lavoro, Università di Verona che ha sottolineato come alcuni concetti fondamentali che nella relazione di ascolto della politica devono obbligatoriamente entrare:
- costruire alleanze di sapere,
- imparare a decostruire i luoghi comuni compresa l’idea di lavoro che non può essere più quella degli anni ’90
- discutere di modelli e non solo di misure emergenziali.
Spero che quanto vi ho molto sommariamente illustrato possa avervi così incuriosito tanto da andare al link degli atti e leggere e soprattutto ascoltare dalla viva voce dei tanti protagonisti di questo lavoro, le riflessioni raccolte, dico spero sia così, perché non mi è rimasto più molto tempo per questa parte iniziale e invece ho premura di introdurre la parte che oggi costituisce la vera sostanza dell’incontro, basato su economia, territorio, incentivi, progetti, bandi, Europa, PNRR, donne.
E quindi apro ai contributi introducendo per prima, ma solo per un saluto, Rosanna Oliva de Conciliis, la nostra mentore, Referente per ASviS del Goal 5 sulla parità e Presidente della Rete per la parità che ricordo essere stata recentemente insignita dal Presidente Mattarella dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, con la seguente motivazione “nel 1960 vinse il ricorso presso la Corte Costituzionale contro l’esclusione delle donne dall’accesso al concorso per la carriera prefettizia”.
A chi se non a lei, chiedere un saluto veloce e il viatico di buon lavoro? E con il suo saluto e il suo augurio si chiude la prima parte di presentazione degli atti e si apre la seconda parte che parla di “azioni e progetti in chiave europea e di PNRR”.