1. Inquadramento generale
Negli ultimi anni, l’attenzione verso le aree interne e le regioni periferiche è cresciuta sia da parte dell’accademia sia del dibattito politico. In Italia, grazie alla Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI), promossa nel 2012, sono state individuate quelle aree che sono caratterizzate da un forte declino demografico di lungo periodo e dalla lontananza fisica dai principali poli che offrono servizi di interesse primario, come, ad esempio, ospedali, scuole e ferrovie. Tuttavia, occorre ricordare che le aree interne italiane sono anche contraddistinte da una ricchezza naturale e culturale significativa che le rende uniche ed attrattive allo stesso tempo. Non è un caso, dunque, che, come anche affermato dalla stessa SNAI, uno dei settori chiave identificati per lo sviluppo locale di queste aree sia proprio il turismo. Questo settore, il più duramente colpito a causa della pandemia, è una risorsa essenziale per la crescita economica, perché crea posti di lavoro e ricchezza.
Il caso delle aree interne italiane è un interessante esempio di come aree che non sono considerate delle vere e proprie destinazioni turistiche intendano investire in un processo di cambiamento e decidano di puntare sulla valorizzazione delle loro risorse naturali e culturali che sono state finora potenzialità inespresse. Per queste ragioni, il presente studio analizza le strategie delle prime aree pilota che hanno approvato i loro progetti, al fine di fornire una classificazione che tenga conto della domanda e dell’offerta turistica così come anche della tipologia di turismo in cui ciascuna area presenta dei vantaggi comparati. La Strategia Nazionale Aree Interne (SNAI), parte integrante della programmazione comunitaria e nazionale, coinvolge 72 aree intercomunali che coprono il 16,7% della superficie ed il 3,5% della popolazione nazionale. Le aree che partecipano alla SNAI interessano 1.081 Comuni, oltre il 13% dei Comuni italiani, con una popolazione media di circa 1.900 abitanti. Le aree sono composte in media da 15 Comuni, per una popolazione media totale di circa 29.000 residenti.
Si tratta di aree caratterizzate da indicatori di declino demografico, da cui discende la rarefazione dei servizi essenziali (salute, istruzione, accessibilità), e di abbandono del territorio cui si associano fenomeni di dissesto idro-geologico, degrado del paesaggio agricolo e del patrimonio edilizio. Rispetto all’intero territorio nazionale, le aree classificate come interne ospitano il 53% delle strutture ricettive ed il 49% dei posti letto, con una elevata presenza di aziende agrituristiche e residenze rurali (60% dei posti letto) e rifugi e strutture di montagna (85% dei posti letto). Il patrimonio delle Aree Interne suscettibile di valorizzazione turistica riguarda siti culturali quali scavi archeologici, borghi e pievi medievali, parchi letterari, aree protette (parchi nazionali, parchi regionali e siti della rete Natura 2000), beni e siti UNESCO – dai siti Patrimonio dell’Umanità alle Riserve Man and Biosphere (MAB) – e giacimenti enogastronomici. A queste aree è chiesto di definire una Strategia territoriale collettiva, attraverso cui migliorare l’uso delle risorse (naturali, patrimonio culturale, sapere locale), rafforzando i fattori di sviluppo locale ed aumentando in questo modo il benessere delle comunità locali al fine di invertire le dinamiche di spopolamento e riportarle al centro del rilancio del Paese. Tra queste, si ricordano: Valli Maira e Grana (Piemonte), Alta Valtellina e Valchiavennna (Lombardia), Alta Carnia (Friuli Venezia Giulia), Basso ferrarese (Emilia Romagna), Antola-Tigullio (Liguria), Casentino-Valtiberina (Toscana), Sud-Ovest Orvietano (Umbria), Appennino Basso Pesarese e Anconetano (Marche), Basso Sangro-Trigno (Abruzzo), Montagna Materana (Basilicata), Alta Irpinia (Campania), Madonie (Sicilia), Alta Marmilla (Sardegna), Matese (Molise), Bassa Valle (Valle D’Aosta).
2. Le scelte dei territori
Tra le aree che partecipano alla SNAI, praticamente tutte hanno individuato il turismo come opportunità di sviluppo, sebbene con differenti approcci e gradi di profondità, a dimostrazione delle differenti priorità e relative scelte compiute dalle comunità locali. Tra le aree dove il turismo è già parte importante dell’economia locale, alcune hanno deciso di indirizzare la Strategia verso un ulteriore rafforzamento del comparto (es. Sud Ovest Orvietano, Appennino Basso Pesarese e Anconetano, Casentino – Valtiberina, Valchiavenna, Alta Valtellina), mentre altre hanno deciso di orientarsi sul tema solo in parte (es. Bassa Valle e Alta Carnia). Altri territori con economie turistiche meno sviluppate, hanno invece deciso di inserire il turismo tra gli asset importanti per il rilancio dello sviluppo locale, in affiancamento ad altri settori prioritari, come quelli della filiera agroalimentare o di quella del legno (es. Matese, Antola – Tigullio, Montagna Materana, Basso Sangro – Trigno, Alta Irpinia). Per alcune, il turismo è effettivamente una prospettiva più marginale, ma mai al punto tale da essere completamente esclusa dalle ipotesi di sviluppo locale (es. Alta Marmilla, Valli Maira e Grana, Madonie). Un tratto comune a molte strategie è l’organizzazione di una offerta turistica eterogenea ed articolata, che unisce molti dei segmenti menzionati sotto la etichetta comune di “turismo sostenibile” o “turismo lento”. In crescita è anche la proposta di quello che oggi viene definito “turismo emozionale”, che comprende la visita a laboratori artigiani di diverso tipo (trasformazione di beni agroalimentari, artigianato del legno e del cuoio, produzione di tessuti) con coinvolgimento diretto dei visitatori nelle attività manuali. Infine, in alcuni casi (Grand Paradis in Valle d’Aosta, Spettabile Reggenza in Veneto) l’offerta intende specializzarsi sul segmento della cd. “Accessibilità”, ovvero la proposta di attività per categorie di turisti con gradi differenti di impedimento, ad esempio, dalla semplice difficoltà di una madre chiamata a spingere un passeggino su un sentiero in salita, alla presenza di disabilità gravi nei visitatori.
In generale, si possono identificare due indirizzi a cui molte strategie turistiche delle aree si richiamano: per le aree a turismo maturo – tipicamente quelle alpine, ma anche l’Area interna del Basso Ferrarese, che sfiora e si relaziona con il distretto balneare della costa emiliano-romagnola – l’obiettivo è di rinnovare il modello di offerta, puntando su nuovi segmenti o sulla destagionalizzazione dei flussi; per le aree in crescita o che si sono affacciate da poco sul mercato turistico, la SNAI è l’occasione per definire meglio gli indirizzi, e migliorare la qualità dell’offerta. Nel medio e lungo periodo, i principali risultati attesi sono migliorare gli standard delle condizioni di offerta del patrimonio locale e riposizionarsi sul mercato turistico come destinazioni più competitive, riconoscibili e di appeal per la domanda. Gli indicatori di risultato associati agli obiettivi perseguiti fanno riferimento all’aumento della domanda turistica e del numero di visitatori presso i siti di interesse naturale e culturale; alla crescita dell’occupazione, delle imprese e delle reti; alla riqualificazione dell’offerta ricettiva e alla crescita del numero dei posti letto.
Più in dettaglio, le tipologie di azioni proposte riguardano l’adeguamento e valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale, con particolare attenzione alla sentieristica (es. cammini, ciclabili, itinerari); la gestione integrata delle risorse turistiche culturali e ambientali locali attraverso imprese già esistenti o di nuova costituzione, la creazione di reti o altre forme di collaborazione tra imprese della filiera, anche con il coinvolgimento di aziende appartenenti ad altri settori; la ristrutturazione e gestione di borghi, seconde case o altri immobili di proprietà pubblica; le iniziative di comunicazione e promozione del territorio e della sua identità locale, anche attraverso l’impiego di strumenti digitali; l’organizzazione di eventi per accrescere l’attrattività del territorio e il coordinamento delle proposte esistenti attraverso un calendario unico; la formazione specifica per operatori e studenti; la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tipici e tradizionali di qualità. I settori con i quali emergono collegamenti e interdipendenze più frequenti sono: istruzione, agricoltura e trasporti, con l’intento di perseguire il miglioramento delle condizioni di accessibilità e mobilità, l’arricchimento delle competenze linguistiche e digitali degli addetti e l’aumento del consumo di prodotti agroalimentari tipici e tradizionali locali. Sotto il profilo finanziario, si tratta di interventi a valere prevalentemente sui fondi strutturali comunitari (FESR, FEASR e FSE) gestiti dalla Regione di appartenenza secondo le regole previste dai relativi strumenti di programmazione.
Alcune esperienze locali sono state particolarmente significative per lo sforzo realizzato nell’imboccare strade e soluzioni meno scontate o più complesse, per dare la migliore risposta possibile alle esigenze del territorio. Tra questi si vedano i casi di: Antola-Tigullio, Garfagnana, Matese e Montagna Materana. In particolare per la zona di Antola-Tigullio, sono stati realizzati interventi per la valorizzazione del turismo outdoor correlato alla pesca sportiva. La strategia è finalizzata a creare le condizioni per fare dell’Antola Tigullio un centro di attrazione internazionale per queste attività. Muovendo da tali presupposti, la strategia dell’area interna intende avviare con il supporto dei due parchi regionali esistenti nell’area una nuova filiera del gusto, legata alla biodiversità ambientale degli habitat di acqua dolce, e finalizzata alla valorizzazione di un prodotto che integri e caratterizzi la pratica della pesca sportiva.
Nel caso della Garfagnana, va sottolineato il recupero e la valorizzazione degli edifici di sei stazioni ferroviarie. Grazie alla strategia dell’area interna, è previsto un imponente intervento di recupero infrastrutturale e funzionale, attrezzatura e valorizzazione volto a fare di queste sei stazioni una rete di accesso per la fruizione del territorio, l’accoglienza turistica e la valorizzazione dei beni culturali e ambientali. Oltre all’intervento di ri-funzionalizzazione ed ammodernamento delle stazioni, la strategia prevede di supportare, in accordo con Trenitalia, la nascita di una rete di imprese con la missione di promuovere la linea attraverso programmi di utilizzo convenzionale (trasporto dei turisti), animazione ed eventi di valorizzazione (Treno Estate, treni storici, treno e bici).
Per quanto riguarda l’area molisana del Matese, si è proceduto alla definizione ed all’avvio di un piano di valorizzazione del sito archeologico di Altilia-Sepino. Nel Comune di Sepino (CB), è presente il sito archeologico di Altilia, un bene di proprietà statale che si caratterizza per non essere mai stato recintato e abbandonato dall’uomo, con continuità storica dai Sanniti, ai Romani, ai contadini attuali che all’interno risiedono e lavorano. Oggi il numero dei visitatori è esiguo, l’offerta ricettiva è contenuta e i flussi turistici poco consistenti. Il lavoro congiunto tra Comunità locale, Comitato Tecnico e MiBACT ha fatto emergere le potenzialità dell’area e la centralità di questo luogo simbolico per il rilancio del territorio. Per questo si è deciso di avviare un coordinamento delle strategie di tutela e valorizzazione tramite un unico ente o soggetto che coordini ed armonizzi le varie attività che sussistono o sussisteranno sul sito di Altilia. È in corso di sottoscrizione un Accordo di valorizzazione, ai sensi dell’art. 112 del D. Lgs. 22 gennaio 2004 n. 42 Codice dei Beni Culturali, tra MiBACT – Polo Museale del Molise, Regione Molise, Comune di Sepino e Comune di Spinete sulla cui base sarà redatto un Piano strategico che individuerà le linee specifiche di intervento e gestionali più promettenti per l’area.
Per l’area di Montagna Materana, è stato progettato un modello di gestione dei servizi di ricettività turistica esteso potenzialmente a tutti i Comuni rientranti nell’Area interna, da realizzare in due passaggi. Con il primo si intende incrementare il numero di posti letto da adibire a ricettività extralberghiera, attraverso contributi per l’adeguamento, la ristrutturazione, l’ammodernamento e l’arredamento di immobili privati ricadenti nei territori dei Comuni dell’area interna da adibire a case ed appartamenti per l’ospitalità diffusa. I nuovi posti letto dovranno essere collocati all’interno di unità abitative sparse nei borghi, quindi sottratte all’incuria o all’abbandono attraverso interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, e restituite a nuova vita. Con il secondo si procede a finanziare la ristrutturazione e la ri-funzionalizzazione di immobili di proprietà pubblica da adibire a sedi di reception dislocate in alcuni Comuni che avranno anche funzioni di rappresentanza e promozione della destinazione nella sua interezza.
3. Le aree interne interessante dal sisma del 2016 e 2017
L’area del cratere, individuata dal testo Coordinato del Decreto Legge 17 ottobre 2016 n. 189 e s.m.i, incrocia quattro aree – Alto Maceratese; Ascoli Piceno; Val Nerina; Monti Reatini- già selezionate dallo Stato e dalle Regioni come aree di intervento della Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI). A seguito del sisma avvenuto il 24 agosto 2016, è stato avviato un coordinamento, pur nella demarcazione dei rispettivi ambiti di azione, tra Commissario Straordinario per la Ricostruzione e Comitato Tecnico Aree Interne. E’ emersa la necessità che venisse identificata, con i parametri della SNAI, una nuova area interna nella Regione Abruzzo, denominata Alto Aterno – Gran Sasso Laga, ricompresa nel cratere. Il D.L. 189/2016 e s.m.i. ha previsto un supporto del Comitato Tecnico Aree Interne al Commissario Straordinario per la Ricostruzione sui seguenti aspetti: analisi delle potenzialità dei territori e delle singole filiere produttive; ascolto del Territorio e consultazione degli operatori economici e della cittadinanza per tenere in considerazione i bisogni emersi; co-progettazione.
Oggi, la SNAI opera in queste aree proponendo, ove necessario, un approccio semplificato, che si concentra in via prioritaria sulle esigenze più impellenti per le comunità locali. La necessità di ottenere risultati più rapidi in queste aree e di supportare il Commissario per la Ricostruzione nel suo lavoro ha portato le aree interne interessate dal sisma a circoscrivere i temi prioritari su cui la Strategia deve portare risultati importanti, che sono l’associazionismo intercomunale e l’istruzione. Allo stesso tempo, pur mantenendo la priorità sui due temi sopra indicati, la fase di ascolto degli attori rilevanti è intensa anche nell’ambito del turismo, dove gli operatori sono consapevoli dell’esigenza di costruire una mappatura della domanda e di garantire un’offerta migliore che sia in armonia con l’attività di ricostruzione. La domanda turistica, sebbene non sia sviluppata in egual maniera in tutte queste aree, rappresenta una vera e propria opportunità. La valorizzazione culturale e turistica di questi luoghi costituisce uno dei fattori per riattivare processi di sviluppo locale e per questo continua ad essere un tema cruciale, a prescindere dal piano temporale nel quale viene collocato.
4. I punti critici e gli strumenti di supporto
L’esperienza maturata accompagnando i territori in questo percorso e i momenti di confronto e riflessione organizzati dal Comitato Tecnico Aree Interne hanno consentito di mettere a fuoco alcune criticità prevalenti che le aree incontrano nel progettare lo sviluppo del turismo. In generale, si registra una elevata attenzione verso l’offerta esistente a fronte di una debolezza dell’analisi di contesto e una scarsa capacità di identificare la domanda potenziale. La visione dei beni culturali è spesso d’impianto tradizionale, con poca attenzione alla valorizzazione e all’innovazione; le aree mostrano grandi difficoltà nell’individuare e definire modelli di gestione adatti alle caratteristiche del patrimonio locale, così come nella organizzazione della governance turistica. In merito a quest’ultimo e rilevante punto, le Aree propongono la creazione di brand territoriali e la istituzione di una Destination Management Organization per territori che non sono destinazioni turistiche autonome e che non hanno forza, dimensione e massa critica per competere su un mercato globalizzato. In questo casi, si dovrebbe puntare a lavorare sull’integrazione con le destinazioni turistiche di livello regionale più prossime, studiando come innestarsi in quelle organizzazioni turistiche e rendersi visibili al loro interno.
Lo stesso sforzo di interazione, al momento ancora debole e frammentario, va realizzato nei confronti di altri settori, dai trasporti all’agricoltura, dalla formazione al socio-sanitario, ricercando connessioni utili a produrre effetti permanenti di consolidamento dello sviluppo turistico. L’oggettiva difficoltà di approcciare contemporaneamente a molti temi, ha evidenziato la necessità di mettere a disposizione delle aree e dell’assistenza tecnica locale strumenti per accompagnare il percorso di analisi delle criticità e di sviluppo della progettazione. Per questo motivo, nel corso del 2016 sono state redatte e messe on line le “Linee guida del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo”, grazie all’azione congiunta di un gruppo di lavoro costituito da Comitato Tecnico Aree Interne e MiBACT. Come già fatto da altre Amministrazioni centrali, questo strumento nasce a servizio dei territori, per guidarli nella identificazione delle loro vocazioni e soprattutto per sostenerli nel processo di riconversione o ampliamento dell’economia locale verso il comparto turistico e culturale. Il documento accompagna l’area nella definizione dei seguenti passaggi: vocazione del territorio e delle sue specificità; risultati attesi e pianificazione delle possibili azioni; modello di governance per la gestione degli interventi e lo sviluppo della strategia turistica nell’area; integrazione con altri settori; verifica di coerenza delle scelte con il quadro programmatico di contesto e indicatori di realizzazione e risultato.
Oltre all’azione diretta con i territori, la SNAI si sta impegnando anche su altri fronti per portare all’attenzione nazionale il tema delle aree interne e, nel caso specifico, del loro ruolo in ambito turistico e culturale. Una tappa fondamentale di questo processo è stata la partecipazione agli Stati Generali del Turismo di Pietrarsa (Na) e al percorso partecipato che ha portato la Direzione Generale Turismo del MiBACT alla stesura del Piano Strategico per il Turismo (PST), approvato dal Consiglio dei Ministri a Febbraio 2017. L’importanza della parte giocata dalle aree interne è riconosciuta dal PST che, insieme alle aree rurali e montane, ne riconosce il ruolo strategico per il miglioramento delle condizioni sociali ed economiche di questi territori, sostenendo parallelamente la destagionalizzazione e delocalizzazione dei flussi turistici di massa catalizzati dai principali poli dell’offerta nazionale. Il PST dedica a queste aree del Paese una specifica linea d’intervento a sostegno della strategia nazionale per i parchi, le aree protette, aree rurali e aree interne, afferente all’obiettivo generale di valorizzare in modo integrato le destinazioni turistiche emergenti. Si tratta del riconoscimento di un ruolo importante per la capacità di innescare processi di sviluppo sostenibile che vedono nella conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale e della biodiversità uno dei motori primari per il conseguimento di benessere sociale.
Sempre con lo stesso obiettivo, la SNAI partecipa al Comitato per la promozione dei Borghi italiani. Il Progetto è funzionale a quanto previsto dallo stesso Piano Strategico del Turismo 2017-22 ed è sostenuto anche da 18 Regioni, da Enit e dalle associazioni dei borghi. Altre collaborazioni sono state avviate con importanti centri di competenza nazionali, tra i quali il Touring Club Italiano (TCI) con cui è in corso la stesura di un protocollo d’intesa per la collaborazione nella attività di programmazione strategica e le attività di divulgazione e comunicazione. Le collaborazioni stanno proseguendo anche con altri istituti e centri di competenza, in particolare la Trentino School of Management e il Gran Sasso Science Institute (GSSI) de L’Aquila per rafforzare gli strumenti di diagnostica, come l’analisi della domanda turistica locale, e progettuale, ossia la gestione innovativa delle risorse culturali e turistiche.
5. Considerazioni e scenari futuri
In conclusione, l’attenzione va posta soprattutto sul tema della gestione e valorizzazione del patrimonio diffuso e sulle strategie migliori per tradurre la domanda culturale e turistica da opportunità a realtà. Vanno approfondite le caratteristiche dei diversi modelli di gestione possibili, evidenziando percorsi ed esperienze di successo e stimolando il confronto intorno ai rischi e alle opportunità con cui oggi si misurano i territori che individuano nella valorizzazione del patrimonio culturale un potenziale asset per lo sviluppo del turismo. Gli elementi più significativi riguardano:
- Il Fattore umano: è importante che nel territorio siano presenti persone motivate, in special modo giovani, che abbiano passione per la propria terra e per il proprio lavoro; è necessario coinvolgere le comunità locali nello sviluppo e nella realizzazione delle progettualità, attraverso l’attivazione di processi partecipativi dal basso e sostenere la capacità di fare sistema e mettere in rete le diverse realtà locali.
- Il Valore d’uso: uno dei valori fondamentali è poter restituire alla fruizione delle comunità locali gli spazi disponibili e non utilizzati opportunamente valorizzati, attribuendogli un nuovo valore d’uso, sostenendo la capacità di progettazione e sviluppando nuovi modelli di gestione anche attraverso l’applicazione o adattamento di modelli esistenti (es. progetti di finanza, concessioni d’uso).
- Esperienzialità: la conoscenza diretta e il coinvolgimento emotivo delle persone nelle esperienze di visita sono capisaldi del grande bisogno di esperienzialità che oggi esprime la domanda. Serve raccontare storie originali e distintive dei luoghi, far entrare in relazione abitanti e visitatori, porre nuova attenzione ai bisogni del pubblico attraverso l’attivazione di percorsi di audience development e attivare nuove economie e relazioni, non puntando solo su cultura e turismo, ma coinvolgendo anche altri settori come agricoltura e artigianato.
In prospettiva, dunque, l’avvio operativo della Federazione delle Aree Interne, ossia un coordinamento permanente tra le 72 Aree Interne coinvolte nella SNAI, permetterà di mettere in comune competenze, soluzioni e buone pratiche sviluppate nell’affrontare problemi che, a diverso grado, interessano gran parte dei territori. Dal punto di vista del turismo, la Federazione può aiutare a risolvere alcune delle criticità indicate nelle pagine precedenti, ma può anche estendersi a valutare la definizione di un prodotto “Aree Interne”, di carattere trasversale e di dimensione nazionale, e la sua capacità di affermarsi sul mercato turistico.
Bibliografia
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Organizzazione Mondiale del Turismo (2019), Tourism Barometer, 18, Madrid: UNWTO Publications.
Robinson M., Novelli M. (2005), Niche Tourism: an introduction, in Novelli M. (Ed.), Niche tourism: Contemporary issues, trends and cases, Oxford: Elsevier Butterworth-Heinemann, 1-11.
Salvatore R., Chiodo E., Fantini A. (2018), Tourism transition in peripheral rural areas: Theories, issues and strategies, Annals of Tourism Research, 68, 41-51.
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