Gli anni settanta rappresentano per la Cina un periodo molto tumultuoso, in cui l’identità politica del paese comincia a vacillare. Al tramonto della Rivoluzione Culturale, il Partito Comunista cinese è diviso ideologicamente in due fazioni: da un lato i neomaoisti come Hua Guofeng e Chen Xilian, insieme alle vecchie figure del partito quali Zhou Enlai, Zhu De mentre si contrapponeva dall’altro lato la Banda dei Quattro formata da Jiang Qing, Yao Wenyuan, Zhang Chunqiao e Wang Hongwen.
La fazione più moderata dei neomaoisti, pur non avendo rivestito ruoli di primo piano nella Rivoluzione Culturale, cerca di soluzioni concrete per il reinserimento all’interno del partito di tutte quelle figure politiche epurate dalle riforme maoiste (Weatherley, 2006). Sul fronte estremista la banda dei quattro aveva come obiettivo politico quello di proseguire l’attuazione del pensiero di Mao.
I membri della Banda dei Quattro condividevano oltre ad un background culturale comune, anche il desiderio di epurare i membri moderati del PCC. Questo gruppo si era dato l’obiettivo di controllare l’educazione intellettuale del popolo cinese, di far rispettare la disciplina nelle scuole e di rivedere il ruolo degli intellettuali nella vita politica, ma soprattutto di sottoporre ad una forte censura i media e gli strumenti propagandistici (Britannica, 2016). Ma chi sono realmente i membri di questo quartetto politico?
Jiang Qing, famosissima attrice anche prima di approdare nel teatro comunista, è la terza moglie di Mao, la mente pensante della rivoluzione culturale e della riforma comunista del teatro e delle opere d’arte (History, 2021). Yao Wenyuan è un critico letterario che ha sempre difeso gli interessi del partito e di Mao Zedong, intervenendo anche nella “campagna dei cento fiori” per criticare coloro che non appoggiavano la direzione radicale intrapresa dal Grande Timoniere. Wenyuan conquista un ruolo di primo piano nel nuovo dipartimento di propaganda (Gittings, 2006), grazie alla sua critica agli intellettuali che non condividevano l’ideologia del partito, e all’attiva partecipazione al “movimento anti destra”. Zhang Chunqiao, critico letterario originario della provincia dello Shandong, è spesso riconosciuto come colui che lanciò la Rivoluzione Culturale nel 1965. Egli assieme a Jiang Qing fu anche a capo della rivisitazione in chiave comunista delle opere teatrali (Gittings, 2005). Wang Hongwen, nato da una famiglia di contadini del Lianoning è una delle figure politiche cinesi più attive durante la Grande Rivoluzione Culturale.
Il 1973 rappresenta anni di grandi cambiamenti nelle file del Partito. Seppur la fazione moderata ottenga una vittoria in campo politico attraverso la riammissione di Deng Xiaoping al Partito con la carica di vice primo ministro, Wang Hongwen è nominato nell’agosto dello stesso anno vice presidente del partito, rivestendo una carica appena inferiore solo a Zhou e Mao (Bordone, 2006). E se da un lato Zhou cerchi in tutti modi di avvicinare la Cina all’Occidente, per migliorare la sua situazione economica, dall’altro Wang Hongwen sostiene la superiorità dello stato cinese in campo internazionale e la necessità di proseguire il cammino rivoluzionario intrapreso da Mao Zedong (MacFarquhar, 1997). E’ proprio da questa ideologia che nasce sempre nel 1973 il “movimento di critica a Lin Biao e Confucio”, volto ad attaccare in prima persona tutti coloro che avevano voltato le spalle al movimento rivoluzionario di Mao, per evitare che questi comportamenti revisionisti e controrivoluzionari potessero manifestarsi in futuro (Fanxi, 2020). Lin Biao, braccio destro del Grande Timoniere dal 1969, avrebbe dovuto succedere a Mao come leader del partito comunista cinese, ma a causa della sua campagna anti maoista, con la quale riconosceva a Mao lo stesso ruolo dello spietato primo imperatore della dinastia Qing, era stato allontanato dal partito politico. Mao aveva risposto alla provocazione, dichiarando che l’opposizione di Lin Biao avesse l’obiettivo di restaurare i valori confuciani all’interno del PCC, e di riportare la Cina verso il capitalismo (Fanxi, 2020).
La campagna condotta contro gli oppositori non era rivolta soltanto verso Lin Biao e i valori tradizionali cinesi, ma anche verso Zhou Enlai, vittima di ripetuti attacchi alla sua sfera morale. Diverse erano le accuse di revisionismo rivolte al pensiero di Zhou, convinto sostenitore della politica commerciale di apertura verso l’Occidente.
Le accuse erano veri e propri atti di molestia, con continui paragoni al duca di Zhou, figura controversa del XII secolo, che portava il suo stesso nome ed era noto per le sue insistenze volte a convincere all’imperatore sulla riammissione dei funzionari epurati (Bordone, 2006). Dal 1973 al 1975, in seguito alle dimissioni di Zhou Enlai, dovute al peggioramento del suo stato di salute, la Banda dei Quattro assume il controllo quasi assoluto sulla stampa (Alpha History, 2021). Malgrado le continue critiche di Mao nei confronti della Banda dei Quattro, essi non saranno mai estromessi dalla scena politica cinese per tutto il periodo in cui il Grande Timoniere rimarrà in vita. L’eredità di Zhou Enlai cade inizialmente su Deng Xiaoping che già dal 1975 avrebbe voluto iniziare il programma politico delle 4 modernizzazioni, consentendo quindi alla Cina di poter godere di uno sviluppo economico più florido.
E’ ancora la Banda dei Quattro a mettere i bastoni tra le ruote alle riforme volute da Deng. In un primo momento è Deng a subire la critica di Jiang Qing che definisce capitalista il suo programma politico. In seguito questa contestazione si estende ai membri del partito che volevano aprire il territorio cinese agli investimenti esteri (Bordone, 2006). Dopo la morte di Zhou Enlai, non avendo più sostenitori all’interno del partito, Deng viene nuovamente escluso da Mao, che, preoccupato dalla possibile svolta riformista, affiderà il ruolo di primo ministro a Hua Guofeng. Il funerale di Zhou Enlai pianificato inizialmente a porte chiuse, non tenendo in considerazione che il popolo cinese nutriva verso la sua figura politica causa le manifestazioni popolari di piazza Tiananmen a sostegno delle quattro modernizzazioni e della nomina di Deng alla guida del paese. Mao insieme alla banda dei quattro, promuoverà una campagna denigratoria nei confronti di Deng, fino ad accusarlo di aver fomentato la protesta cittadina. Il popolo desideroso di essere guidato da governanti inclini agli interessi generali e non personali, manifesta il suo dissenso nei confronti delle azioni di Jiang Qing e della banda dei quattro per mezzo di striscioni. Le proteste, invece di ottenere il risultato sperato, rinforzano ulteriormente il potere della banda dei Quattro i cui membri non soltanto si riservano gli incarichi più prestigiosi, ma li assegnano anche ai loro simpatizzanti. Per legittimare la loro ascesa al potere, pubblicano sulla stampa da loro controllata articoli che riconoscono Yao Wenyuan come il loro leader, al posto di Hua Guofeng, giustificando in seguito le decisioni arbitrariamente adottate (Bordone, 2006). Dopo la morte di Mao, avvenuta il 9 settembre del 1976, che era stato contrario ad intraprendere qualsiasi azione nei confronti della Banda dei Quattro, Guofeng ha finalmente l’autorità per ordinare l’arresto dei suoi membri. L’accusa ad essi rivolta è di aver tentato un colpo di stato, attraverso il possibile impiego della milizia di Shanghai per far cadere il governo Guofeng. L’era maoista giunge così al termine: dopo anni di contraddizioni e di lotte interne al partito, la Cina si ritrova a dover fare i conti con una pessima condizione economica e sociale.
Chi riuscirà ad imprimere una svolta alla Cina, per portarla verso una nuova era?
BIBLIOGRAFIA
Alpha History, 2021. The Gang of Four. [online] Chinese Revolution. Available at:
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2021].
Bordone, S. (2006). LA LOTTA PER LA SUCCESSIONE A MAO E LA FINE DEL
MAOISMO. Il Politico, 71(3 (213)), 5-39.
Britannica, 2016. Gang of Four | Chinese politicians. [online] Encyclopedia
Britannica. Available at: <https://www.britannica.com/topic/Gang-of-Four> [Accessed
30 January 2021].
Fanxi, W. (2020). Appendix 4 The ‘Criticize Lin Biao, Criticize Confucius’ Campaign
(1974). In Mao Zedong Thought, Leiden, The Netherlands: Brill.
Gittings, J., 2005. Zhang Chungiao. [online] the Guardian. Available at:
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Available at: <https://www.history.com/this-day-in-history/maos-widow-sentenced-to-
death> [Accessed 30 January 2021].
MacFarquhar R. (1997) The Politics of China: The Eras of Mao and Deng.
Cambridge : Cambridge University Press.
Weatherley, R., 2006. Politics in China since 1949. 1st ed. London: Routledge.