Una recente ricerca condotta da Ires Emilia-Romagna per conto della Camera del Lavoro di Ferrara ha proposto una fotografia delle imprese che compongono il sistema industriale ferrarese, analizzando anche le principali caratteristiche dei relativi dipendenti. In questa ricerca ci si è riferiti al sistema industriale in senso ampio, comprendendo quindi, oltre alle attività manifatturiere, anche quelle che afferiscono alle costruzioni, alla fornitura di energia, alla gestione delle reti idriche e dei rifiuti. Rifacendomi comunque ai contenuti di quella ricerca, vorrei invece qui soffermarmi in particolare sulle attività manifatturiere, ovvero sulla cosiddetta industria in senso stretto. È noto come quella di Ferrara sia complessivamente una realtà provinciale a scarsa presenza industriale, soprattutto se raffrontata con aree limitrofe come quelle di Bologna e di Modena.
È una condizione le cui radici affondano nella storia: i primi insediamenti industriali sono arrivati nella provincia di Ferrara più tardi rispetto ad altri territori emiliano-romagnoli ed erano più legati alla forte vocazione agricola che l’ha sempre caratterizzata. Si trattava infatti di zuccherifici, di aziende tessili per la lavorazione della canapa o infine di officine per la riparazione e poi anche la costruzione di macchine agricole. A questi si sono aggiunti solo dopo la seconda guerra mondiale alcuni importanti insediamenti nel campo della chimica e della motoristica, in particolare la VM nel centese e la Montecatini nel capoluogo. In epoca più recente infine sono nate, soprattutto per impulso pubblico, alcune aree industriali attrezzate anche nella parte più orientale della provincia, il cosiddetto Basso Ferrarese. Quello di Ferrara rimane comunque un territorio come si diceva a scarsa densità industriale. Secondo l’ultima rilevazione di Unioncamere, al 31 dicembre 2020 le imprese del settore manifatturiero nella provincia estense erano 2.408, avendo registrato nell’ultimo anno, nonostante la pandemia e il lockdown, un calo tutto sommato contenuto: 27 imprese in meno (-1,1%). Era andata peggio nel 2019: 57 imprese manifatturiere in meno (-2,3%). Si tratta di appena il 7,8% del totale delle imprese attive in provincia, contro il 10,6% regionale e il 9,2% nazionale. Poiché nei settori non industriali è però molto forte la presenza di ditte individuali o di imprese comunque di piccolissime dimensioni, queste percentuali crescono notevolmente se si considera il numero degli addetti, che salgono al 21,4% a Ferrara, esattamente la stessa percentuale della media nazionale, mentre quella regionale è nettamente più elevata, visto che raggiunge il 27,5%.
Risultati non dissimili li otteniamo anche utilizzando un altro indicatore, cioè il rapporto tra numero degli addetti e popolazione residente. Benché questo indicatore sia condizionato dall’alta percentuale di anziani del territorio ferrarese, anche in questo caso il dato provinciale è abbastanza allineato con la media nazionale (9,5% contro 9,8%), mentre la percentuale media regionale è notevolmente più elevata: 14,2%. Una delle caratteristiche peculiari dell’insediamento industriale in provincia di Ferrara riguarda la dimensione delle imprese.
La tabella 1 mette in evidenza in cosa consista questa differenza: i lavoratori sono concentrati in misura molto maggiore nelle imprese di grandi dimensioni, con più di 250 addetti, mentre nel raggruppamento dai 50 ai 249 addetti Ferrara conta una percentuale molto inferiore sia alla media regionale sia a quella nazionale. Nel confronto con la regione è inoltre più forte la presenza di addetti nelle piccole imprese (da 0 a 9 addetti), fatto che trova conferma in un altro tipo di classificazione, quello in base alla forma giuridica (figura 1). Possiamo infatti notare come una quota maggiore delle imprese manifatturiere ferraresi (il 44,4%) siano in realtà ditte individuali, prive di dipendenti, mentre la quota delle società di capitale sia sensibilmente più ridotta sia rispetto alla media nazionale, sia soprattutto rispetto a quella regionale. Va inoltre sottolineato che questa è la situazione fotografata al 30 settembre 2020, dopo la forte riorganizzazione avvenuta nell’ultimo decennio, che ha visto anche a Ferrara una contrazione rilevante del numero delle ditte individuali (-20,0%) e delle società di persone (-35,3%) a fronte di una crescita delle società di capitale (+11,1%). Qualcosa di simile è accaduto in tutte le parti del Paese, ma in proporzioni un po’ inferiori, sia nel calo, sia nella crescita (vedi tabella 2). Dal punto di vista settoriale a ridursi sono stati soprattutto le imprese della metalmeccanica e del tessile-abbigliamento. Il settore metalmeccanico però, come anche quello alimentare, ha visto contemporaneamente la nascita di un buon numero di nuove aziende con la forma giuridica della società di capitale.
Si può quindi dedurre da questa analisi, in prima approssimazione, che pur partendo da una condizione di maggiore arretratezza e forse anche proprio in virtù di questo, il processo di riorganizzazione delle imprese dell’industria manifatturiera, che ha riguardato in generale in questi ultimi anni il nostro Paese, abbia assunto nel territorio della provincia di Ferrara proporzioni più significative che altrove.
Ad ulteriore conferma di ciò, le stime di Prometeia sul valore aggiunto prodotto dall’industria in senso stretto ci indicano una crescita importante a Ferrara nel decennio 2009-2019 (+22,5%), molto superiore a quella media nazionale, benché altrettanto inferiore a quella regionale. Ma contemporaneamente il sistema manifatturiero ferrarese ha vissuto una forte riduzione delle unità di lavoro, il ché fa sì che in termini di valore aggiunto per unità di lavoro, cioè in pratica di produttività del lavoro, si registri un vero e proprio balzo, pari addirittura al 39%, superiore anche alla media regionale. Certo, si partiva nel 2009 da un valore di quasi 13 punti percentuali inferiore a quello medio regionale, ma 10 anni dopo, grazie alla crescita registrata, questa distanza è stata quasi dimezzata (-7,6%).
Passando ora ad esaminare le caratteristiche dei lavoratori dipendenti del settore industriale, ci avvarremo essenzialmente ai dati Inps riferiti all’anno 2019. In quell’anno i lavoratori dipendenti sono stati 21.776, il 13,3% in meno rispetto al numero totale del 2009 (-3.353 in valori assoluti), a conferma di una riduzione dei dipendenti nettamente superiore sia alla media regionale (-2,4%), sia a quella nazionale (-7,8%).
Nonostante l’aumento dei tassi di occupazione femminile, fenomeno un po’ generalizzato nell’ultimo decennio, nell’industria manifatturiera verifichiamo un calo dell’incidenza del numero delle donne alle dipendenze sul totale dei lavoratori dipendenti. La percentuale della provincia di Ferrara resta comunque più bassa sia rispetto alla media nazionale, sia rispetto a quella regionale.
La composizione per fasce d’età dei lavoratori dipendenti dell’industria manifatturiera rivela una particolare concentrazione in quelle più avanzate, fenomeno presente a tutti i livelli territoriali, ma anche in questo caso più marcato in quello ferrarese. La maggior parte dei dipendenti, ben il 62%, ha infatti tra i 40 e i 59 anni. La media italiana e quella regionale sono attestate rispettivamente al 58% e al 58,3%. Nelle fasce d’età più giovani, dai 15 ai 34 anni, si colloca solamente il 21,4% dei dipendenti, mentre gli altri livelli territoriali presentano percentuali per quanto basse, comunque nettamente superiori: 24,6% a livello nazionale, 24,7% a livello emilliano-romagnolo.
La crescita della quota di lavoratori occupati a tempo parziale è un altro dei fenomeni più rilevanti avvenuti nel mercato del lavoro degli ultimi 10-15 anni. Nel settore industriale manifatturiero a Ferrara nel 2019 erano quasi 3.000 (2.849, pari al 13,2% del totale) i dipendenti che prestavano la propria opera ad orario ridotto, una percentuale inferiore rispetto a quella media nazionale (16,1%), ma un po’ superiore a quella regionale (12,4%). Percentuali rilevanti, ma comunque inferiori rispetto ad altri settori, visto che la media complessiva ferrarese vede più di un lavoratore dipendente su 3 (36,6%) lavorare con questa modalità (sono esclusi dal computo i lavoratori pubblici e quelli dell’agricoltura). Dal punto di vista settoriale, il part-time risulta diffuso soprattutto nel settore alimentare (1.160 dipendenti, pari al 45,3% del totale) e in quello dell’abbigliamento (334 dipendenti, pari al 33,7%) Il ricorso a questa tipologia di rapporto di lavoro è notoriamente molto più alto tra le donne. Nell’insieme delle attività economiche private non agricole il part-time è addirittura, nella provincia di Ferrara, la forma di lavoro prevalente tra le donne, visto che è praticato nel corso dell’anno dal 54,2% di loro. Nei settori industriali manifatturieri invece questa percentuale, per quanto alta, è molto più contenuta: 29,8%.
Nei settori dell’industria manifatturiera ferrarese risultava meno frequente, nel 2019, il ricorso a contratti a tempo indeterminato, rispetto a quanto avviene agli altri livelli territoriali. In particolare espansione risulta essere il lavoro stagionale, passato nel volgere degli ultimi 10 anni dallo 0,5% al 2,2% del totale, una percentuale doppia rispetto a quella media regionale. Tranne una piccola quota di lavoratori occupati nel settore della carta, i lavoratori stagionali dell’industria ferrarese sono tutti concentrati nel settore alimentare.
La ripartizione dei lavoratori dipendenti in base alle qualifiche professionali evidenzia alcune un’altra particolarità dell’industria manifatturiera ferrarese. La presenza di figure operaie risulta infatti particolarmente elevata, benché si tratti di quelle che nel decennio 2009-2019, così come del resto avviene anche negli altri livelli territoriali, hanno subito il calo più rilevante (-2.946 dipendenti, pari al -16,7%). Le figure impiegatizie viceversa restano percentualmente al di sotto delle medie nazionale e soprattutto regionale. Nel confronto decennale il loro peso cresce, nonostante un calo contenuto in valori assoluti (-5,6%, pari a 332 dipendenti). È un dato che lascia intravedere una maggiore arretratezza di carattere tecnologico soprattutto rispetto al resto della regione.
È significativo notare come la percentuale di qualifiche operaie sia molto inferiore tra le donne, a vantaggio soprattutto di quelle impiegatizie, non certo dei quadri e tantomeno dei dirigenti. I quadri, pur in numero molto modesto, sono l’unica figura che nel decennio considerato cresce non solo in percentuale ma anche in valori assoluti. In Emilia-Romagna invece impiegati e quadri crescono anche in valori assoluti, oltreché attestarsi su percentuali di tutto rispetto anche nel confronto con le altre regioni. Nel 2019 la retribuzione media giornaliera del lavoratore dipendente dell’industria manifatturiera ferrarese era pari a 102,5 euro, quasi il 10% in meno rispetto alla media regionale (113,2 euro) e leggermente inferiore anche alla media nazionale (104,8 euro).
Notevole la differenza esistente tra i generi: le donne percepiscono in media il 77% della retribuzione dei colleghi maschi, differenza che si mantiene elevata nonostante il parziale ridimensionamento avvenuto negli ultimi anni: nel 2009 infatti il rapporto retributivo tra i due sessi era fermo al 71,9%. Ancora più marcata, e oltretutto in via di ulteriore allargamento, la forbice retributiva in base alle qualifiche professionali. Gli operai percepiscono mediamente oltre il 30% in meno rispetto agli impiegati e appena poco più di un sesto, il 17%, della retribuzione media di un dirigente. Nel 2009 il divario entrambi questi divari erano un po’ più contenuti: 28,6% in meno rispetto agli impiegati e 18,9% della retribuzione di un dirigente.
Anche l’analisi dei caratteri dei dipendenti conferma insomma che l’industria manifatturiera ferrarese mantiene qualche elemento di particolare arretratezza soprattutto nel confronto con la media regionale che si riscontra un po’ in tutti gli aspetti considerati: dalle qualifiche, alla composizione per genere ed età, fino alle tipologie contrattuali. Le retribuzioni medie segnalano il persistere di un forte divario di genere e un allargamento della forbice, già rilevante, tra le diverse qualifiche.
La ricerca presentata nel febbraio scorso è scaricabile dal sito della Cgil di Ferrara, al seguente link: https://www.cgilfe.it/wp-content/uploads/2021/02/Manifattura-a-Ferrara-gennaio-2021-.pdf
Le slide della presentazione: https://www.cgilfe.it/wp-content/uploads/2021/02/Industria-Ferrara-17-febbraio-2021_-slide-IRES.pdf